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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
31.08.2006 La missione dell'Onu in Libano
un editoriale di Beppe del Colle

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 31 agosto 2006
Pagina: 0
Autore: Beppe del Colle
Titolo: «Ai militari il presente all’ONU il futuro»

Famiglia Cristiana nel numero 36 on line pubblica un editoriale di Beppe
Del Colle molto interessante intitolato “Ai militari il presente all’ONU il
futuro”.

La tregua di questi giorni fra i miliziani di Hezbollah e l’esercito
israeliano è molto fragile: Hezbollah non intende disarmare e continua a
ricevere finanziamenti dall’Iran.
L’azione diplomatica, che resta indispensabile, dovrà garantire oltre ai
diritti della popolazione civile libanese anche quelli di Israele alla sua
sicurezza.
La missione di pace dell’Onu in Medio Oriente, cominciata questa settimana
con una forte partecipazione italiana, non è, non può essere, un salto nel
buio. Tutte le operazioni diplomatiche che l’hanno preceduta prima e dopo
la tregua nelle operazioni militari nel Sud Libano hanno avuto un senso ben
preciso, anche se non sono mancati equivoci, malintesi, speculazioni
politiche interne a molti Paesi e internazionali, anche a livello di
Nazioni Unite e dei rapporti fra Europa e America.
Il senso è stato, e rimane, questo: nessuno può illudersi che a superare la
crisi basti una fase di interposizione militare multinazionale fra Israele
da una parte e gli Hezbollah libanesi, sostenuti da Iran e Siria,
dall’altra, per una molteplicità di ben note ragioni che incoraggiano lo
scetticismo. Non meno necessaria, anzi imprescindibile e fondamentale, è
una strategia diplomatica che, partendo dall’Onu, deve coinvolgere una
vasta gamma di Paesi e di organizzazioni politiche ed economiche
(ricordiamoci che il Medio Oriente nel suo insieme è il più essenziale
produttore di petrolio del mondo) con uno scopo ben chiaro: garantire i
diritti e innanzitutto la sopravvivenza dello Stato di Israele e i diritti
e il futuro del popolo palestinese.
I movimenti in atto in questi giorni parlano chiaro: mentre dall’Europa
partono i contingenti militari e i loro supporti navali logistici e di
controllo dei flussi di armi dall’Iran verso il "partito di Dio" libanese,
il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan fa la spola fra
Beirut e Teheran, alla scadenza del termine del 31 agosto fissato dal
Consiglio di sicurezza dell’Onu all’Iran perché interrompa i suoi
esperimenti di arricchimento dell’uranio, prologo necessario allo sviluppo
di una capacità nucleare che potrebbe condurre all’"atomica degli
ayatollah".
Tutto dunque è in movimento, niente è sicuro, l’inquietudine, variamente
motivata, è forte dappertutto: molto probabilmente anche fra gli stessi
gruppi più fortemente ideologizzati che congiurano contro l’esistenza di
Israele, divisi fra loro in termini sia nazionalistici sia religiosi, come
dimostrano la vera e propria mattanza in corso nell’Irak spaccato in due
fra sciiti e sunniti e l’imbarazzato silenzio dei Governi di alcuni Paesi
arabi, principalmente Egitto, Giordania e Arabia Saudita, i cui interessi
(petroliferi o turistici) sono messi fortemente in pericolo da una
questione che fra guerre e tregue finora mai definitive dura dal 1948, anno
di fondazione dello Stato di Israele
I riflessi italiani di questa situazione sono noti a tutti: c’è
scetticismo, c’è paura di attentati, c’è un briciolo di consueta polemica
fra maggioranza e opposizione, anche se finora in Parlamento si continua a
registrare una convergenza di voti sulla nostra partecipazione alla
missione dell’Onu. Qualcuno rimprovera al Governo, in particolare a Prodi e
D’Alema, un eccesso di orgoglio per la riuscita nell’impresa di fare
assumere un atteggiamento positivo a tutta l’Unione europea (oggi estesa a
25 Paesi, sei dei quali mandano soldati in Libano: Italia, Francia, Spagna,
Belgio, Finlandia e Polonia, mentre altri, come Germania e Gran Bretagna,
assicurano navi e aerei).
Resta il dubbio sulla lealtà e concordanza di propositi che ci si può
attendere da una sinistra "pacifista" e da sempre filopalestinese, che oggi
tende a immaginare l’attuale funzione dell’Onu più come un deterrente
contro nuove reazioni israeliane a nuovi attacchi dei fondamentalisti arabi
che come prologo indispensabile a una pace che non deve restare più a lungo
un sogno irrealizzabile.

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