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Il Foglio Rassegna Stampa
12.07.2011 Benny Morris: ecco quali pericoli corre un israeliano a Londra
linciaggi, pestaggi, arresti. Eurabia avanza

Testata: Il Foglio
Data: 12 luglio 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Così sono scampato al linciaggio a Londra. Parla Benny Morris»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/07/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Così sono scampato al linciaggio a Londra. Parla Benny Morris".


Benny Morris

Roma. “E’ molto triste, ma mi sono sentito molto minacciato fisicamente nel cuore di Londra, è un momento drammatico per l’Europa occidentale”, dice Benny Morris a colloquio con il Foglio. Alcuni giorni fa l’insigne storico israeliano è stato quasi linciato durante una conferenza alla celebre London School of Economics. Il mese scorso consiglieri militari del premier israeliano Benjamin Netanyahu avevano dovuto annullare il viaggio a Londra per il rischio d’arresti. Una settimana fa è stato l’ex ministro della Difesa, Amir Peretz, a cancellare la sua visita in Inghilterra (rischiava l’arresto per “crimini di guerra”). La vicenda per la prima volta Morris l’ha raccontata al quotidiano Makor Rishon e adesso al Foglio: “Sono stato circondato da un gruppo di picchiatori musulmani e di loro sostenitori, che mi hanno insultato e aggredito. La sensazione era come di essere un ebreo a Berlino negli anni Venti circondato da nazisti, solo che invece di camicie brune indossavano copricapi islamici. La definizione di islamo-fascisti è molto calzante”. Morris descrive così quanto è successo: “Dovevo tenere una lezione sulla guerra del 1948. Poche ore prima c’era stato un incendio, così Kingsway era stata chiusa e il taxi mi ha lasciato qualche isolato prima”. Ed è allora che c’è stata l’aggressione, al grido di “fascista”, “razzista”, “l’Inghilterra non avrebbe mai dovuto invitarti”, “non devi parlare”. “Fuori dalla London School of Economics c’erano molte guardie del corpo e poliziotti, e manifestanti con cartelli ‘Morris è un fascista’ e ‘Vattene a casa’”, ci dice Morris. “All’uscita, dopo la lezione, il portavoce dell’ateneo ha chiesto al pubblico di rimanere seduto per farmi uscire in sicurezza. Le guardie del corpo mi hanno fatto lasciare l’edificio da una porta secondaria, come un presidente americano in un thriller di serie B”. Un anno prima Morris era stato costretto ad annullare una lezione all’Università di Cambridge. Un’intimidazione simile ha dovuto subire all’Università inglese di Leeds anche un altro celebre studioso, il tedesco Matthias Küntzel. L’ateneo si arrese alle minacce dei gruppi fondamentalisti e al boicottaggio, anziché aumentare la protezione intorno al professor Küntzel e consentirgli di parlare. La columnist inglese Melanie Phillips, autrice del superbo saggio “Londonistan” in cui ha indagato il sottobosco islamista nel Regno Unito, scrive che “le università britanniche si sono arrese nella battaglia fra la civiltà e la barbarie”. Torniamo a Morris: “La libertà d’espressione è stata gravemente limitata in Europa sul conflitto in medio oriente. E’ in corso un conflitto di valori in cui Israele è un tabù assoluto in Europa, così come la critica dell’islam e del mondo arabo. I leader europei non dicono mai ‘terrorismo islamico’, ma ‘terrorismo internazionale’, c’è una grande paura a nominare le cose, da Cameron a Obama. La propaganda islamista è stata in grado di intimidire la discussione intellettuale, Israele è diventato semplicemente il simbolo del male, i demonizzatori sono stati capaci di invertire la verità e di creare un clima di paura. Quando sono andato alla London School of Economics sono stato super protetto dalla polizia e fra grandi misure di sicurezza. A Cambridge la mia lezione è stata annullata dopo le intimidazioni di gruppi islamici. Questi hanno soldi, giornali, risorse, cattedre, e le stanno usando per sottomettere l’Europa”. Per Morris non è casuale che, in coincidenza con la sua aggressione, l’ex ministro israeliano Peretz “abbia dovuto annullare un viaggio a Londra per il rischio di essere arrestato: un altro sintomo dell’ascesa dell’islam militante”. Conclusione amara: “Sono pessimista sull’Europa da quando c’è stato il caso delle vignette danesi. L’appeasement è dilagante ovunque. E penso che andrà soltanto peggio”.

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