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Il Foglio Rassegna Stampa
29.01.2018 Per Abu Mazen un fallimento dopo l'altro
L'analisi tratta dal Jerusalem Post

Testata: Il Foglio
Data: 29 gennaio 2018
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Abu Mazen è stato un fiasco totale»

Riprendiamo dal FOGLIO dedi oggi, 29/01/2018, a pag.II, con il titolo "Abu Mazen è stato un fiasco totale", l'analisi tratta dal Jerusalem Post.

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Abu Mazen

La tirata di più di due ore del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), domenica scorsa davanti a una assemblea di vecchi dirigenti dell’Olp a Ramallah, costituisce un’ulteriore sconfortante conferma che il capo dei palestinesi si trova più a suo agio nei panni del paranoico intransigente che in quelli di un leader con una visione per il futuro”. Così il Jerusalem Post sul leader palestinese. “Il discorso, che potrebbe essere uno degli ultimi dell’ottuagenario presidente, non è che un malinconico attestato di oltre un decennio di leadership fallimentare che non ha portato i palestinesi da nessuna parte. Sebbene sia riuscito a porre un freno al caos e alla violenza che avevano quasi portato all’implosione della società palestinese dopo che ne aveva ereditato la leadership da Yasser Arafat nel 2004, da allora Abu Mazen ha concluso ben poco. L’Autorità Palestinese rimane un’entità corrotta in cui imperversano clientelismo e intolleranza alle critiche. Abu Mazen è un leader impopolare, privo di un mandato democratico sin dal gennaio 2009, anno in cui è teoricamente scaduto il suo mandato quadriennale. In Cisgiordania e Gaza non ci sono più state elezioni dal 2006, quando Hamas conquistò la maggioranza dei voti. Abu Mazen ha fallito praticamente ogni sfida. Non ha unificato il popolo palestinese, che rimane spaccato tra la striscia di Gaza controllata da Hamas e la Cisgiordania controllata da Fatah. Si è sottratto alla sua responsabilità di leader lasciando cadere nel 2008 l’irripetibile offerta di pace dell’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert. Non ha approfittato del suo prolungato incarico da presidente per presentare al suo popolo una visione per il futuro che contemplasse un approccio alla pace più pragmatico e moderato mettendo l’accento su qualità della vita e stabilità economica anziché su rivendicazioni estremiste e illusorie. E ha lasciato che continuasse ad avere libero corso la più controproducente propaganda revanscista nelle scuole, nei mass-media, nelle moschee. Non ha nemmeno messo a punto uno straccio di piano per il giorno della sua uscita dalla scena politica, sebbene sia tanto anziano e in cattive condizioni di salute. Abu Mazen continua a fare ciò che gli riesce meglio: incolpare il mondo intero – tranne se stesso – per la condizione dei palestinesi: gli Stati Uniti, Israele, Hamas, persino gli europei colonialisti, incluso il leader inglese del XVII secolo Oliver Cromwell, tutti colpevoli d’aver rovinato la società palestinese spedendo ebrei in Palestina. E la creazione dello stato di Israele, nel vaniloquio di Abu Mazen, diventa un complotto istigato dagli europei per scaricare sui palestinesi il prezzo di una Shoah a cui gli stessi ebrei non si sarebbero voluti sottrarre”.

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