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Il Foglio Rassegna Stampa
13.06.2019 'Una merce molto pregiata', di Jean-Claude Grumberg
Recensione di Alessandro Litta Modignani

Testata: Il Foglio
Data: 13 giugno 2019
Pagina: 3
Autore: Alessandro Litta Modignani
Titolo: «Una merce molto pregiata»
Riprendiamo dal FOGLIO del 12/06/2019, la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro "Una merce molto pregiata", di Jean-Claude Grumberg (Guanda ed.).

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Alessandro Litta Modignani

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La copertina (Guanda ed.)

Dall’atmosfera fiabesca e onirica di un bosco, ecco emergere il Male Assoluto: la tranquillità e il silenzio sono interrotti ogni giorno da un treno merci che passa e ripassa, avanti e indietro da Auschwitz. La più immane delle tragedie non riuscirà tuttavia a soffocare la speranza e la vita. Jean-Claude Grumberg (1939) autore teatrale, sceneggiatore e romanziere notissimo in Francia, riesce a coniugare magistralmente in cento pagine la sua drammatica storia famigliare – da bambino dovette assistere all’arresto del padre nel corso di una retata, e non lo rivide mai più – con un innato talento di scrittore per l’infanzia. Il romanzo, in prosa dolce e struggente, è ispirato a un episodio della Shoah realmente accaduto, sul quale si è indagato a lungo. Una famiglia con un neonato è deportata in un vagone piombato, il destino della creatura appare segnato. Approfittando di un rallentamento del treno, il piccolo fagotto viene fatto passare da una finestrella e lasciato cadere nella neve lungo la ferrovia. Meglio affidarlo al caso che a una morte certa. Una contadina intravista di passaggio forse lo raccoglierà, forse avrà pietà di lui. Forse potrà vivere. Nel romanzo, la protagonista è una povera boscaiola, attanagliata dal freddo e dalla fame, avvilita dal desiderio irrealizzato di un figlio. Il suo burbero marito non ne ha mai voluto sapere, di un’altra bocca da sfamare. La donna si aggira quotidianamente alla ricerca di qualche bacca o radice da bollire, fino a quando dal solito treno merci non vede cadere “una merce molto pregiata”: il bimbo che ha sempre desiderato. “Il treno sbuffa e avanza. Ma stavolta, passando, le risponde (…) Dapprima è spuntata dalla stretta finestrella un lembo di stoffa, brandito da una mano, una mano umana o divina, che lo lascia di colpo, e la stoffa va a depositare il suo fardello nella neve. (…) La povera boscaiola si precipita sul fagottino poi avidamente, febbrilmente, scioglie i nodi come se scartasse un regalo misterioso. A quel punto appare, che meraviglia!, l’oggetto, quell’oggetto che desiderava da tanti giorni, l’oggetto dei suoi sogni”. Il testo è uno straordinario mix di favola e dramma, un alternarsi di tenerezza e guerra, teste spaccate a colpi di scure, nascondigli, paura, morte violenta e amore puro. La lotta per la sopravvivenza della creatura assume un’intensità sempre più incalzante e vitale. Quell’esserino deve vivere. Occorre nutrirlo, fargli trangugiare qualcosa. Occorre procurarsi del latte, anche a costo di addentrarsi nei luoghi più reconditi e pericolosi. “In breve, ha raggiunto quella parte del bosco dove nessuno si avventura senza tremare né rimettere l’anima a Dio. Ai margini trova il buio perenne che regna in quella parte del bosco. Spia all’interno. L’uomo è lì? La sta vedendo? E la capra? La capra è ancora al mondo? Dà ancora latte?”. La vita e la morte conducono la loro eterna battaglia, senza esclusione di colpi, ma non senza un insopprimibile messaggio di speranza.

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