martedi` 23 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
05.07.2011 La nuova Tunisia 'democratica' non vuole avere contatti con Israele
Nessuna primavera araba, solo inverno

Testata: Il Foglio
Data: 05 luglio 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «Gelsomini islamisti a Tunisi: vietato ogni contatto con Israele»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 05/07/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo "Gelsomini islamisti a Tunisi: vietato ogni contatto con Israele".


Tunisia

Roma. La commissione di riforma politica tunisina ha adottato a maggioranza il “patto repubblicano” che sarà la base della futura Costituzione uscita dalla “rivoluzione dei gelsomini”. Vi si stipula in particolare il rifiuto di “qualsiasi normalizzazione con Israele”. E’ uno dei gesti politici di maggior peso dopo la fuga dell’ex presidente Ben Ali. Il presidente della commissione, Yadh Ben Achour, ha chiarito che la prossima Costituzione sancirà la Tunisia “paese democratico e libero” e “la cui religione è l’islam”. La clausola sui futuri rapporti con Israele è stata oggetto di disaccordo tra i membri della commissione e per il suo inserimento ha insistito soprattutto il movimento islamico Ennahda, bandito per decenni e oggi dato fra i favoriti alle elezioni. Questa proibizione di “qualsiasi forma di normalizzazione con lo stato sionista” spicca soprattutto per la storia particolare della Tunisia. Dal 1994 al 2010, il regime di Ben Ali era stato uno dei più accesi sostenitori della “svolta normalizzatrice” con Gerusalemme. Nel 1994, all’indomani degli accordi di Oslo, l’allora ministro degli Esteri di Tunisi, Habib Ben Yahia, aveva annunciato che “il ripristino dei rapporti economici fra Israele e Tunisia è solo il primo passo verso il mutuo riconoscimento fra i due paesi”. Tunisi, dopo il Cairo e Amman, ambiva a diventare il terzo grande paese arabo in pace con lo stato ebraico. Nel 2005 Ben Ali invitò addirittura in Tunisia l’allora primo ministro israeliano, Ariel Sharon. Il fondatore stesso della Repubblica tunisina, Habib Bourguiba, è stato l’unico leader arabo che, già nel 1965, prese posizione a favore di un accordo con Israele. Il suo successore, Ben Ali, era comunemente definito “un cripto-sionista” dagli islamisti dopo aver aperto un ufficio diplomatico a Tel Aviv. Tunisi ha continuato a rilasciare visti agli israeliani anche dopo lo scoppio della seconda Intifada. Le relazioni fra Israele e Tunisia erano diventate ottime anche grazie alle relazioni fra l’ex ministro degli Esteri Silvan Shalom (un ebreo di origine tunisina) e il suo omologo Abdelbaki Harmassi. Sul pericolo di Ennahda si agitano da settimane le forze laiche in Tunisia, con la minaccia di un eventuale golpe in caso di vittoria islamica alle urne. Contro “l’integralismo, l’estremismo e la violenza” alcune centinaia di persone si sono radunate al Teatro Municipale di Tunisi, nella centralissima avenue Bourguiba. I manifestanti portavano cartelli con scritto “no all’Algeria degli anni Novanta”. L’iniziativa ha preso spunto dagli incidenti di domenica, quando integralisti islamici hanno fatto irruzione in un cinema della capitale dove era in programma un film sulla laicità e dall’aggressione martedì, sempre da parte di questo gruppo, di cinque avvocati dinnanzi la sede del tribunale di Tunisi. A Kairouan, dopo la grande preghiera del venerdì, manifestanti hanno infine ammainato la bandiera nazionale issando quella nera dei salafiti. Fuori dal cinema gli islamisti urlavano “la Tunisia è uno stato islamico” e slogan contro “l’ateismo”. Un incubo che finora non ha sfiorato i tunisini, ma che da due settimane comincia a turbarli sul serio. Una ventina di islamisti al grido di “Allah è grande” ha sfondato le porte di ingresso del cinema, distrutto le vetrate, ha fatto irruzione in sala, minacciato gli spettatori rei di aver scelto un titolo “miscredente”, fino al tentativo di fuga della gente terrorizzata davanti alle porte sbarrate dagli assalitori. I segnali di un’escalation islamica in Tunisia c’erano già da febbraio, quando islamisti davanti alla sinagoga di avenue de la Liberté a Tunisi hanno gridato “Ebrei, l’esercito di Maometto sta tornando”. Poi il tentativo di dar fuoco a un bordello e l’uccisione di un prete salesiano, sgozzato nel garage di una scuola cattolica.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT