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Il Foglio Rassegna Stampa
28.07.2018 Francia: la crescita demografica che va tenuta nascosta
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 28 luglio 2018
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L'immigrazione è metà della crescita demografica della Francia? Uno studio»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/07/2018, a pag.2, con il titolo "L'immigrazione è metà della crescita demografica della Francia? Uno studio"
il commento di Giulio Meotti

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Giulio Meotti

Roma. “In Francia, interrogarsi serenamente sugli effetti dell’immigrazione resta un’impresa pericolosa. Tra il nostro passato coloniale, i traumi della Seconda guerra mondiale, la paura di fare il gioco dell’estre - ma destra, tutto si combina per farne un tabù. In termini demografici, tuttavia, la verità è semplice da affermare: l’immigrazione gioca un ruolo importante”. Si apre così l’in - chiesta del settimanale l’Express. Perché la Francia? Per due motivi, essenzialmente. E’ il paese con la più antica, importante e consolidata esperienza di immigrazione. E perché è il paese che cresce di più demograficamente in Europa, assieme al Regno Unito. “Tutti gli indicatori convergono”, spiega l’Express. “Dal 1960 al 2011, l’immigrazione ha aumentato la popolazione residente in Francia di circa 9,7 milioni di persone (15,4 per cento del totale). Il numero di nascite è aumentato del 27 per cento”. Le cifre sono state calcolate da Michèle Tribalat, un demografo la cui serietà professionale non è mai stata contestata. “Secondo i miei calcoli, metà della nostra crescita della popolazione in cinquanta anni è dovuta al declino della mortalità, ma l’altra metà è rappresentata dall’immigrazione”, conferma Hervé Le Bras, uno dei colleghi con cui Tribalat spesso si è diviso sulla scena francese. E per evidenziare il drammatico aumento delle nascite di bambini con almeno un genitore straniero arriva un numero sull’apporto dell’immigrazione al numero totale delle nascite: “Si è passati dal 15 per cento del totale (nel 2000) al 24 per cento (nel 2016). Nel 2014, il 40 per cento dei neonati aveva almeno un nonno immigrato”. François Hé- ran, importante direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Studi Demografici, al Monde ricorda invece che “parlare di immigrati di seconda o terza generazione è una contraddizione in termini. Non migrano più, sono francesi”. Spiega l’Express: “Alcuni relativizzano, ricordando che la Francia è tradizionalmente un paese di immigrazione. Hanno ragione e torto. La ragione è che il nostro paese ha accolto gli stranieri in modo significativo per circa centocinquant’anni. Sbagliato, perché questo movimento ha segnato una grande rottura con i quindici secoli che lo hanno preceduto. Tra la caduta dell’Impero Romano e la metà del XIX secolo, la base della popolazione francese è rimasta, in effetti, sorprendentemente stabile”. In vent’anni, la popolazione musulmana francese si suppone sia aumentata del 25 per cento secondo le stime più basse, del cinquanta per cento per le stime mediane, del cento per cento se si confrontano le cifre Ined e del governo dal 1997 al 2014, passando da tre a sei milioni. E’ due, tre, sei volte la crescita media della popolazione francese. L’Insee pubblica le cifre per lo stato civile relativo ai nomi assegnati ai bambini nati dal 1900. A Seine-Saint-Denis, il 42,9 per cento sono nomi musulmani, nella Val-de-Marne il 26,3, il 23,5 nel Rodano, il 20 nel Bouches-du-Rhône, il 19 nell’Hérault e il 17,1 a Parigi. Numeri relativi, considerando la difficoltà di stabilire quanti siano i clandestini. A Seine-Saint-Denis, coi suoi 1,6 milioni di abitanti, secondo un rapporto parlamentare appena uscito e reso noto dal Figaro, fra l’ot - to e il venti per cento degli abitanti sono immigrati clandestini (potrebbero essere fino 400 mila). Un fenomeno storico tanto più impressionante in quanto appare difficile persino da quantificare.

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