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Il Foglio Rassegna Stampa
26.02.2014 Caso Abu Omar: rivedere anche le condanne a Luciano Seno e Pio Pompa
Solo così lo stato potrà ridare dignità al proprio ruolo di garante della sicurezza

Testata: Il Foglio
Data: 26 febbraio 2014
Pagina: 3
Autore: Editoriale del Foglio
Titolo: «L’onore di Pollari, ma anche degli altri»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/02/2014, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "L’onore di Pollari, ma anche degli altri".


Abu Omar

Il 14 gennaio scorso è stata pronunciata la sentenza della Corte costituzionale che dava ragione allo stato sul conflitto d’attribuzione tra poteri dello stato nel caso Abu Omar. Già da allora, da quel 14 gennaio, sarebbe dovuto essere tutto più chiaro. E’ il presidente del Consiglio – così scrivono i custodi supremi della Costituzione – ad avere diritto di vita e di morte sul segreto di stato, e nessun giudice può “menomare” in alcun modo, con alcun processo, con alcuna sentenza, questo sacrosanto diritto – eccetto il caso di attentato alla Costituzione, dal quale ovviamente qui siamo lontani. Anzi. Da più di undici anni l’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, il suo vice Marco Mancini e gli agenti Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregorio, coinvolti nel processo per il sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar, avvenuto nel febbraio del 2003, in piena guerra internazionale al terrorismo, sono costretti a difendersi senza poter provare la loro innocenza. Il processo celebrato nei loro confronti è stato in realtà un processo al segreto di stato, interpretato come dimostrazione di una copertura istituzionale a reati dei quali non ci sono altre prove. All’inzio di quest’anno la Consulta ha rimesso i poteri in ordine, ristabilito il principio secondo cui i governi possono avvalersi del segreto di stato a protezione della sicurezza nazionale. Lunedì scorso la Prima sezione penale della Cassazione non ha potuto che recepire la censura della Corte costituzionale e prosciogliere Pollari, Mancini e gli altri agenti del Sismi, “per non luogo a procedere a motivo del segreto di stato”. Se da una parte è stato restituito l’onore ai sei ex agenti del Sismi che hanno lavorato per proteggere il paese, d’altra parte in questa faccenda c’è ancora una questione in sospeso, ed è stato lo stesso Pollari a ricordarla l’altroieri: “Un pensiero addolorato va a coloro che hanno subìto condanne per fatti dipendenti da questa vicenda e che hanno operato per conto dello stato e sono formalmente e sostanzialmente innocenti. Non è possibile godere appieno di un’affermazione di verità, dimenticando queste persone”. Sarà dunque il caso di rivedere, alla luce di questo processo, le condanne definitive comminate nel 2009 al funzionario dei servizi Luciano Seno e al responsabile dell’archivio del Sismi, Pio Pompa. Solo così lo stato potrà ridare dignità al proprio ruolo di garante della sicurezza.

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