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Il Foglio Rassegna Stampa
23.07.2009 All'Unesco sta per arrivare Goebbels
Occorre fare di tutto per impedirlo

Testata: Il Foglio
Data: 23 luglio 2009
Pagina: 1
Autore: La Redazione del Foglio
Titolo: «I protocoli antisemiti verso l'Unesco»

Opportuno l'aggiornamento sul prossimo presidente Unesco sul FOGLIO di oggi, 23/07/2009, a pag.1, con il titolo, centrato, di " I protocoli antisemiti verso l'Unesco ". Un pezzo accurato, nel quale manca però la nota triste del benestare che anche il governo Netanyahu ha dato  alla nomina del Goebbels egiziano. E' vero che il sì sarà stato dettato dalla realpolitik che governa i rapporti israelo-egiziani, ma proprio per questo motivo va detto e ricordato. Anche perchè il peso della battaglia contro la nomina di Hosny è tutta sul versante occidentale. Dobbiamo combatterla noi, senza Israele, e, anche se sarà difficile da vincere, visto il peso numerico musulmano all'Onu, va comunque combattuta. Bene quindi il pezzo sul FOGLIO di oggi, con l'impegno a sollevare la questione in tutte le occasioni possibili. Ecco l'articolo:

 a sinistra Hosny, a destra Goebbels

Roma. Il ministro della Cultura egiziano, Farouk Hosny, ha incassato un altro grande risultato verso la guida dell’Unesco, l’organizzazione dell’Onu che si occupa di cultura. Hosny è rimasto l’unico candidato arabo dopo che si è ritirato l’algerino Mohamed Bedjaoui. Anche in virtù della rotazione tra aree geografiche, il ministro degli Esteri egiziano, Aboul Gheit, si è detto certo che Hosny riuscirà a spuntarla sul viceministro degli Esteri russo, Alexander Yakovenko, e sul commissario europeo austriaco, Benita Ferrero-Waldner. L’Unione africana si è riunita a Sirte, in Libia, per annunciare l’endorsment di Hosni. Il ministro è ora il candidato ufficiale dell’Organizzazione della conferenza islamica, il più potente e cospicuo blocco di votanti alle Nazioni Unite. Nel 1999 fu il Giappone ad aggiudicarsi l’incarico per la divisione araba fra due candidati. Hosny gode dell’unanimità, sostenuto da un patto di ferro fra l’egiziano Mubarak, il libico Gheddafi e l’algerino Bouteflika. Senza una forte campagna di boicottaggio a settembre sarà quindi eletto alla direzione dell’Unesco, al posto di Koïchiro Matsuura. Ci hanno provato Bernard-Henri Lévy, Claude Lanzmann e Elie Wiesel con un appello contro la sua candidatura, pubblicato dal Monde il 22 maggio e rilanciato in Italia dal Foglio con la firma di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane. La candidatura di Hosny è stata sostenuta però anche dal governo italiano nell’agosto 2007. Da allora, il silenzio. Hosny è noto per aver detto che “Israele non ha mai contribuito alla civilizzazione, in nessun’epoca, perché non ha mai fatto altro che appropriarsi del bene altrui”, ha fatto bandire film israeliani premiati a Cannes come “The band’s visit” e si è detto più volte contrario alla “normalizzazione dei rapporti con Israele”. Soprattutto, a domanda di un deputato egiziano preoccupato del fatto che potessero essere introdotti libri israeliani nella gloriosa biblioteca d’Alessandria, Hosny ha risposto: “Bruciamo questi libri; magari li brucerò io stesso davanti a voi”. Il direttore del Simon Wiesenthal Center, Shimon Samuels, ha accostato il nome di Hosny a quello del ministro per la propaganda nazista, Joseph Goebbels. Fu sempre Hosny a portare in Egitto Roger Garaudy dopo il processo in Francia. Garaudy è noto per aver sostenuto che “non c’è stato alcun pogrom nazista o genocidio durante la Seconda guerra mondiale, e gli ebrei hanno sostanzialmente inventato l’Olocausto per il loro tornaconto politico ed economico”. Parlando a un quotidiano arabo, Hosny ha anche detto che “la cultura israeliana è subumana”. Nel novembre 2007 Hosny annunciò che non avrebbe consentito che un museo di antichità ebraiche fosse aperto in Egitto. “Mai”, disse più volte. A lui si deve anche la messa al bando del direttore d’orchestra Daniel Barenboim, celebre critico di Israele. Ma pur sempre un ebreo. In queste settimane, dopo l’appello di Lanzmann e Wiesel, Hosny ha reagito con furore alle critiche. Ha denunciato i copti emigrati che lo hanno accusato di aver purgato l’Egitto da ogni cultura non islamica. Hosny ha spiegato, con i toni della peggior propaganda antisemita, che la campagna di boicottaggio si spiega con il fatto che “gli ebrei non vogliono un arabo o un musulmano per quel posto a causa della situazione a Gerusalemme”. Anche Libération ha lanciato un durissimo attacco con un editoriale di Richard Pasquier, il presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche francesi. Pasquier ha ricordato come Hosny abbia definito “ladra” la cultura israeliana quattro anni dopo gli accordi di Oslo, in un periodo di distensione e negoziati. Pasquier ha spiegato che con Hosny migliaia di copie dei Protocolli dei savi di Sion, il noto falso antisemita sopravvissuto all’Olocausto e riciclato dagli islamisti, sono arrivate nelle librerie egiziane e alla gloriosa biblioteca di Alessandria. Rivolgendosi a Hosni, Pasquier infine scrive: “La vostra lunga carriera non vi dà alcuna legittimità per quel posto prestigioso a cui ambite”.

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lettere@ilfoglio.it

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