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Il Foglio Rassegna Stampa
26.04.2018 Indossare la kippah per affermare la libertà
Un gesto che tutti dovrebbero fare

Testata: Il Foglio
Data: 26 aprile 2018
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «La kippah, l’Europa e la libertà»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 26/04/2018, a pag. 3, l'editoriale "La kippah, l’Europa e la libertà".

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Chiamatela kippah, zuccotto, papalina o yarmulke. Chiamatela come vi pare ma non mettetevela in testa. Almeno non per strada e soprattutto non nelle grandi città tedesche. Questo l’invito del presidente del Consiglio centrale degli ebrei di Germania, Josef Schuster, dopo l’ennesimo atto di violenza antisemita a Berlino. Un appello improntato a un amaro realismo: la maggior parte degli ebrei europei non gira con la kippah, indossata invece per le funzioni religiose. Eppure non ci sarebbe nulla di male. Chi porta un crocifisso al collo, chi si mette un caffetano, chi un velo islamico, in Europa milioni di persone ostentano serenamente la loro appartenenza religiosa. Gli ebrei non lo possono fare. Peggio ancora, se abitano in un quartiere a forte presenza islamica, è meglio se celano la propria fede. La misura di precauzione è resa necessaria dalle recenti botte in due scuole berlinesi prima a un tredicenne e poi a una bambina di sette anni. La soluzione avanzata da Schuster non piace a tutti: alcuni rabbini europei hanno detto che loro a girare a capo scoperto non ci pensano nemmeno, e che l’invito ad altri ebrei a celare la propria identità equivale a fare il gioco degli antisemiti. Il dibattito all’interno della comunità ebraica è aperto. Il punto però è un altro: non si può demandare a una minoranza di cittadini inermi la decisione su quale sia la migliore strategia per affrontare un problema grave e urgente di ordine pubblico, per di più in un tempo come questo, con i flussi migratori che impongono regole di convivenza chiare e precise. I fatti di Germania e i molto più gravi attacchi antisemiti in Francia, dal caso Ilan Halimi al brutale omicidio dell’85enne Mireille Knoll, ci dicono due cose: che è stato perso troppo tempo e che non è sempre colpa dello Stato islamico. Il vecchio continente è di nuovo ammalato di antisemitismo, lo dicono i dati e i report degli assalti e quelli sul desiderio, appena possibile, di trasferirsi in Israele (come il governo israeliano invita a fare). Molti leader europei stanno usando parole dure di condanna (altri molto meno: basta vedere la sinistra britannica che brutto spettacolo ha messo in piedi), ma è necessario adottare misure più decise: lasciare che ci si nasconda per proteggersi, ecco questa è la negazione degli ideali universali che ha l’Europa.

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lettere@ilfoglio.it

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