domenica 05 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
20.02.2009 Lieberman diventa un fascista
per il settimanale cattolico, che non smentisce il proprio pregiudizio antisraeliano

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 20 febbraio 2009
Pagina: 8
Autore: Fulvio Scaglione
Titolo: «Il patto col diavolo»

FAMIGLIA CRISTIANA pubblica nel numero 8 on line un articolo di Fulvio Scaglione intitolato “Il patto col diavolo”. L’articolo analizza il “dopo elezioni” nella città israeliana di Ashkelon con i medesimi toni pregiudiziali che il settimanale cattolico riserva di consuetudine allo Stato d’Israele, una democrazia dove tutte le opinioni hanno libertà di espressione, come dimostrano peraltro i pareri espressi dagli intervistati. In questo caso però i toni sono più velenosi e si arriva a definire “satana” il leader nazionalista Avigdor Lieberman, il cui partito Israel Beitenu ha ottenuto 15 seggi alla Knesset ed è diventato il terzo partito del paese. Il parallelo con le formazioni della destra estrema europea è fuori luogo in quanto la situazione politica israeliana è ben diversa da quella riscontrabile in Europa: il partito del “demonio” israeliano sarebbe disposto a offrire il proprio appoggio alla premiership della Livni, un’ipotesi impensabile in qualsiasi altro paese, Italia compresa. Quello che forse il settimanale cattolico non tollera è l’apertura del partito di Lieberman alle unioni civili e gay, una posizione inaccettabile in Italia dove la Chiesa detta leggi e regole del vivere comune. Ecco l'articolo:

Fulvio Scaglione : " Il patto col diavolo "

Benvenuti nel regno di Satana. Ha strade larghe e ricche di verde, cielo e mare che più azzurri non si può, 12 chilometri di spiagge, alberghi, ciminiere in lontananza e tanti bei giovani: il 26% dei 122 mila abitanti ha meno di 18 anni. Qui Satana, in arte Avigdor Lieberman, l’israeliano di origine moldava che ancora parla l’ebraico con un accento da far rizzare i capelli, il politico che molti rabbini apparentano al demonio perché favorevole alle unioni civili anche gay, il leader del partito Israel Beitenu che tanto somiglia alle formazioni della destra estrema europea, non ha vinto: ha stravinto. Siamo ad Ashkelon, città che vanta origini vecchie di 5 mila anni, centrale rispetto a Tel Aviv (55 chilometri), Gerusalemme (71) e Beer Sheva (66): su scala nazionale Lieberman ha ottenuto il 12% dei voti, qui il 27%. Controprova: il Partito laburista di Ehud Barak ha avuto ad Ashkelon il 6% dei voti contro il 10% della media totale, Kadima di Tsipi Livni il 16% contro il 23%. Non aspettiamoci, però, di trovare qui gente ringhiosa che non vede l’ora di imbracciare il fucile e mirare all’arabo. Il rabbino Arie Salomon, sopravvissuto per miracolo a un razzo Qassam che ha colpito la sua casa, dice più triste che arrabbiato: «Non ce l’ho con loro, a noi davvero basterebbe vivere senza farsi del male l’un l’altro». E sua moglie Yafa, giornalista, aggiunge: «Bisogna trattare, trattare, trattare, se il dialogo si interrompe la pace non arriverà più». Altri sono meno disponibili, altri incattiviti. Ashkelon, però, si è rivolta alle ricette truculente di Lieberman non perché vuole la guerra ma perché vuole un futuro. Per districare il paradosso, pensiamo al mito dei pionieri: Ashkelon (in certa misura, vale per tutto Israele) è una città di frontiera. La sua periferia sud, l’area industriale, è a 4-5 chilometri dalla Striscia di Gaza. Il centro città è stato colpito da 50 missili nelle tre settimane di guerra (1 morto e 120 feriti), da centinaia da quando, nel 2001, è sorto il problema. Ma questa è solo la frontiera più evidente. «La nostra città», spiega Alan Marcus, direttore del Dipartimento pianificazione del municipio, «è stata scelta dal Governo come uno dei luoghi di insediamento dei nuovi immigrati e, quindi, anche come area di sviluppo industriale. Nel 2015 avremo 140 mila abitanti, con un incremento del 145% rispetto al 1989». Un terzo della popolazione attuale è dovuto all’immigrazione più recente, con una forte comunità "russa" (in realtà, degli ex Paesi socialisti: 34 mila persone) e una non trascurabile comunità etiope (2 mila) che fanno anche loro, in qualche modo, frontiera. E poi c’è la questione economica. Ashkelon ha grandi ambizioni e pari potenzialità. In municipio ci sono i piani urbanistici già approvati per un’area turistica di primo livello, con alberghi, due campi da golf e un porto per 600 barche; due centri commerciali; una ferrovia per unire Ashkelon a Tel Aviv; nuovi insediamenti industriali. «Non dimentichi», aggiunge Marcus, «i cinque impianti per la desalinizzazione dell’acqua di mare. Hanno un valore non solo economico, potrebbero dare una mano alla causa della pace, visto che noi israeliani siamo spesso accusati di fare guerre per procurarci acqua potabile». Parlando di amministrazione della città, Alan Marcus ricorda con nostalgia i tempi della collaborazione tra il Comune di Ashkelon e quello di Gaza e mostra un diploma d’onore ricevuto a suo tempo dai palestinesi per il lavoro comune nel costruire un centro di educazione all’uso del computer. «Con i colleghi di laggiù», borbotta, «stavamo persino pensando allo sviluppo di un porticciolo turistico a Gaza. Tutto è andato bene fino a quando si sono immischiati i Governi. La gente comune vuole andare d’accordo, è la politica a impedirlo». Di Gaza si sa. Di Ashkelon va detto che i progetti sono rimasti tali. Tutto fermo, sia per l’emergenza missili sia perché i soldi che vanno in sicurezza, armamenti e guerra, non possono andare altrove. Risultato: nella scala da 1 a 10 che il Governo di Israele usa per classificare lo sviluppo economico delle città, Ashkelon è ferma a 4. E nella scala da 1 a 20 con cui sono catalogati i singoli cittadini israeliani in base alla situazione economica, il 40% dei suoi abitanti è fermo tra 2 e 5. E poiché la frontiera dei missili è quella più evidente, non può stupire che i poveri di Ashkelon vivano a sud, vicini all’area industriale che non decolla e alla Striscia di Gaza che sprofonda. Paul Wolfson, responsabile dei Servizi sociali, riepiloga: 11.330 (un terzo del totale) famiglie nel mirino dei suoi servizi, 5 mila persone preda dell’alcol o della droga, 4 mila ragazzi a rischio. «L’emergenza missili», dice Wolfson, «fortifica lo spirito della gente. Durante la guerra gli studenti si sono mobilitati per assistere i bambini e gli anziani, il volontariato si è intensificato, tutti hanno mostrato grande disponibilità. In un certo senso, è la normalità che diventa difficile, con la mancanza di lavoro, la stasi generale, l’orizzonte molto schiacciato sul presente». Non ci si deve stupire, quindi, se molti ad Ashkelon e non solo lì hanno deciso di punire una maggioranza di Governo che, per usare la brillante definizione di uno noto giornalista israeliano, «ha parlato di pace come Beilin (politico di sinistra e pacifista, ndr) e ha fatto la guerra come Putin», per stringere un patto col diavolo di nome Lieberman. Del moldavo ha colpito la retorica, farcita di frasi a effetto e minacce. Ma i voti sono andati alla più sottile ed efficace delle sue promesse: fare comunque qualcosa di diverso, smuovere la situazione, uscire dall’alienante altalena delle sparatorie. Per Israele questo voto potrebbe diventare una cura omeopatica, prendere una piccola dose del male per evitare la dose letale. Sperando magari che intanto la polizia trovi le prove di quel riciclaggio di denaro, via Cipro, di cui Lieberman è sospettato e per cui sua figlia è già stata due volte interrogata.

Per inviare la propria opinione a Famiglia Cristiana, cliccare sull'e-mail sottostante


famigliacristiana@stpauls.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT