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Il Foglio Rassegna Stampa
13.04.2018 'Mia nonna Mireille Knoll è stata uccisa a Parigi, io sono comandante in Israele'
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 13 aprile 2018
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «'Mia nonna Mireille Knoll è stata uccisa a Parigi, io sono comandante in Israele'»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 13/04/2018, a pag.2, con il titolo "Mia nonna Mireille Knoll è stata uccisa a Parigi, io sono comandante in Israele" il commento di Giulio Meotti.

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Giulio Meotti

Roma. “Ma mère a été égorgée”. Mia madre è stata sgozzata. Con queste parole terribili, rivolte alle telecamere di France 2, i figli di Mireille Knoll hanno confessato come è stata assassinata a Parigi due settimane fa l’anziana ebrea sopravvissuta alle retate naziste. E il Monde racconta gli ultimi giorni di questa pensionata costretta dal Parkinson a muoversi su una sedia a rotelle. Tutti conoscevano uno dei suoi due carnefici, Yacine M. La madre di Yacine venne a far visita a Mireille per supplicarne l’aiuto e ritirare una denuncia ai danni del figlio. Mireille scrisse al giudice per intercedere a nome del ragazzo che, un giorno, l’avrebbe uccisa soltanto perché ebrea. Ci vivono altri ebrei in quel palazzo.

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Mireille Knoll

Al quinto piano c’è Felix Jastreb, che guida l’associazione dei 1.642 bambini ebrei deportati nell’undicesimo arrondissement. Gli ebrei dialogavano molto con i musulmani locali. Ma ogni settimana, il presidente della sinagoga di rue de la Roquette, Serge Benaïm, vedeva le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza installate di fronte al palazzo, le scritte contro gli ebrei che dovevano essere cancellate sempre più spesso. La polizia quel giorno scopre Mireille a letto, il corpo carbonizzato e undici coltellate. “Non c’è traccia di difesa” dice la polizia. Yacine ha strangolato Mireille per quindici secondi prima di darle fuoco gridando “Allahu Akbar”. Mentre le fiamme stavano ancora devastando l’appar - tamento della Knoll, Yacine e il suo compagno di classe Alex erano già scesi a bere qualcosa all’Avenue Café all’angolo. La nipote di Mireille, Keren Brosh, ieri ha scritto su Yedioth Ahronoth, il più importante quotidiano israeliano, un lungo articolo per ricordare la nonna e raccontare la propria storia. “Quando vivevamo in Francia, con nonna Mireille camminavamo ai Giardini del Lussemburgo, compravamo un gelato – con la panna montata, poiché questo è l’unico modo per mangiare il gelato – andavamo a vedere film, spettacoli, musei. La nonna sapeva come vivere, amava vivere. Dopo che suo marito, nonno Kurt, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, è deceduto, ebbe relazioni con altri”. Keren ha lasciato la Francia nel 1997 alla volta di Israele. “La mia sorella maggiore Noa fu prelevata a scuola. Mia madre sapeva che sarebbe arrivato prima o poi”, l’antisemitismo. Un giorno la madre chiese a Keren, che aveva aveva sette anni: “Ti piacerebbe trasferirti in Israele?”. “Per me, Israele era una vacanza, la spiaggia, il sole, le pita che il nonno mi avrebbe fatto. Ma la realtà che ci aspettava non era facile. Non conoscevo l’ebraico, mi sentivo estranea, un giorno sono tornata a casa e ho detto a mia madre di fare le valigie e tornare in Francia”. Keren non si arrese. “Mi sono unita all’esercito e sono diventata comandante di una unità dell’intelligence. Le mie esperienze da comandante mi hanno forgiato e mi hanno reso quello che sono oggi. Sono andata al corso di ufficiali e ho prestato servizio in diverse posizioni nell’esercito. Quest’anno, saranno dieci anni e sono ancora entusiasta di salutare la bandiera israeliana. Oggi servo come ufficiale nel corpo di intelligence. Per nonna Mireille, ero ‘la nipote ufficiale’. Era così orgogliosa. Per lei, ero nella forza d’élite di Sayeret Matkal”. Il corpo scelto d’Israele. “Nel 1942, da bambina, mia nonna fu salvata dalla deportazione e non fu mandata in un campo di sterminio. Sopravvisse all’Olocausto ma è stata uccisa a causa dell’antisemitismo. Provo a immaginare i suoi ultimi minuti, lo sguardo nei suoi occhi, la mancanza di comprensione di ciò che sta accadendo, mentre silenziosamente chiedeva perché. Con questa sensazione vado a dormire e mi sveglio”. Una storia rivelata in Israele il giorno di Yom HaShoah, la giornata del ricordo in cui il paese si ferma per due minuti al richiamo, pietrificante, delle sirene. Antisemitismo nelle strade di Francia. Antisemitismo di stato dall’Iran. Antisemitismo da Hamas al confine con Gaza. E quella nipote che indossa la divisa olivastra di Tsahal. Ieri Karen Brosh era alle commemorazioni ad Auschwitz con il presidente israeliano Reuven Rivlin. La miglior risposta all’antisemitismo.

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