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Il Foglio Rassegna Stampa
23.08.2014 Chi si oppose a Hitler e chi applaudì: una lezione da non dimenticare
Commento di Erica Scroppo

Testata: Il Foglio
Data: 23 agosto 2014
Pagina: 2
Autore: Erica Scroppo
Titolo: «L'attentato contro Hitler del '44, un complotto di famiglia (religiosa)»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/08/2014, a pag.2, l'articolo di Erica Scroppo, dal titolo "L'attentato contro Hitler del '44, un complotto di famiglia (religiosa)".
Per ricordare, o conoscere, quanto avvenne negli anni del nazismo in Germania, oltre al libro citato da Erica Scroppo, ricordiamo quelli di recente pubblicazione: "I Fratelli Oppermann" di Leon Feuchtwanger e "I Filosofi di Hitler" di Yvonne Shetratt  , entrambi nella rubrica 'Libri Raccomandati' di IC


Erica Scroppo
acconto le copertine dei due libri raccomandati da IC

Cambrige. Il ricordo della Prima guerra mondiale e delle altre guerre mondiali "spezzettate" del momento hanno oscurato il ricordo del settantesimo anniversario del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, il più famoso ma non l'unico. Il nome a cui l'operazione Valkyrie è tristemente legato è quello dell'alto ufficiale e aristocratico Claus von Stauffenberg, ma molti furono i personaggi noti coinvolti, e molti più ancora quelli che parteciparono dietro le quinte. Le chiese tedesche, come si sa, non brillarono per coraggio nell'opposizione a un regime che all'inizio, per vari motivi, inclusa la forte antipatia per la Repubblica di Weimar, non osteggiarono e a cui la maggior parte dei cristiani tedeschi delle varie confessioni si asservi. I protestanti con i cristiani tedeschi e i cattolici con il Concordato ne sono un triste esempio. La chiesa confessante però, con i suoi duemila pastori — di cui 900 finirono in prigione —, la Rosa Bianca e non pochi individui di ogni confessione osarono seguire la propria coscienza anche rischiando la vita. Il religioso "resistente" più noto implicato in quelle vicende storiche è ovviamente il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, che mori impiccato, dopo due anni di prigionia nel carcere di Tegel, a Flossenburg, nell'aprile del 1945. Bonhoeffer però non era solo, e un nuovo libro, reso ancora più interessante dal fatto di essere stato scritto da Elisabeth Sifton — figlia del teologo americano Reinhold Niebuhr che fu suo professore a New York — e da Fritz Stern, figlio di amici e colleghi di Bonhoeffer padre e amico dei suoi nipoti, illustra con nuovi approfondimenti le qualità di questa straordinaria grande famiglia nata nel seno di un protestantesimo tedesco colto e fortemente innervato di spinte etiche. Il volume si intitola "No ordinary men - Dietrich Bonhoeffer and Hans von Dohnanyi. Resisters Against Hitler in Church and State", ed è stato pubblicato nella New York Review Books Collection. Famiglia. Infatti, dalla nonna che 9lenne sfidò il divieto di acquistare merci nei negozi di ebrei, attraversando apposta tutta Berlino a piedi, ai genitori — l'esimio psichiatra Dr. Karl Bonhoeffer — alla madre Paula von Hase fino ai fratelli e alle sorelle, ai cognati, agli zii, ai cugini, tutti in diverse misure contribuirono alla Resistenza contro il nazismo. Non è un caso che oltre a Dietrich, siano stati giustiziati un suo fratello e due cognati, oltre a innumerevoli amici e colleghi. Resistenza che, sia ben chiaro, fu sempre di tipo etico-giuridico e di tendenza liberal-conservatrice. La famiglia tutta di Bonhoeffer disprezzò il nazionalsocialismo fin dai primi anni Venti — il padre ne incolpava la Guerra mondiale, in cui tra l'altro aveva perso un figlio, di aver inferto un colpo letale all'Europa, annientando la sua classe dirigente e intellettuale e rendendo il popolo, inebetito dalle ferite fisiche e morali, facile preda di ignobili ideologie e "leader" psicotici quali Hitler, Lenin, Stalin. L'affinità sostanziale tra tutti i totalitarismi, e quanto avessero giovato uno all'altro fascismo e bolscevismo, in apparenza opposti, fu un suo tema costante di riflessione. Il giovane Dietrich, che già nel '32 denunciò Hitler come il Maligno, vi aggiunse la dimensione religiosa e fu subito di esempio e sprone non solo ai colleghi coetanei ma ai suoi superiori e professori. Il passaggio dalla fase astratta alla materializzazione del dovere di distruggere il tiranno malvagio avvenne però tramite l'influenza del cognato, di qualche anno più vecchio, l'insigne giurista Hans von Dohnanyi, assurto ai massimi livelli dello stato e "cervello" dietro a tre dei più famosi attentati contro il regime, compreso quello del luglio del 1944, pur avvenuto dopo che lui era stato imprigionato — e torturato — da un anno. Dohnanyi arruolò il cognato nella Abwehr (servizi segreti dello stato, di cui la Gestapo fu sempre sospettosa) dove iniziarono le trame anti hitleriane e per quanto i nazisti da sempre dubitassero degli aristocratici generali ad essa affiliati e delle loro attività, non ebbero mai sentore di quanto realmente fossero un agguerrito nemico interno. Arrestando i due cognati — e per alcuni mesi anche Sabine Bonhoeffer, moglie di Dohnanyi — colpirono nel giusto ma le accuse e le durissime interrogazioni ruotarono sempre intorno a piste secondarie. Bonhoeffer era accusato di tramare nei suoi viaggi all'estero — in realtà incontri ecumenici anche a sfondo anti regime, ma di relativa portata. Dohnanyi che aveva fatto espatriare a spese del regime 14 ebrei in qualità di spie per la Germania, fu accusato di traffico di valuta, avendoli riforniti di franchi svizzeri. Il che è ridicolo se si pensa che invece da anni Dohnanyi accumulava schiaccianti prove, essenziali per futuri processi a regime caduto, le famose "Cronache della vergogna" o, "dossier Zossen". Il tardivo rinvenimento del quale, per una delazione, rivelò a Hitler quanto imperfetta fosse la sua pur micidiale macchina inquisitoriale e di quale portata fosse l'opposizione al suo regime perfino da parte di personaggi interni alle chiese e all" amico" Vaticano. Prigione e tortura rinvigorirono la fede di Dohnanyi, che però si sentì sempre colpevole per la sorte subita dall'amato cognato.

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