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Il Foglio Rassegna Stampa
30.09.2019 Processo mediatico e politicamente corretto: il caso di Brett Kavanaugh
Analisi tratta dal Times

Testata: Il Foglio
Data: 30 settembre 2019
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «In America è scomparsa la verità»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/09/2019, a pag.II con il titolo "In America è scomparsa la verità" l'analisi tratta dal Times.

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C’è un vecchio trucco tra i giornalisti poco autorevoli: pubblica un articolo diffamatorio e poi, quando viene smentito, scrivi una rettifica”, sostiene Gerard Baker sul Times: “Tutti si ricorderanno l’articolo originale ma in pochi leggeranno la rettifica. Missione compiuta”. Brett Kavanaugh, un giudice conservatore nominato da Trump alla Corta suprema lo scorso anno, è finito nuovamente sui giornali americani la scorsa settimana. Una donna aveva confessato di essere stata stuprata da Kavanaugh 35 anni prima, quando erano entrambi ragazzi, dando vita a una pesante campagna mediatica contro il giudice. Le accuse non sono mai state provate e, dopo una testimonianza concitata al Senato, il giudice è stato confermato dalla maggioranza repubblicana. Nell’ultimo anno i giornalisti hanno continuato a cercare gli scheletri nell’armadio di Kavanaugh, senza trovare nulla. Tuttavia, la scorsa settimana il New York Times ha pubblicato un articolo tratto da un libro scritto da due suoi giornalisti che accusano Kavanaugh di avere molestato una studentessa a una festa a Yale. L’accusatore è uno storico nemico di Kavanaugh ma i Democratici hanno cavalcato la polemica e sono tornati a chiedere l’impeachment per il giudice della Corte suprema. Un reporter attento di un’altra testata ha scoperto che il libro da cui era tratto l’articolo conteneva una precisazione che era stata successivamente omessa sul giornale: “La studentessa ha rifiutato di essere interrogata e gli amici dicono che non ricorda l’episodio”. Successivamente, il New York Times ha pubblicato una rettifica all’articolo specificando questo dettaglio.

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Brett Kavanaugh con Donald Trump


Questa ennesima storia di sesso, bugie e giornalismo è la prova che nell’èra di Trump i reporter non danno più grande importanza alla verità e ai fatti. Il giornalismo è essenzialmente un’attività missionaria. Se la tua missione è gettare discredito su Trump il giornalismo diventa uno strumento per farlo. Viene da sospettare che il piano del presidente sia stato quello di aizzare i media contro di lui per fargli perdere autorevolezza e credibilità. I tribunali sono diventati così importanti nella politica americana e britannica che la nomina di un giudice della Corte suprema diventa un grande strumento di potere. La battaglia dei Democratici contro Kavanaugh serve ad aizzare gli elettori in vista del voto dell’anno prossimo. Le elezioni vengono decise convincendo i propri sostenitori a partecipare in massa. Se i Democratici attraverso i media dipingono il loro paese come se fosse in mano a una cricca di stupratori autoritari, è più probabile che i loro simpatizzanti andranno a votare. Ovviamente, lo stesso tema anima anche i Repubblicani. “Secondo gli sconfitti, le elezioni del 2016 sono state determinate in larga parte dall’astuta manipolazione delle fake news da parte del Gop – conclude il Times – I democratici stanno facendo il loro meglio per assicurarsi che lo stesso avvenga anche nel 2020”.

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lettere@ilfoglio.it

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