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Il Foglio Rassegna Stampa
23.10.2017 Islam e terrorismo islamico in Europa
Analisi tratta dal Figaro

Testata: Il Foglio
Data: 23 ottobre 2017
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «La crisi migratoria è l’11/9 dell’Europa»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/10/2017, a pag. II, con il titolo "La crisi migratoria è l’11/9 dell’Europa", l'analisi tratta dal Figaro.

Ivan Krastev è uno dei maggiori intellettuali est-europei, dirige il Center for Liberal Strategies a Sofia ed è membro dell’Istituto di scienze umane a Vienna. Ha appena pubblicato un libro importante, “Le Destin de l’Europe”. Per l’occasione, Krastev ha appena rilasciato una impressionante intervista al Figaro. “La crisi dei migranti è l’11 settembre dell’Unione europea. Quel giorno del 2001, tutto è cambiato negli Stati Uniti. Non perché gli attacchi hanno ucciso tremila persone. Ma perché in un minuto l’America ha scoperto la sua vulnerabilità. I migranti hanno lo stesso effetto in Europa. Non è il loro numero che destabilizza il continente, ma il fatto che rappresentino la rivoluzione del XXI secolo. La rivoluzione migratoria nasconde una potenziale controrivoluzione, perché ha portato alla comparsa di maggioranze minacciate, che rappresentano oggi una grande forza politica in Europa. Queste maggioranze minacciate temono che gli stranieri invadano il loro paese e compromettano il loro modo di vivere. Negli anni Ottanta, i migranti che si recavano in Europa erano spesso costretti a fuggire dal loro paese per ragioni di sicurezza. Oggi vengono perché vogliono una vita migliore e sanno, grazie alla globalizzazione, che in Europa vivranno meglio. La crisi migratoria provoca un panico morale tra le popolazioni che temono il terrorismo. Nell’era della migrazione, la democrazia ha cominciato a funzionare come strumento di esclusione e non di inclusione.

La crisi migratoria pregiudica profondamente le idee della democrazia, della tolleranza e del progresso, i principi liberali che costituiscono il nostro paesaggio ideologico. E’ un punto di svolta nelle dinamiche politiche del progetto europeo”. Krastev parla anche della divisione causata dalla crisi dei migranti tra l’Europa orientale e occidentale, nazionalista e identitaria la prima, multiculturale e liberal la seconda. “I paesi dell’est si sentono poi in una specie di panico demografico. Dopo il crollo dell’Urss, i loro abitanti si sono mossi in massa verso ovest. Per esempio, la Bulgaria ha perso due milioni di persone. Il risultato: quelli che rimangono sono considerati dei perdenti. Sono invecchiati e si chiedono se la società in cui vivono sopravvivrà. Temono la ‘scom - parsa etnica’. E poi, I paesi dell’est non sono mai stati poteri coloniali. Non hanno senso di colpa nei confronti dei paesi dell’Africa e del medio oriente. Si considerano anche vittime della Guerra fredda. Ma al di là di ciò – conclude Krastev – tutti i paesi occidentali hanno il loro ‘est’, le loro aree in cui le popolazioni si sentono abbandonate. Questo è il paradosso della globalizzazione. Viviamo in un mondo sempre più connesso, ma sempre meno universale”.

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