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Il Foglio Rassegna Stampa
03.09.2009 Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si schiera contro Farouk Hosni
Analisi di Giulio Meotti, cronaca di Massimiliano Lenzi

Testata: Il Foglio
Data: 03 settembre 2009
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti - Massimiliano Lenzi
Titolo: «Ecco la lista nera dei libri banditi al Cairo dal ministro egiziano che 'per l’Italia è il favorito' - Il sindaco Renzi ci spiega perché non accetterà mai un antisemita come suo portavoce culturale»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 03/09/2009, a pag. 1-4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Ecco la lista nera dei libri banditi al Cairo dal ministro egiziano che 'per l’Italia è il favorito' " e quello di Massimiliano Lenzi dal titolo " Il sindaco Renzi ci spiega perché non accetterà mai un antisemita come suo portavoce culturale ". Ecco i due articoli:

Giulio Meotti : " Ecco la lista nera dei libri banditi al Cairo dal ministro egiziano che “per l’Italia è il favorito” "

 Farouk Hosni

Roma. “Farouk Hosni è il candidato favorito dell’Italia”. A rivelarlo al Foglio è Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale per l’Unesco: “Hosni è un amico dell’Italia e di fronte a questa rosa di candidati noi vediamo come favorito il ministro egiziano. Berlusconi ne ha parlato anche con il presidente Mubarak”. Chissà se prima ha riflettuto sulla circostanza che non c’è soltanto l’antisemitismo nel profilo del ministro della Cultura del Cairo avviato alla guida dell’Unesco (il che già indurrebbe a maggior riflessione). Hosni ha purgato la cultura egiziana dall’influenza straniera, laica, occidentale e secolarista. Ha strozzato voci arabe libere in qualità di custode della Fiera del libro del Cairo, la seconda più grande al mondo dopo Francoforte. L’inquisizione del Cairo passa da due ministeri: Cultura e Informazione. Non è facile governare il calderone islamista dei Fratelli musulmani nel paese di Farag Foda, il giornalista e saggista crivellato di colpi dai fanatici. Hosni però l’arte censoria l’ha esercitata soltanto verso i pochi illuministi emersi dalla cultura araba. Il nome più noto della lista del censurati occidentali è Milan Kundera con l’“Insostenibile leggerezza dell’essere” e “Il libro del riso e dell’oblio”. Stessa sorte per “Zorba il Greco” di Nikos Kazantzakis. Il marocchino Mohamed Choukri non poté lasciare Tangeri per raggiungere il Salone di Torino del 1989: si era saputo che il suo nome figurava nelle liste di morte degli ayatollah khomeinisti assieme a Salman Rushdie. Anche Choukri, l’autore del capolavoro “Il pane nudo”, è stato bandito da Hosni. Come “Love in Saudi Arabia” di Ibrahim Badi e “Women of Sand and Myrrh” del libanese Hanan al Sheikh, che racconta le donne nel mondo islamico. Elias Khoury, scrittore che si proclama “ateo, di sinistra e laico”, si è visto sequestrare “As If She Were Sleeping”. Hosni ha messo all’indice una novantina di libri dall’Università americana al Cairo, compresi i saggi del Nobel Naguib Mahfouz, “Lolita” di Vladimir Nabokov, “Il Profeta” di Kahlil Gibran (colpevole di “apostasia” per i disegni in cui si poteva ravvisare Maometto) e il saggio su “Maometto” di Maxime Rodinson. Dalla Fiera del libro del 2001 Hosni ha espulso la psichiatra Nawal Saadawi, per cinquant’anni in prima linea per i diritti delle donne e nella lotta contro il fanatismo islamista. Più volte minacciata dai fondamentalisti, è stata condannata a morte per “eresia” ed esiliata negli Stati Uniti. Saadawi aveva osato denunciare l’infibulazione. La sua pièce teatrale “Dio si è dimesso nel corso del vertice” finì nel mirino di al Azhar al Cairo, il principale centro dell’islam sunnita. Il Gran muftì Mohammad Sayd Tantawi definì l’opera “un insieme di ingiurie contro divinità, profeti e angeli”. Anziché farsi scudo di questa liberissima pensatrice, speranza di un Egitto non ancora consegnato alla falange jihadista, Hosni la mise a tacere. Saadawi fu cacciata dalla Fiera del libro per aver detto che il Corano non contiene obblighi di portare il velo né prevede per la donna il diritto alla sola metà dei beni previsti per l’uomo. Hosni ha pure mandato al rogo le poesie di uno dei massimi cantori del mondo arabo, Abu Nawas. E lo scrittore Ala Hamed perse il suo lavoro dopo che i censori di Hosni, alleati degli imam di al Azhar, giudicarono blasfemo il suo “El Firash”. Hamed fu condannato a otto anni di prigione, assieme all’editore e allo stampatore. Quando poi migliaia di universitari fondamentalisti si scontrarono con la polizia reclamando il rogo dei libri di Haidar Haidar, accusato di essere il Rushdie siriano, il “laico” Hosni non difese il libro. Lo fece sparire da ogni bancarella, libreria e biblioteca. Il caso più eclatante è quello di Ali Salem, scrittore e autore teatrale a favore della normalizzazione dei rapporti con Israele. In Egitto è un autore morto. I suoi libri sono banditi, è stato espulso dal sindacato degli scrittori e nessun teatro accetta più le sue opere. La “colpa”? Quando nel 1994 Israele siglò gli accordi di Oslo, Salem montò nella sua macchina di fabbricazione sovietica e varcò il Sinai per scrivere “My drive to Israel”, un reportage sullo stato ebraico. Non dovrebbero essere eroici egiziani come Ali Salem, non spregiatori come Farouk Hosni, a promuovere la cultura e la tolleranza intellettuale alle Nazioni Unite? L’Italia sembra avviata nella direzione opposta. Verso il cuore tenebroso del mondo arabo.

Massimiliano Lenzi : " Il sindaco Renzi ci spiega perché non accetterà mai un antisemita come suo portavoce culturale "

 Matteo Renzi

Firenze. “La nomina dell’egiziano Farouk Hosni alla guida dell’Unesco? Io sono rimasto sconvolto quando ho letto la notizia sui giornali e le dichiarazioni di Hosni fatte in passato, che avrebbe messo al bando il film ‘Schindler’s List’ in Egitto o che ha bloccato la costruzione del Museo di Storia ebraica egiziana al Cairo”. Matteo Renzi, sindaco Pd di Firenze, città da sempre crocevia di storie, culture e religioni diverse, non ci sta alla nomina di Farouk Hosni alla guida dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura con sede a Parigi, e in questa intervista al Foglio spiega il perché. “L’idea mi sconvolge – sottolinea Renzi – la trovo un’assoluta provocazione ma neppure, è una follia. Come si può pensare che possa essere il capo di una organizzazione internazionale di cultura una persona che ha detto, lo si è letto anche sul vostro giornale, che gli intellettuali come lui non accetteranno mai Israele? La cultura è rispettare il genio, la qualità dell’essere umano in tutte le sue manifestazioni e non soltanto curare il verde dei giardini o la brillantezza dei pavimenti alle mostre. La mia città – anche quando ero presidente della provincia negli anni passati – ha collaborato con l’Unesco e quindi Firenze e io come sindaco abbiamo il titolo per esprimerci sulle scelte dell’Unesco: oltre a essere un patrimonio dell’umanità, Firenze è anche una delle capitali della cultura nel mondo”. Parla forte, Renzi, e lo fa nella settimana in cui cade la giornata europea della cultura ebraica. “Mi piace affermare questi principi di civiltà e di libertà – spiega – alla vigilia della giornata europea della cultura ebraica. Il 6 settembre sarò in Sinagoga a Firenze, la mattina, ci sarei andato comunque ma oggi questa mia presenza assume un valore ancora più importante e significativo, di fronte a un pezzo della cultura fiorentina, che è anche la storia delle case editrici di Firenze, molte delle quali sono di cultura ebraica. Come può il sindaco di questa città, scelto dalla maggioranza dei suoi concittadini, dirsi sereno quando una persona, scelta per guidare l’Unesco, sostiene – come hanno riportato i giornali – che bisogna bruciare i libri di cultura ebraica?”. Renzi s’interroga e si sofferma sul ruolo, nell’anno 2009, delle organizzazioni internazionali nel mondo, a cominciare proprio dall’Unesco. “Queste organizzazioni – dice al Foglio – vivono una fase di profonda crisi di rappresentanza e se continuano ad andare avanti in questo modo – sa cosa le dico? – sono finite, perderanno credibilità. L’idea che si possa mettere al bando un film sulla tragedia dell’Olocausto perché ci sono troppe uccisioni è semplicemente folle. Io mi auguro che in questi giorni possa esserci un chiarimento su chi deve rappresentare al massimo livello un’istituzione come l’Unesco, una figura che dovrebbe rappresentare e simboleggiare la cultura nel mondo. Mi auguro che il chiarimento avvenga all’interno della stessa organizzazione internazionale. Tra l’altro di fronte al silenzio delle fonti e delle voci governative, per ovvie ragioni di realpolitik, io sono convinto che le città e i loro sindaci debbano invece parlare; abbiamo questo dovere e non possiamo restare in silenzio. Quanto all’Unesco, gli rivolgo un appello: dovete seguire il vostro ruolo di guida culturale alta e non affidarvi a una sorta di Manuale Cencelli globale per accontentare questo o quello, nominando una persona che dice di trarre odio per Israele dal latte materno. Io guido una città patrimonio dell’umanità e non mi stancherò di domandarvi: che senso ha farsi guidare da una persona con queste idee? Non umiliamo la cultura, non è giusto”. Le ultime considerazioni di Matteo Renzi si soffermano, ancora una volta, sul ruolo culturale di Firenze. Perché certi simboli contano, eccome. “La nostra è da sempre una città multiculturale, aperta. Prendiamo un esempio dalla storia dell’arte: in Palazzo Medici c’è la Cappella dei Magi. Vi si raffigura una corte che si incammina per adorare Gesù bambino, la raffigurazione è quella di un mondo vario, multiculturale, ricco, non settario. Per questo, insisto, a costo di apparire noioso: no a un portavoce antisionista alla guida dell’Unesco. Ve lo chiede Firenze, ve lo chiede il mondo libero”.

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