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Il Foglio Rassegna Stampa
16.01.2018 Caso Fontana: 'solo un grande ignorante può aver parlato di razza bianca'
Non è scusabile, meglio rimandarlo a casa. Editoriale del Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 16 gennaio 2018
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Che razza di politici»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/01/2018, a pag.3 l'editoriale "Che razza di politici".

Il GIORNALE titola, a pag. 3: "Macché razzista, un lapsus. Io difendo il popolo italiano". Attilio Fontana avrebbe dovuto dire:  "Macché razzista, sono solo un grande ignorante".
L'editoriale del Foglio tenta una giustificazione: non ci pare il caso di usare la parola "stupidaggine", un infortunio che può sfuggire a chiunque. In questo Fontana rivela la sua enorme ignoranza della storia. Mandarlo a presiedere la Regione Lombardia è un pessimo investimento. Da ignorantone farà sicuramente altri disastri.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Attilio Fontana

Attilio Fontana, il candidato di centrodestra per la Lombardia, in una conversazione telefonica con Radio Padania ieri, oltre ad affermare che bisogna gestire con razionalità i fenomeni migratori e che non si può accettare l’idea dell’accoglienza senza limiti (che è ciò che pensano quasi tutti e non solo a destra), ha aggiunto una stupidaggine sulla necessità di difendere “la razza bianca” dall’invasione. Se lo avesse detto qualcun altro, sulla base di una vera teoria razzistica, sarebbe insufficiente considera la una stupidaggine, naturalmente. In questo caso si può mantenere il beneficio del dubbio, pensare che Fontana cerca di farsi conoscere e di assumere una posizione meno defilata, oltre che parlare a un certo tipo di suoi potenziali elettori: in fondo nella stessa mattinata ha detto che non è questione di razzismo. Fontana è stato certamente confusionario e arruffone ma non è un nuovo Hitler. C’è da sperare che questi scivoloni non siano l’antipasto di una campagna elettorale tutta giocata sull’emotività e sull’esasperazione. La politica già appare poco attrattiva per una serie di ragioni, sarebbe meglio non renderla addirittura repulsiva. In Lombardia in particolare, dove si confrontano due buoni sindaci, dove non c’è una tradizione di demonizzazione dell’avversario, dove un sano pragmatismo ha (quasi) sempre prevalso sull’esagitazione, è ragionevole puntare su un confronto che non scada nell’invettiva. Non è solo una questione di buona educazione o anche di semplice educazione (quella che consiglierebbe di non parlare di razza bianca), al fondo c’è il rapporto con i cittadini. Chi li rispetta non può rivolgersi a loro come se fossero incapaci di distinguere tra un problema serio, come quello dell’immigrazione connesso alla qualità della vita soprattutto nelle periferie, e un anatema. Fontana si è fatto apprezzare dai cittadini di Varese anche perché non ha mai acceso polemiche contro i suoi avversari, ha sempre puntato a spiegare bene il lavoro che svolgeva e le ragioni delle scelte. Il rispetto che ha dimostrato per i varesini dovrebbe estenderlo ora ai lombardi, così come le varie formazioni politiche nazionali dovrebbero evitare di raffigurarsi un elettorato fatto di fanatici rissosi. E’ questo il modo per rendere omaggio a quella “realtà sociale” che Fontana vuole difendere, ma che prima ancora deve essere compresa e rispettata.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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