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Il Foglio Rassegna Stampa
21.01.2019 Abu Mazen, eletto per quattro anni ma dittatore da quindici
L'analisi tratta da Israel Hayom

Testata: Il Foglio
Data: 21 gennaio 2019
Pagina: 3
Autore:
Titolo: «Doveva governare quattro anni, ne ha già fatti quindici. Portando male ai palestinesi»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 21/01/2019, a pag.III con il titolo "Doveva governare quattro anni, ne ha già fatti quindici. Portando male ai palestinesi" l'analisi tratta da Israel Hayom.

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Abu Mazen

Quattordici anni fa, nel gennaio 2005, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) veniva eletto presidente dell’Autorità palestinese. Per un mandato di quattro anni.Oggi Abu Mazen sta iniziando il quindicesimo anno di quel mandato di quattro anni”, scrive Elliott Abrams. “Le elezioni del 2005 furono in effetti una pietra miliare, per i palestinesi. Yasser Arafat era morto nel novembre precedente e quelle elezioni dovevano scegliere il suo successore a capo dell’Autorità palestinese. Furono delle buone elezioni: relativamente libere e corrette, nel senso che i voti vennero contati con accuratezza e la gente poté fare campagna elettorale in competizione con quella di Abu Mazen. Vi assistettero un sacco di osservatori internazionali, tra cui un gruppo statunitense guidato dall’ex presidente Jimmy Carter e dai senatori Joseph Biden e John E. Sununu. Secondo il New York Times, Javier Solana, che allora era il “ministro” degli Esteri dell’Unione europea, dichiarò: “E’ sta - ta una giornata molto bella, un momento storico”. Abu Mazen ottenne non più del 62 per cento dei voti (si confronti questo dato con la ridicola pretesa del presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi d’aver ottenuto il 97 per cento dei voti nelle elezioni del 2018). Un suo sfidante ottenne il 20 per cento. Hamas aveva boicottato le elezioni, ma nessuno l’aveva costretta a farlo come si vide un anno dopo, quando partecipò con successo alle elezioni del 2006 per il Consiglio legislativo (“parlamento”) palestinese. Le elezioni parlamentari del 2006 sono state le ultime elezioni parlamentari che si siano tenute nei territori palestinesi, e dal 2005 non ci sono più state elezioni presidenziali. Abu Mazen non molla e continua a governare per decreto. Ora ha avviato delle macchinazioni volte, di fatto, ad eliminare del tutto il Consiglio legislativo sostituendolo con un organismo dell’Olp non elettivo. Il Consiglio legislativo palestinese è stato sciolto dalla Corte costituzionale palestinese, il cui mandato è scaduto da più di dieci anni. Quello che ha fatto Abu Mazen dalle ultime elezioni del 2006 è stato svuotare le istituzioni democratiche palestinesi.

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Non mancano le scuse, naturalmente: Hamas è troppo pericolosa e potrebbe vincere come nel 2006 (che è vero), è tutta colpa di Israele e dell’occupazione (che non è vero) e così via. Ma essenzialmente quello che sta facendo Abu Mazen è soffocare ogni opposizione al suo potere e proibire ogni dissenso. Lo scorso autunno Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto su come le autorità di Cisgiordania e Gaza sopprimono il dissenso. Il rapporto si apre con queste parole: ‘Nei 25 anni da quando i palestinesi hanno acquisito un grado di autogoverno in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, le loro autorità hanno istituito meccanismi repressivi per sopprimere il dissenso, anche attraverso l’uso della tortura. Sia l’Autorità palestinese, dominata da Fatah in Cisgiordania, che Hamas a Gaza hanno effettuato negli ultimi anni decine di arresti arbitrari tra giornalisti indipendenti, campus universitari e manifestazioni, innescati da critiche pacifiche alle autorità, in particolare sui social network. Mentre la faida tra Fatah e Hamas si aggravava nonostante i tentativi di riconciliazione, i servizi di sicurezza dell’Autorità palestinese prendevano di mira i sostenitori di Hamas, e viceversa. Facendo innanzitutto assegnamento su leggi troppo ampie che criminalizzano attività come causare conflitti settari o insultare le autorità superiori, l’Autorità palestinese e Hamas usano la detenzione per punire chi critica e per intimidire ogni forma di attivismo. Durante la detenzione, le forze di sicurezza fanno ricorso abitualmente a umiliazioni, minacce, pestaggi e costrizioni per ore in posture debilitanti e dolorose’. Solana aveva ragione, quattordici anni fa: quello fu un momento storico, nel senso che le elezioni del 2005 (e quelle parlamentari dell’anno successivo) hanno segnato il punto più alto e ineguagliato della democrazia palestinese in Cisgiordania e a Gaza. Mentre Abbas celebra il suo ennesimo anniversario al potere, coloro che avevano sperato in una evoluzione politica positiva nei territori palestinesi possono solo rammaricarsi per il modo in cui ha governato, specialmente nell’ultimo decennio. Ha messo fuori legge la politica in Cisgiordania. Con il pretesto di combattere Hamas, ha proibito qualsiasi critica al corrotto governo di Fatah e ha impedito qualsiasi dibattito sul futuro palestinese. Così come l’allora capo dell’Olp Yasser Arafat eliminò rapidamente tutte le istituzioni indipendenti non appena rientrato nei territori palestinesi nel 1994, allo stesso modo Abu Mazen, dopo la morte di Arafat nel 2004 e la sua elezione nel 2005, ha infranto le speranze che erano sorte in un futuro democratico per i palestinesi.

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