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Il Foglio Rassegna Stampa
09.12.2006 E' morta Jeane Kirkpatrick, ci mancheranno la sua intelligenza e il suo coraggio
il ricordo di Christian Rocca

Testata: Il Foglio
Data: 09 dicembre 2006
Pagina: 2
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Ciao Kirkpatrick L’anticomunista che aiutò Reagan a combattere l’imperialismo sovietico e il disfattismo liberal»

Ci eravamo innamorati di Jeane Kirkpatrick negli anni '80, quando Reagan la nominò ambasciatrice alle Nazioni Unite. Ci innamorammo dei suoi interventi, sempre in difesa dei valori occidentali, della democrazia, della libertà. La difesa delle ragioni di Israele raggiunse con  lei, non ebrea, uno dei livelli più altri. Con lei l'amico Moynihan, anche lui ricordato nel bellissimo " Ciao Kikpatrick" che Christian Rocca ha scritto per il FOGLIO di oggi, 09/12/2006, a pag.2:

Milano. E’ morta ieri mattina, all’età di 80 anni, Jeane J. Kirkpatrick, una delle eroine della rivoluzione reaganiana e del pensiero politico neoconservatore, oltre che una paladina dell’anticomunismo e della dottrina della promozione della democrazia. Studiosa di relazioni internazionali, analista dell’American Enterprise e vicepresidente di Freedom House, Jeane Kirkpatrick è stata la John Bolton dei suoi tempi. Da ambasciatrice alle Nazioni Unite – nominata nel 1981 da Ronald Reagan malgrado fosse iscritta al partito democratico – Kirkpatrick ha inaugurato, insieme con il predecessore Daniel Patrick Moynihan, un duro stile diplomatico contro i tiranni e a favore della diffusione della libertà nel mondo. Reagan si accorse di lei grazie a un suo saggio, “Dittatura e doppi standard”, pubblicato nel 1979 sulla rivista Commentary, allora diretta da Norman Podhoretz. In quell’articolo Kirkpatrick criticava la politica idealista dell’Amministrazione Carter, sganciata dalla realtà e destinata a indebolire il mondo libero perché promuoveva il cambiamento politico soltanto nei paesi retti da regimi autoritari di destra, cioè gli alleati nella guerra contro l’imperialismo sovietico, e mirava a destabilizzare i regimi amichevoli o neutrali senza alcuna certezza che poi non venissero sostituiti da teocrazie totalitarie e reazionarie. Era l’anno in cui questo tipo di politica aveva aperto la strada alla rivoluzione islamista dell’ayatollah Khomeini, con i risultati che sono cominciati a essere evidenti soltanto l’11 settembre 2001. Quella di Jimmy Carter è una politica che si fonda su un inaccettabile e controproducente doppio standard, scrisse la Kirkpatrick, perché “accetta lo status quo nelle nazioni comuniste in nome della diversità e dell’autonomia nazionale, ma non nelle nazioni guidate dai dittatori di destra”. Erano bei tempi, quelli in cui la sinistra americana era idealista e i nuovi conservatori, provenienti dal mondo liberal, provavano a mitigare quell’idealismo naïve con dosi moderate di realismo in funzione antitotalitaria. Blame America First speech” Kirkpatrick era, come amava ripetere, un’iscritta a vita al partito democratico”, anche se nel 1985 – quattro anni dopo essere stata nominata da Reagan ambasciatrice all’Onu – ha cambiato partito e si è schierata con i repubblicani, a causa della sbandatura illiberale che aveva preso la sinistra liberal. Un anno prima aveva partecipato per la prima volta a una Convention repubblicana, soltanto perché il mese precedente il suo partito, il partito democratico, alla convention di San Francisco aveva accusato l’America di tutti i mali del mondo. Il discorso di Kirkpatrick tra i repubblicani è diventato famoso come il “Blame America First speech”. Kirkpatrick ha fatto un elenco delle malefatte sovietiche e dei vari dittatori del mondo, notando come, a San Francisco, i democratici non se la prendevano con i responsabili di quegli atti, ma preferivano accusare gli Stati Uniti. Quel cantilenante “but then, they always blame America first”, pronunciato alla fine di ogni paragrafo del discorso come si sarebbe ascoltato in un sermone di una chiesa del sud, è entrato nella storia della politica americana. Il senatore Joe Lieberman ieri ha detto che “l’America ha perso una chiara voce a favore della libertà. Kirkpatrick era una vera patriota che ha svolto un ruolo decisivo nel trionfo della libertà sul totalitarismo ai tempi della guerra fredda”. Il giorno dopo 11 settembre, tirando il filo di quella battaglia, Kirkpatrick ha chiesto al Congresso di dichiarare guerra contro “l’intero network terrorista e fondamentalista islamico”.

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