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Il Foglio Rassegna Stampa
06.04.2018 Le Iene: su Mediaset in prima serata la propaganda in stile TeleKabul
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 06 aprile 2018
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Le Iene banchettano anche su Israele. Urlare menzogne in prime time su Gaza non è giornalismo televisivo»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 06/04/2018, a pag.1, con il titolo "Le Iene banchettano anche su Israele. Urlare menzogne in prime time su Gaza non è giornalismo televisivo" il commento di Giulio Meotti.

Le Jene vanno in onda su Mediaset, ma sono peggio di Telekabul per quanto riguarda Israele. Così vengono urlate menzogne contro lo Stato ebraico in prima serata su Rete4.

Ecco l'articolo:

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Giulio Meotti

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Il servizio delle Iene, mercoledì in prima serata su Italia 1, è annunciato da Ilary Blasi: “L’esercito israeliano ha iniziato a sparare contro i manifestanti”. Teo Mammucari fa la conta dei morti e in sottofondo la Gialappa’s: “E solo per una manifestazione”. Di ieri la notizia che almeno 15 delle 19 vittime erano operativi dei gruppi paramilitari palestinesi di Hamas, della Jihad islamica, del Fronte popolare, delle Brigate dei martiri di al Aqsa. “La nostra Iena Nina andò a vedere come si vive a Gaza” prosegue Ilary, lanciando il servizio su “Gaza la prigione con il cielo”, un capolavoro di mistificazione. Non una parola sui diecimila missili lanciati da Gaza su Israele da quando ha preso il potere, sul golpe di Hamas e i corpi degli oppositori trascinati per le strade, sul terrorismo, sulla mancanza di diritti umani e democrazia e sull’estremismo islamico in quella “Afghanistan sul Mediterraneo”, sul capo di Hamas a Gaza Sinwar che giorni fa ha promesso di banchettare con “i fegati degli israeliani”, sugli aiuti umanitari che Israele fa passare dal valico di Kerem Shalom, sul leader di Hamas Khaled Meshaal che si stima abbia miliardi di dollari nei conti del Golfo, su Hamas che ha speso 120 milioni di dollari in armi e tunnel dall’ultima guerra anziché costruirci 1.500 case, 24 mila letti di ospedale, sei cliniche mediche e tre impianti per l’acqua, sul fatto che l’unica elettricità che i palestinesi hanno a Gaza gliela passa Israele e che Abu Mazen si rifiuta di pagare le bollette, sul fatto che secondo la Banca mondiale dal 1994 a oggi i palestinesi hanno ricevuto 31 miliardi di dollari in aiuti (ovvero la metà di quelli del Piano Marshall con cui l’America ricostruì tutta Europa) investiti perlopiù in terrorismo. Il servizio delle Iene inizia con i baci e gli abbracci a una famiglia palestinese, “manca soltanto Mohammed, morto durante l’ultima guerra”. Le bolle di sapone per i bambini, shukran, i precetti islamici per il velo, l’elettricità che è “un bene di lusso”. Immagini di repertorio di missili israeliani che colpiscono la centrale elettrica, una casa prima e dopo il bombardamento, “600 case bombardate e ogni famiglia piange almeno un figlio”. La Iena: “Non posso raccontare l’odore, un misto di cadavere macerie sangue”. C’è il “drone che li ha visti scappare e li ha colpiti” e “ci sono i segni del loro sangue sul muro”. Si parla dei soldati che entrano a casa per vedere se “c’era qualcuno che resisteva, hanno sparato molti colpi contro l’armadio”. “Come ti senti a sapere che i soldati dormivano nel tuo letto?”, chiede la Iena alla donna. “Non lo userei mai più sapendo che ci hanno dormito loro”. Ci sono pure i pupazzi di peluche “decapitati” dai soldati israeliani. “Il messaggio era: ‘Vi vogliamo morti’”. “Per me la resistenza è la scelta giusta” dice la donna. A nastro le immagini di bambini e bombardamenti. Gente che scappa, missili israeliani, notte, urla. Poi un bignami di storia dal 1948, con “Israele più ricca e meglio armata”. La Iena racconta di missili che deliberatamente colpiscono “i bambini che giocano al pallone”. Mai un cenno agli scudi umani e alle scuole dell’Onu usate come rampe di lancio dei missili. Ma la giornalista ci tiene a farci vedere come indossa la palandrana islamica “che non fa intravedere le forme”. “Mi regalano il mio primo hijab”. Si parla dei “famosi tunnel usati per il contrabbando” delle merci (e i missili iraniani e l’esfiltrazione nei kibbutz israeliani?). “Questa terra potrebbe essere uno dei posti più belli del mondo, ma è una prigione. Queste donne mi hanno fatto sentire una di loro”. Piange, la Iena, mentre saluta con la musichetta di sottofondo. Al termine del filmato, “Nina di Gaza” è pronta per la nuova “marcia della rabbia” che gli islamisti preparano al confine con Israele. Cari pacifisti e giornalisti, a quando un servizio da una flotilla contro “l’occupazione di Hamas a Gaza”? Allora varrebbe davvero la pena di vederle, le Iene.

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lettere@ilfoglio.it

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