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Il Foglio Rassegna Stampa
09.04.2019 Israele al voto: gli ultimi sondaggi e l'opinione delle persone
Commenti di Rolla Scolari, Mauro Zanon

Testata: Il Foglio
Data: 09 aprile 2019
Pagina: 3
Autore: Rolla Scolari - Mauro Zanon
Titolo: «Sondaggi e strategie delle elezioni in Israele (servirà la calcolatrice) - La vigilia elettorale nei mercati di Tel Aviv, dove ogni cosa parla di Bibi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/04/2019, a pag. 3 con il titolo "Sondaggi e strategie delle elezioni in Israele (servirà la calcolatrice)" l'analisi di Rolla Scolari; con il titolo "La vigilia elettorale nei mercati di Tel Aviv, dove ogni cosa parla di Bibi", il commento di Mauro Zanon.

Ecco gli articoli:

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Rolla Scolari: "Sondaggi e strategie delle elezioni in Israele (servirà la calcolatrice)"

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Rolla Scolari

Milano. Le elezioni parlamentari di oggi in Israele sono già state ridefinite da mesi un referendum su Benjamin Netanyahu. Il destino politico e l’eredità del primo ministro sono consegnati, scheda per scheda, alle urne blu, il colore, assieme al bianco, della bandiera israeliana. Negli ultimi sondaggi prima del silenzio elettorale, venerdì, la destra del premier, candidato a un quinto mandato, ha ottenuto meno seggi del partito del suo principale e più credibile rivale, il generale Benny Gantz. Il Likud – secondo le proiezioni del quotidiano Yedioth Ahronoth – ha 26 seggi contro i 30 di Kahol Lavan, Blu e Bianco (altri rilevamenti danno un testa a testa). I sondaggi però in Israele sono stati spesso smentiti dall’esito del voto, e in ogni caso il risultato delle elezioni non sarà deciso oggi. Con la chiusura dei seggi si apre un tempo di negoziati e trattative: è da sempre quasi impossibile che un solo partito ottenga la maggioranza dei 120 seggi della Knesset, il Parlamento israeliano. Il presidente incarica chi sembra avere, a urne chiuse, la maggiore probabilità di ottenere una solida coalizione. E i sondaggi consegnano al blocco di partiti e movimenti di destra ed estrema destra suoi alleati la maggioranza di 63 seggi (altri parlano di 66). L’arte di formare una coalizione dà le chiavi del potere, e Netanyahu è da decenni un artista molto abile in questa disciplina. Se riuscisse anche questa volta – malgrado una possibile incriminazione per corruzione in arrivo – a tornare alla guida del paese, in estate diventerebbe il premier più longevo di Israele, dopo il padre fondatore David Ben Gurion. Sotto la guida di Netanyahu, Israele ha conosciuto un’incredibile crescita economica e la sua amicizia con i presidenti Donald Trump e Vladimir Putin – che ha incontrato alla vigilia del voto – rafforza il sostegno della sua base. In un paese il cui elettorato è sempre più a destra, e in cui processo di pace e risoluzione del conflitto israelo-palestinese non sono temi elettorali da diversi anni, il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e le più recenti dichiarazioni a favore del riconoscimento americano della sovranità sulle alture del Golan strappate alla Siria nella guerra del 1967 hanno portato a Netanyahu l’approvazione dei suoi elettori. Ed è proprio rivolgendosi a loro che il premier ha promesso in tv nel fine settimana che, se rieletto, annetterà gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi della Cisgiordania, senza entrare nei dettagli del possibile e controverso piano. “Non evacueremo nessuna comunità né divideremo Gerusalemme”, “uno stato palestinese metterebbe a rischio la nostra esistenza”, ha detto. Il premier assesta così un colpo all’idea di soluzione a due stati, che aveva per la prima volta sostenuto nel 2009 in uno discorso all’università Bar-Ilan di Tel Aviv. Si tratta di una dichiarazione inedita da parte di Netanyahu che vuole far convergere sul Likud e non su altri partiti più radicali il suo elettorato. Allo stesso modo Netanyahu ha chiesto alla sua base di recarsi alle urne per evitare un governo di sinistra. Per il premier, la sinistra è rappresentata non più dall’indebolito Partito laburista, ma dal movimento centrista del suo principale avversario, il generale ed ex capo di stato maggiore Benny Gantz, alleato con altri due militari, Moshe Ya’alon e Gabi Ashkenazi, e con il giornalista Yair Lapid. Non è la prima volta che la politica israeliana genera un blocco alternativo al premier e dato per vincente. Nel 2015, i sondaggi avevano per diverse settimane annunciato il successo alle urne dell’Unione sionista, un’al - leanza tra i laburisti, guidati allora da Isaac Herzog, e il movimento HaTnuah, dell’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni. Oggi, Herzog e Livni sono fuori da questa partita e Netanyahu corre per un quinto mandato. Per la sinistra affaticata, la differenza la farebbe il voto arabo-israeliano, ma da anni l’afflusso alle urne del palestinesi in Israele è scarso. E’ diventato virale, in queste ore, il video di un rapper arabo, Tamer Nafar, che spinge gli arabi a non boicottare il voto: “Non significa che libereremo la Palestina, ma se serve a imprigionare Bibi, allora siamo pronti”.

 

Mauro Zanon: "La vigilia elettorale nei mercati di Tel Aviv, dove ogni cosa parla di Bibi"

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Mauro Zanon

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Tel Aviv. Ci tengono tutti a dirti che Tel Aviv è la “città che non dorme mai”, che la festa permanente è qui e non a Berlino e che se vuoi sentire lo spirito della “città bianca” devi andare assolutamente all’HaCarmel market, il mercato più grande e il più euforico di tutta Israele. E’ aperto tutti i giorni tranne venerdì perché c’è Shabbat, e quando entri dal lato di Allenby street sei subito inebriato dai mille colori delle spezie e dei dolci che troneggiano sulle bancarelle. Il mercato del Carmelo è situato a pochi passi da Florentin e Neve Tzedek, i quartieri bohemien di Tel Aviv, dove i negozi vintage si affiancano ai barber shop, ai caffè e alle birrerie artigianali, come Beer Bazaar, situata tra le stradine sinuose dell’HaCarmel market. “Qui si bevono solo birre israeliane. Ce ne sono più di cento. E’ il posto perfetto per fare una pausa dopo essersi immersi tra il caos gioioso delle bancarelle”, ci dice Adi, studentessa di Economia, che abita a Florentin e viene spesso qui con i suoi amici. Il discorso si sposta rapidamente sulle elezioni politiche. Chiediamo se è vero che l’HaCarmel market è il bastione della sinistra israeliana. “Di certo non è il feudo di Netanyahu!”, risponde sorridendo. Il leader del Labor, Avi Gabbay, ha chance vicine allo zero di essere la sorpresa dei risultati di stasera. “Sono molto delusa dalla situazione in cui versa il Labor”, dice Adi. Ma nemmeno il duo formato dall’ex capo di stato maggiore Benny Gantz e l’ex giornalista star della televisione israeliena Yair Lapid la fa sognare. “Lapid non mi convince affatto. E’ troppo narciso e troppo distaccato dalla realtà”, dice Adi, ma approva la scelta di Gantz di puntare su “Israele prima di tutto”, oltre la destra e oltre la sinistra, un po’ alla Emmanuel Macron. In una strada laterale dell’HaCarmel market, Rambam street, c’è il Beit Haamudim, uno dei bar più frequentati dai giovani locali. “Nelle strade di Tel Aviv c’è un forte desiderio di cambiamento. Fra un mese ci sarà l’Eurovision qui in Israele e vogliamo mostrare al mondo che siamo un paese aperto, dove tutti sono benvenuti, e non un paese chiuso su sé stesso”, ci dice Amos. Lui, come la maggior parte dei giovani di Florentin e Neve Tzedek, ha una visione molto manichea della situazione politica israeliana e un giudizio molto netto su chi vota Bibi. “Vogliamo progredire o regredire? Mi chiedo come si possa pensare di votare Netanyahu”. Ma c’è anche chi come Yohan, studente alla Rimon School of Music, la più importante scuola di musica contemporanea di Israele, è molto critico verso questa radicalizzazione della polarizzazione tra il leader di Kahol Lavan e l’attuale premier. “Ho sempre votato a sinistra, ma sono stanco di assistere alla narrazione secondo cui Gantz è il ‘buono’ e Netanyahu il ‘cattivo’, e secondo cui gli elettori del primo sono ‘gentili e progressisti’ e quelli del secondo ‘stupidi e ignoranti’”, dice Yohan. A sud di Tel Aviv, c’è un altro mercato all’aperto in competizione con l’HaCarmel market: è l’HaTikva, più piccolo del primo, ma altrettanto ricco di cibi di ogni tipo. I turisti si vedono di rado e la gentrificazione, qui, non è ancora arrivata. “E’ il mercato più autentico di Tel Aviv!”, ci dice un venditore. Il Suk HaTivka è il cuore del quartiere omonimo, è più vicino alle arterie cittadine Kibbutz Galuyot e Derech Hagana che al mare, ed è frequentato dalle classi popolari di Tel Aviv, che qui camminano con più tranquillità e non devono fare slalom tra i giovani e i molti curiosi che riempiono le vie del mercato concorrente. “A HaCarmel lo spazio per camminare tra una bancarella e l’altra è strettissimo. Qui, quantomeno, possiamo passeggiare in pace”, ci racconta un telavivese di HaTikva. E’ soprattutto il mercato dei mizrahi, dei russi e della piccola borghesia, l’elettorato che si è sentito tradito dal Labor e oggi non ha dubbi nel votare Netanyahu.

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