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Il Foglio Rassegna Stampa
17.09.2018 Boualem Sansal: 'I nostri governi ciechi sull’islam'
L'analisi tratta da Marianne

Testata: Il Foglio
Data: 17 settembre 2018
Pagina: 5
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «'I nostri governi ciechi sull’islam'»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/09/2018, a pag. V, l'analisi 'I nostri governi ciechi sull’islam' tratta da Marianne.

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Boualem Sansal

I governanti occidentali sono colpevoli di cecità verso l’islamismo” dice lo scrittore algerino Boualem Sansal, in Francia per il suo nuovo romanzo, “Il treno di Erlingen o la metamorfosi di Dio”. “Sono sempre stato un attivista, a mio modesto livello: un insegnante, un ufficiale, ho dimostrato instancabilmente per la liberazione delle donne, la salvaguardia del Sahara, la lotta contro il fanatismo religioso. Non riesco a immaginare di fermare tutto questo. L’Algeria si trasformò in orrore, volevo raccontare questo orrore, cercare di capire da dove venisse e perché. Alcuni mi consideravano troppo pessimista, esagerato. Infine, ho pubblicato ‘2084’ nel settembre 2015, due mesi prima degli attacchi. E lì, l‘’informatore’ è diventato colui che ha annunciato il disastro”.

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Catastrofe che aveva già vissuto in Algeria… “Certo. Quello che consideravano gli europei una distopia era solo un resoconto molto reale di ciò che avevo visto nel mio paese! Un paese governato dagli islamisti, che costringeva le persone a vivere, mangiare, bere, vestirsi in un certo modo. Ho studiato molto ‘1984’, il capolavoro di Orwell. Non usa mai la parola ‘stalinismo’, eppure lo denuncia: un mondo governato dal comunismo, che deruba l’essere umano”. Crede ancora che l’islamismo sia il male principale che minaccia l’Europa? “Assolutamente. C’è, prima di tutto, un islam ragionevole, moderato, che cerca di rimandare la strada giusta attraverso la spiegazione, l’educazione: quella che chiamo ‘in giacca e cravatta’. Una forma moderna che utilizza mezzi non violenti. Poi gli islamisti che esercitano la coercizione, che vogliono riformare il popolo. E di nuovo quelli che organizzano lo stato e la società in modo tale che ogni differenza venga repressa. Alla fine, quelli che pensano che ogni lacuna sia un crimine e che meriti la morte. Gli islamisti si considerano perfetti musulmani, che applicano solo il Corano alla lettera. Quello che è successo in Algeria non ha allertato i leader occidentali. Ovviamente sono colpevoli di grande cecità. In Francia, tuttavia, avevamo la capacità di analisi storica, filosofica, sociologica, eravamo attrezzati intellettualmente per vedere tutto questo. I governanti sono anche colpevoli di ripetuti compromessi. Oggi usiamo la parola ‘sottomissione’. Ma non è cosa nuova. La Francia si è venduta in qualche modo per essere vista con simpatia dai paesi del Golfo e del Maghreb. Dal tempo di Giscard, i principi sbarcati coi loro aerei hanno preso d’assalto i palazzi parigini. Erano le Mille e una notte. Con François Mitterrand, è stato più un gioco geostrategico. Con Jacques Chirac, era il potere morbido, la conquista culturale, il Louvre di Abu Dhabi, ecc. Nessuno aveva visto niente. E quando l’islamismo radicale ha colpito, le reazioni sono state miserabili!”. Ha intenzione di lasciare il suo paese? “E’ un paese diventato molto triste, tutto è proibito, la gente ha paura. Gli islamisti stanno spingendo a deprogrammare le vacanze; concerti popolari e matrimoni all’aperto, il vino nei ristoranti, è finita. Quando esco dall’Algeria e incontro la gente nei saloni sfarzosi per parlare dei miei libri, è uno choc. Mi dico che abbandonare il mio paese sarebbe una forma di rinuncia, un modo di dire agli islamisti che hanno vinto. Le mie azioni non sarebbero coerenti e sarei molto infelice”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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