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Il Foglio Rassegna Stampa
13.07.2008 Con Assad Sarkozy rischia grosso
l'analisi di Carlo Panella

Testata: Il Foglio
Data: 13 luglio 2008
Pagina: 3
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Perché Sarkozy rischia grosso dando credibilità ad Assad»
Da Il FOGLIO del 13 luglio 2008:

A Parigi, Ehud Olmert e Bashar el Assad saranno seduti allo stesso tavolo, assieme ai partner dell’Unione mediterranea di Nicolas Sarkozy, ma non sarà una data storica. Il presidente francese si è assunto un grande rischio dando credito alla volontà di normalizzazione della Siria, nell’illusione di staccare il regime siriano da quello iraniano, e ha pagato al presidente siriano un prezzo salato, in anticipo. Invitandolo a Parigi, la Francia toglie il rais siriano dalla scomoda posizione di membro dell’asse del male e gli regala lo status di interlocutore affidabile. In più, vanifica sul piano politico ogni compromissione con l’uccisione di Rafiq Hariri, che pure, sino a due anni fa, gravava personalmente su Assad. Bottino pieno, dunque, per il presidente siriano che non ha pagato nessun prezzo. I media francesi spiegano che Sarkozy ha deciso questa mossa forte, in solitudine rispetto agli Stati Uniti come all’Europa, sulla base di analisi dei suoi servizi di informazione, che indicano Assad pronto a una svolta. E’ un pessimo auspicio: sul quadrante siro-libanese i servizi francesi hanno accumulato negli ultimi decenni sonore e imbarazzanti sconfitte. Quello che è certo è che Assad non ha modificato nulla della posizione oltranzista siriana. E’ anche certo che la sua volontà di partecipare a trattative con Israele, accettando la mediazione di Ankara, non costituisce una svolta. E’ tradizione del regime bahatista siriano – in questo molto diverso da quello di Saddam Hussein – giocare contemporaneamente sul tavolo di trattative spregiudicate e su quello del terrorismo e dell’aggressione militare. Tra il 1993 e il 2000, Hafez al Assad, padre di Bashar, ha partecipato alle trattative con Israele iniziate con gli accordi di Oslo: nulla di fatto. In apparenza perché Gerusalemme e Damasco non avevano trovato un accordo sulle Fattorie di Sheeba, occupate da Israele dal 1973. In realtà, perché la Siri non ha mai derogato dalla linea di un accordo complessivo sulla questione palestinese, rifiutando ogni quadro bilaterale, sia quello di Camp David del 1979 sia quello del 1993 con l’Anp e la Giordania. Assad non ha fatto passi indietro su nessun quadrante: non ha fatto il minimo cenno a un possibile riconoscimento di Israele e nel vertice della Lega araba di Damasco del 28 marzo ha dichiarato: “La richiesta di Israele di sicurezza prima della pace è soltanto un’illusione”. In Libano, il suo totale appoggio ha permesso ad Hezbollah di riarmarsi con 40 mila missili e di disporre di un diritto di veto sul governo di Beirut, mentre gli alawiti filosiriani combattono a Tripoli contro i sunniti. Khaled Meshaal continua a dirigere Hamas da Damasco. Non vi è più dubbio che l’impianto distrutto dall’aviazione israeliana il 6 settembre 2007 nel nord della Siria fosse un sito nucleare segreto. Ma la controprova più evidente del rischio che prende Sarkozy con Assad viene da Teheran. L’Iran, fedele padrino della Siria, non ha mai preso le distanze dall’operato di Assad, neanche dalle sue trattative con Olmert. Anche dall’Iran, come dalla Siria, giungono identici segnali dell’applicazione di una doppia strategia: minacce militari sempre più spinte (i missili in grado di raggiungere Israele e le manovre dei pasdaran) accompagnate dalle aperture trattativiste che impigliano Javier Solana in una vischiosa rete di ragno, senza mai esiti. Di questa doppia strategia fa parte anche il cessate il fuoco che l’Egitto ha mediato con Hamas su Gaza. La verifica dell’affidabilità siriana si avrà dunque soltanto quando Olmert e Abu Mazen sigleranno la prima intesa sullo stato palestinese che Bush pretende entro novembre. Da 45 anni, la Siria in queste occasioni getta la maschera delle trattative e sceglie la strada delle armi. Oggi è affiancata dall’Iran e da un Libano di nuovo sotto il suo controllo tramite Hezbollah. Sarkozy rischia di fare la fine di un piccolo emulo di Chamberlain.

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