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Il Foglio Rassegna Stampa
04.03.2017 L'opinione di Alan Dershowitz sulla 'strategia' anti Trump
Lo intervista Mattia Ferraresi

Testata: Il Foglio
Data: 04 marzo 2017
Pagina: 1
Autore: Mattia Ferraresi
Titolo: «Rischio Impeachment»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/03/2017, a pag.1/3, con il titolo "Rischio Impeachment" l'intervista di Mattia Ferraresi a Alan Dershowitz

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Mattia Ferraresi                Alan Dershowitz

Roma. Che si tratti di una doverosa indagine o di una “caccia alle streghe”, come la chiamano in coro Donald Trump e Sergei Lavrov, l’accerchiamento del procuratore generale Jeff Sessions per le conversazioni con l’ambasciatore russo è parte di una strategia che ha come scopo finale non dichiarato, e tuttavia evidente, la costruzione di un caso di impeachment contro il presidente. Secondo la Costituzione, la procedura può essere adottata per “alto tradimento, corruzione e altri gravi delitti e crimini”, dove la casistica dei gravi delitti e crimini non è meglio specificata. A lungo gli avversari di Trump hanno cercato il lato giusto per demolire per via giudiziaria Trump (le grane fiscali? Le accuse di molestie sessuali? Le condizioni patologiche?) e il vasto faldone russo appare il più promettente per trovare qualche “grave delitto o crimine”. Michael Flynn è stato licenziato per certe conversazioni sconvenienti con l’ambasciatore Kislyak, ma non è stato indagato per alcun reato, l’unica eventuale imputazione riguarda la violazione di una legge mai applicata che risale al 1799. Sessions è sotto pressione per le stesse ragioni. Si stratta di una strategia efficace per arrivare al bersaglio grosso dell’impeachment? Alan Dershowitz, il leggendario giurista di Harvard che ha difeso O. J. Simpson e una lunga schiera di celebrity, pensa di sì. Al Foglio spiega che “non ci sono abbastanza elementi per un’inchiesta, ma ce ne sono abbastanza per ordinare un’indagine indipendente”, dove la differenza la fa l’assenza della prova della violazione di una legge. Almeno per il momento. Dershowitz parla di una “strategia incrementale” per affastellare così tanti casi politici da configurare, per accumulazione, una fattispecie criminale.  Se fosse a capo di un’immaginaria procura che capziosamente indaga allo scopo di far cadere Trump, Dershowitz insisterebbe con implacabile decisione sui rapporti degli uomini dell’Amministrazione con la Russia prima delle elezioni: “L’impeachment, è bene ricordarlo, può essere istruito soltanto dalla Camera, e i democratici non avrebbero nemmeno i numeri per votare la procedura. Ottenere un’indagine indipendente, però, potrebbe costringere i repubblicani a non girarsi dall’altra parte nel caso venga fuori, come pare probabile, un pattern di comunicazioni politicamente imbarazzante”. E i democratici hanno qualche possibilità di ottenere un’indagine del genere? “E’ molto difficile”, ammette Dershowitz, che come in un legal drama americano all’ultimo momento indica il pertugio che nessuno aveva visto per aggirare l’ostacolo: “Uno stato potrebbe sporgere denuncia per le irregolarità nelle elezioni, a motivo appunto del presunto coordinamento fra la campagna elettorale di un candidato e uno stato estero. Le presidenziali sono la somma di elezioni locali, e se uno stato aprisse una controversia legale potrebbe fare da apripista verso un’eventuale procedura d’impeachment”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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