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Il Foglio Rassegna Stampa
25.09.2018 Chi era Rabbi Akiva?
Recensione di Vincenzo Pinto

Testata: Il Foglio
Data: 25 settembre 2018
Pagina: 3
Autore: Vincenzo Pinto
Titolo: «Rabbi Akiva»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 25/09/2018, a pag. 3, la recensione al libro di Barry W. Holtz "Rabbi Akiva" di Vincenzo Pinto.

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Vincenzo Pinto

La pubblicazione dei primi volumi dell’edizione italiana del Talmud ha suscitato un consenso pressoché unanime di pubblico e di critica. Quest’operazione dall’alto valore etico, culturale, religioso e filologico è stata “accompagnata” dall’apparizione di alcuni saggi di alta divulgazione scientifica a cura dell’editore torinese Bollati Boringhieri. Alla Storia del Talmud di Harry Freedman (2016) ha fatto seguito il recentissimo lavoro di Barry W. Holtz Rabbi Akiva. L’uomo saggio del Talmud. Holtz, docente di Educazione ebraica al Jewish Theological Seminary of America (una delle più importanti istituzioni ebraiche al mondo), ha tentato di ricostruire la figura di Rabbi Akiva, uno dei fondatori dell’ebraismo rabbinico (periodo tannaitico). Al di là delle oggettive difficoltà documentarie e interpretative (di cui parleremo), è importante sottolineare il ruolo storico di Akiva: rifiutandosi di ottemperare al divieto romano di insegnare la Torah, Akiva non fu solo imprigionato, ma fu ucciso e martirizzato. Il saggio di Holtz è suddiviso in sette capitoli, che ripercorrono le principali notizie della vita di Akiva. Una lunga introduzione metodologica, esaustiva e opportuna per i lettori non addetti ai lavori, spiega quali siano i Talmud e quale sia l’uso possibile dell’aneddotica rabbinica: nel caso specifico, “immaginare” una biografia di Akiva.

 

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La copertina (Bollati Boringhieri ed.)

Il capitolo iniziale inquadra il mondo ebraico dei primi secoli dell’èra volgare, durante i quali visse e agì Akiva, per cercare di spiegare come si sia passati dalla centralità del Tempio alla centralità dell’interpretazione della Torah. Il secondo capitolo tenta di ricostruire gli anni “for - mativi” del grande tanna, attraverso la versione filosofica offerta dal testo “Avot de Rabbi Natan” (“I Padri secondo Rabbi Natan”). Il terzo capitolo analizza la versione romantica delle origini di Akiva (la storia d’amore con la moglie), contenuta nei trattati talmudici di Ketubot (Contratti matrimoniali) e Nedarim (Voti). Il quarto capitolo si concentra sulla formazione di Akiva, in particolare sul rapporto coi suoi due maestri acclarati (Rabbi Joshua ben Hananiah e Rabbi Elizier ben Hyrcanus). Il quinto capitolo ci mostra Akiva attivo nel mondo rabbinico attraverso due storie: il conflitto fra Rabbi Joshua e Rabban Gamliel e il bando di Rabbi Elizier. Il sesto capitolo tenta di comprendere il significato del racconto del frutteto (o del “paradiso”), dove Akiva emerge come modello di tutti coloro che nella storia ebraica avrebbero voluto raggiungere una connessione intima e diretta (mistica) col divino. Il settimo capitolo presenta gli ultimi anni di Akiva, la sua vicinanza con Simon Bar-Kochba e il suo martirio per amore di Dio. La conclusione si concentra sull’eredità di Akiva nella millenaria vicenda dell’ebraismo rabbinico. Il grande merito del libro di Holtz è innanzitutto quello di averci proposto la complessità della storia ebraica dei primi secoli dell’èra volgare, la difficoltà (e il fascino) nell’uso delle fonti rabbiniche e l’etica (la “razionalità”) della formazione dell’apparato talmudico. Akiva non fu un organizzatore di tradizioni, ma un interprete, vissuto in un periodo fondamentale della storia ebraica. La sua rilevanza non consiste tanto nell’evenemenzialità dei documenti, quanto nella “memoria condivisa dal popolo nel corso degli anni” (p. 197). La sua grandezza rispetto agli altri maestri sta nella sua umanità, nella sua capacità di capire praticamente l’ebraismo e la sua missione storica. Oltre a un plauso al traduttore-storico Gadi Luzzatto Voghera, ci pare importante rimarcare quanto la figura di Akiva sia esemplare non solo per il caso ebraico, ma in generale per una migliore comprensione del Talmud. Un testo molto difficile, per via della struttura e dei dibattiti, ma molto affascinante perché è la storia del perenne confronto dell’uomo con la vita pratica, con il proprio prossimo e, forse, con il numinoso.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


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