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Il Foglio Rassegna Stampa
10.03.2017 Putin, Soros: due figure molto pericolose
Commento di Francesco Galietti

Testata: Il Foglio
Data: 10 marzo 2017
Pagina: 4
Autore: Francesco Galietti
Titolo: «Putin vs Soros»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 109/03/2017, a pag. 4, con il titolo "Putin vs Soros", il commento di Francesco Galietti.

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Francesco Galietti

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Vladimir Putin; George Soros

Roma. Le cronache geopolitiche registrano un forte dinamismo non lontano dall’Italia da parte di George Soros, il plutocrate che per sua stessa ammissione dispone di un’agenda di politica estera propria. Intuire come questa agenda si scontrerà con gli altri campi di forza – vecchi e nuovi – che insistono nel Mediterraneo è uno dei dilemmi che si pongono agli scenaristi e ai loro committenti. Ecco perché. La notizia degli ingenti stanziamenti – 500 milioni di dollari – destinati da George Soros a navi soccorso per migranti operanti davanti alle coste libiche risale al settembre dello scorso anno. Nonostante la denuncia ufficiale del capo dell’agenzia Frontex, Fabrice Leggeri, l’eco nel nostro paese è stata indubbiamente tardiva. Inoltre, le poche voci che sui media italiani hanno commentato le mosse del magnate di origine ungherese si sono perlopiù limitate a stigmatizzarne la filantropia pelosa. Non che ci sia da stupirsi più di tanto: nell’immaginario collettivo italiano, il nome di Soros rimane infatti associato alle feroci scorribande speculative negli anni 90 del secolo scorso contro una lira difesa (male) da Carlo Azeglio Ciampi.

Proprio oggi, quando albeggia l’èra Trump, le mosse di Soros sul delicato terreno delle migrazioni si possono leggere come un contrappunto liberal alle politiche restrittive del nuovo inquilino della Casa Bianca. La dottrina Soros sulle migrazioni, in parte contenuta in un ponderoso paper del maggio 2016 della Open Society, si è formata ben prima dell’avvento di Trump e conferma la centralità dei flussi migratori nell’agenda geopolitica dei nostri tempi, e la loro capacità di fungere da leva di condizionamento strategico. Sulle reali intenzioni di Trump circa il Mediterraneo si sa ancora poco. Non manca chi, nel nostro paese, dà per scontato un ridispiegamento di risorse della Nato e statunitensi dal fronte orientale (e russofobo) a quello mediterraneo. C’è invece chi predice un disimpegno americano dalle vicende mediterranee e mediorientali e riconosce il nuovo ruolo forte della Russia. In attesa di segnali forti nell’uno come nell’altro senso, la presenza di Soros segnala che la questione non è definitivamente risolta. Non dovrebbe infatti sfuggire il sincronismo tra la proiezione russa in medio oriente e nella sponda sud del Mediterraneo e l’attivismo di Soros. Come lo Ying e lo Yang, così Putin e Soros si presentano assieme, eterni duellanti in una aspra contesa geoeconomica.

In un loop in cui azione e reazione, spinte e controspinte si susseguono senza sosta, Putin e Soros incrociano le spade da molti anni. La sola cosa che cambia è la scenografia delle loro sfide al calor bianco. Oggi Putin si propone come stabilizzatore di una vasta regione fattasi volatile come non mai, con l’evidente intento di estrarne dividendi politici ed economici (leggi: gas). Soros, invece, dopo aver messo in fibrillazione in chiave anti Putin ampie fette di “vicinato prossimo” della Russia dal Baltico ai Balcani e all’Asia centrale, volge ora il suo sguardo a pochi chilometri dalle nostre coste. Non è chiaro peraltro se Soros abbia contemplato fino in fondo gli effetti del suo interventismo, che potrebbe rivelarsi benzina nel motore dei sovranisti di casa nostra. In altre parole, Salvini – appena ricevuto da Sergei Lavrov a Mosca in un clima apparentemente conviviale – potrebbe una volta tanto trovarsi a fare il tifo per Soros nel Mediterraneo.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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