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Il Foglio Rassegna Stampa
18.03.2004 Una analisi dell'Europa di Alain Finkielkraut
lucida, spietata, indispensabile per capire quel che succede

Testata: Il Foglio
Data: 18 marzo 2004
Pagina: 0
Autore: Francesca Pierantozzi
Titolo: «Per Finkielkraut l'Europa è vile, non sa riconoscere il male e cerca solo giustificazioni morali»
L'analisi di A.Finkielkraut, così ben raccontata da Francesca Pierantozzi, è uno dei testi più straordinari che abbiamo letto in questi tempi sull'Europa ed il suo vile destino. Se ne resta colpiti, preoccupati,ma con la forza che deriva dalla maggiore comprensione della storia. Ne sia reso merito al Foglio.
Parigi. Sul tavolo, giornali, fogli di appunti sparsi e il libro di Solzenicyn. L’attualità, la riflessione e il punto di riferimento: il lavoro di Alain Finkielkraut va avanti da anni sulla strada, spesso difficile, della critica del presente. Un presente che oggi – ammette – lo "sconvolge’’: Le bombe, le elezioni, l’Iraq. L’attualità è drammatica e appare drammaticamente confusa. Dunque meglio cercare di chiarire cominciando dal principio. 11 settembre 2001-11 marzo 2004: simmetria fatidica delle date, asimmetria tragicomica delle reazioni. "Quando l’America viene colpita dal terrorismo, gli americani rispondono. Quando l’Europa viene colpita dal terrorismo, gli europei si pentono. Il nuovo primo ministro spagnolo non ha nemmeno aspettato l’investitura ufficiale per annunciare urbi et orbi il ritiro del contingente spagnolo in Iraq. Ai terroristi che per la prima volta nella storia hanno dettato la scelta elettorale di un popolo, Zapatero ha risposto: ‘vi ho compreso’. Si è comportato in un certo senso come il loro mandante, è stato eletto dai terroristi per mettere fine alla presenza spagnola in Iraq". Molti giornalisti europei ci dicono che gli spagnoli hanno in realtà sanzionato una manipolazione, che hanno dato una bella lezione morale al resto del mondo: Ma quale menzogna? La mattina dell’11 marzo il governo spagnolo ha creduto in buona fede che l’attentato fosse firmato dall’Eta. Esistevano forti indizi che lo lasciavano credere. L’ostinazione a indicare l’Eta come responsabile è stata forse patetica, ma il governo ha fornito praticamente in tempo reale le informazioni che contraddicevano la sua tesi. Mi sembra che a forza di vedere la manipolazione laddove c’è soltanto disordine e confusione, il disprezzo diventa impossibile: l’Eta non è più una mafia delinquente capace del peggio, ma un gruppo rivoluzionario accusato ingiustamente di un crimine abominevole. Gli spagnoli in realtà non hanno sanzionato una menzogna o una manipolazione, ma l’intervento in Iraq, ovvero l’allineamento del loro governo sulla politica americana. Hanno rifiutato di considerare il terrorismo come il nemico, e ne hanno fatto il loro signore". Ma esiste un vero pensiero antiterrorista? "No. Ascoltiamo Zapatero. All’indomani di queste elezioni dichiara che le motivazioni della guerra in Iraq non erano credibili. E il popolo, con lui, ritiene che una guerra che non era la sua ha portato il terrorismo in casa. Qualche ora dopo apprendiamo che Abu Mussab Al Zarkaui sarebbe legato alle stragi di Madrid. Il suo nome era stato fatto il 23 febbraio dell’anno scorso da Colin Powell, che lo aveva indicato come un terrorista pericoloso con base in Iraq, quale doveva essere impedito di nuocere. Oggi possiamo rammaricarci che gli americani, nonostante l’invasione, non siano riusciti a catturarlo, ma mi sembra che gli attentati di Madrid diano ancora più credito all’intervento in Iraq. E’ incredibile lo scarto tra il comportamento reale degli europei il modo con cui lo vivono. L’Europa, titolano i giornali, è sul piede di guerra: ma non vero. L’Europa, al contrario, dice basta, ritira. Certo si faranno riunioni, si creerà una nuova burocrazia poliziesca e si riempiranno i treni di cani poliziotto per cercare valigie piene di esplosivo. Ma questa non è la lotta contro il terrorismo. Lottare contro il terrorismo è andare a cercare i terroristi. E a questo l’Europa ha rinunciato. Cosa succede se domani esplode una bomba in Francia? Il governo francese sceglierà di ritirare la legge che vieta il velo islamico nelle scuole? Assistiamo chiaramente ad una politica di appeasement. Si vuole addomesticare la bestia, quando si dovrebbe aver capito che più si cerca di accontentarla, più la bestia reclama. Dov’è finita la vigilanza degli intellettuali europei? L’Europa risponde con quella che ritiene la propria intelligenza: gli americani sono cowboy, noi siamo più raffinati, loro hanno Bush, noi abbiamo Derrida e Agamben, gente che sa andare oltre le apparenze, che quando si parla di terrorismo usa virgolette di precauzione, gente che s’interroga, che risale alle cause. E quali sono le cause del terrorismo, secondo questa intelligenza? La disperazione. E da dove viene la disperazione? Dalla dominazione dell’impero americano e dall’oppressione dei palestinesi in Israele. E così, in meno di ventiquattr’ore, il crimine commesso in Spagna è stato fatto proprio al grido di ‘Aznar, Bush assassini’. Senza contare che è molto più comodo e confortevole combattere un potere democratico – dunque impotente – che non l’idra del terrorismo islamico". Questi significa che l’Occidente non ha più armi, nemmeno mentali, per far fronte alla minaccia? "Parlerei di europei e non di occidentali, perché è chiaro che gli americani – e in gran parte anche gli inglesi – non reagiscono nello stesso modo. L’Europa è entrata nell’era post-nazionale delle democrazie. Non abitiamo più delle nazioni, ma delle società. E ciò che caratterizza le società è la vita come bene supremo. La società si definisce attraverso la manutenzione del processo vitale. In questo contesto la pace diventa l’obiettivo supremo, non in quanto obiettivo politico di mutuo riconoscimento, ma in quanto ‘sicurezza’. La pace nel senso di ‘lasciateci in pace’, ‘fateci stare tranquilli’. Sono stato colpito dal fatto che praticamente nessuno, in Spagna o in Europa, ha fatto il minimo paragone tra gli autobus israeliani polverizzati e i vagoni sventrati di Madrid. Questo perché per la maggioranza degli europei gli israeliani se la sono cercata: gli israeliani sono colpevoli, mentre gli europei proclamano la loro innocenza. L’Europa ‘intelligente’ è quella che cerca le cause, e la causa prima del male è il conflitto israelo-palestinese, che alcuni assimilano – è il caso di Edgar Morin – a un cancro che produce metastasi. Ho l’impressione che l’Europa nutra un grande sogno di chemioterapia politica. La maggioranza dell’opinione pubblica sembra subire le decisioni politiche delle classi dirigenti. L’Europa si chiede: ma cosa ho fatto per meritare tutto questo? Certo, noi abbiamo colonizzato, noi viviamo nel lusso, mentre ‘loro’ vivono nella miseria. E’ uno strano miscuglio di inerzia e coscienza sporca che rischia di trasformarsi nella giustificazione morale di una viltà di cui l’Europa ha mostrato svariati esempi nella storia recente". Usciamo allora sconfitti dal famigerato "scontro di civiltà"? "Io esiterei a impiegare questa figura. L’Islam non è certo una religione di pace, prevede il jihad, che non soltanto una lotta contro se stessi. Tuttavia l’Islam non è le bombe, non è le stragi di Madrid, non è l’11 settembre. Tra bin Laden, al Qaida e l’Islam esiste una differenza. Ritengo semplicemente che non sia ancora arrivato il tempo delle spiegazioni. Dobbiamo accettare di trovarci davanti qualcosa che è il male. E uso questo termine a ragion veduta, perché il male è il termine cui si ricorre quando mancano i concetti, le spiegazioni. Il male è irriducibile al principio di causalità. C’è, e non sappiamo perché. Nonostante tutti i libri, non siamo riusciti a spiegare Hitler. Anche il terrorismo oggi è un fenomeno irriducibile a una spiegazione: non è l’Islam, non è la disperazione. E’ la capacità di uccidere senza limiti. E a questa capacità occorre trovare risposte diverse di quelle che propone l’Unione europea".
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