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Il Foglio Rassegna Stampa
07.05.2019 'George Eliot e la nascita dello Stato ebraico', di Elia Boccara
Recensione di Alessandro Litta Modignani

Testata: Il Foglio
Data: 07 maggio 2019
Pagina: 3
Autore: Alessandro Litta Modignani
Titolo: «'George Eliot e la nascita dello Stato ebraico'»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/05/2019, a pag. 3 la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro "George Eliot e la nascita dello Stato ebraico" (Giuntina ed.).

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Alessandro Litta Modignani

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La copertina (Giuntina ed.)

Nel bicentenario della nascita, Giuntina rende omaggio – con un’edizio - ne di gran pregio – a George Eliot (pseudonimo di Mary Anne Evans, 1819-1880) una delle maggiori scrittrici inglesi del Diciannovesimo secolo, autrice fra l’al - tro del capolavoro Daniel Deronda e straordinaria anticipatrice del sionismo. Grazie alla tempra intellettuale di Elia Boccara, classe 1931, il pubblico italiano ha ora l’opportunità di approfondire la conoscenza di un’autrice di grande carisma, dopo il capitolo dedicatole nel precedente Sionisti cristiani in Europa, uscito lo scorso anno sempre con Giuntina. Boccara ripercorre la biografia e le opere di una donna colta e anticonformista, capace di convivere more uxorio con un uomo nel bel mezzo dell’Inghilterra vittoriana, poi si concentra sull’ultimo romanzo, considerato una tappa fondamentale nel processo di risorgimento nazionale del popolo ebraico. Daniel Deronda è un romanzo-fiume che uscì a puntate nel 1876 (meritoriamente ripubblicato in Italia lo scorso anno da Fazi) ed è diviso in due parti. Nella prima, si presenta con tutti gli elementi tipici della grande letteratura romantica, e infiamma i cuori del pubblico inglese. Nella seconda parte, invece, le cose si sviluppano in modo sconcertante e imprevedibile: il protagonista, figlio adottivo, scopre le sue origini ebraiche, sposa un’ebrea e decide di trasferirsi in Palestina, con la missione di concorrere alla fondazione di uno stato nazionale, affinché anche gli ebrei abbiano un giorno il loro focolare domestico, “come gli inglesi”. Le conclusioni del romanzo suscitano profonda delusione e grande sconcerto. La Eliot è accusata di tradire, tramite i suoi personaggi, la sua cultura e il suo stesso popolo. I più benevoli distinguono fra una parte “inglese”, cioè bella, del romanzo, e una parte brutta, inverosimile e impossibile, cioè quella ebraica. Scriverà in proposito la Eliot: “In quanto alla parte ebraica di Deronda, mi aspettavo che avrebbe creato una resistenza e anche una repulsione più forti, di quelle che in realtà ha incontrato. Ma proprio perché sentivo che l’atteggiamento abituale dei cristiani nei confronti degli ebrei è – non so dire se più empio o più stupido, quando osservato alla luce dei princìpi che essi professano – ho ritenuto che fosse urgente trattare gli ebrei con tutta la simpatia e la comprensione che la mia natura e le mie conoscenze mi permettevano di esprimere”. Tappe fondamentali, nella vita della Eliot sono, da una parte, l’abbandono dell’educazione religiosa familiare e l’adesione alle teorie di Feuerbach; da un’altra parte, l’incontro con due ebrei inglesi di grande valore: George Lewes, che sarà il suo compagno per vent’anni, fino alla morte, ed Emanuel Deutsch, intellettuale e studioso al quale è ispirata, nel romanzo, la figura decisiva di Mordechai, il personaggio che indica a Deronda la missione da compiere. Ha scritto il critico K. M. Newton: “Se si chiedesse a qualcuno di votare per il lavoro letterario che ha avuto il più grande effetto sul mondo (…) allora Daniel Deronda dovrebbe essere uno dei più importanti contendenti. Un argomento potrebbe essere che, senza quel libro, lo Stato di Israele avrebbe potuto non esistere. (…) E’ forse significativo il fatto che Balfour visitò la Eliot nel 1877, un anno dopo la pubblicazione del romanzo”. Quando Hertzl incontrò il colonnello Albert Goldsmid, che dopo la lettura del libro si era convertito all’ebraismo, questi gli si presentò entusiasta con le parole. “Io sono Daniel Deronda”. Quello che ne seguì, è la storia stessa del sionismo.

 

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