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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
03.12.2005 Non è Abu Mazen ad essere succeduto ad Arafat
ma Marwn Barghouti

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 03 dicembre 2005
Pagina: 14
Autore: Guglielmo Sasinini
Titolo: «"Le grandi sfide di Sharon e Barghouti".»
A pagina 14 di Famiglia Cristiana del 4 dicembre è pubblicato, nella rubrica "Sette giorni Come vanno le cose", un articolo di Guglielmo Sasinini intitolato "Le grandi sfide di Sharon e Barghouti".

Una delle caratteristiche del settimanale cattolico è sempre stata quella di affiancare il nome del primo ministro israeliano, Sharon, ad Arafat, un capo terrorista, ma pur sempre il leader che i palestinesi si erano scelti.

Ora l’affiancamento che appare nel titolo è ancor più sconcertante: si mettono in relazione "le sfide" del primo ministro di un paese democratico, Israele, con quelle di Barghouti, riconosciuto responsabile delle più sanguinose stragi che hanno colpito i civili israeliani dallo scoppio dell’Intifada del 2000.

Ancora. Dall’analisi dell’articolo si evidenzia come per Israele valgano sempre due pesi e due misure.

Bravi quando acconsentono all’apertura del valico di Rafah, cattivi quando tengono in carcere il povero Barghouti che "ha stravinto le primarie del Fatah" ma che ha le mani sporche del sangue di innocenti, che ha mandato giovani palestinesi a farsi esplodere fra civili israeliani causando morti, feriti e mutilati.

"Valichi che si aprono e porte che si chiudono" scrive Sasinini.

Ma in quale altro paese del mondo si chiederebbe ad uno Stato di liberare un assassino? Lo si chiede solo ad Israele.

Ecco l'articolo:

"Pietro Pistolese, il generale dei Carabinieri che comanda i 70 osservatori europei che dovranno vigilare sul valico di Rafah, garantendo l’agibilità tra la Striscia di Gaza e l’Egitto - la prima frontiera aperta per i palestinesi dopo 38 anni di controllo israeliano -, dovrà rapidamente aggiornarsi sulle particolari dinamiche che regolano lo stato delle cose in Medio Oriente. Per i palestinesi, oggi, è importante avere un luogo per uscire e rientrare, per gli israeliani è importante poter dimostrare che il processo di pace prosegue.

Per entrambi si avvicinano le scadenze elettorali. Ariel Sharon, con il suo nuovo partito, Kadima, vola nei sondaggi e convince un elettorato che comprende sia la destra sia la sinistra. Piacciono le sue parole d’ordine: "Accordo di pace e confini permanenti per Israele. Mettiamo ordine in casa. Lottiamo contro povertà, criminalità e violenza".

Sul fronte palestinese Marwan Barghouti, detenuto in Israele con cinque ergastoli da scontare, ha stravinto, senza un comizio, le primarie del Fatah in vista delle prossime elezioni. Da Tel Aviv, il ministro degli Esteri Shalom è molto chiaro: "Barghouti ha le mani sporche di sangue israeliano e non sarà mai liberato". Valichi che si aprono e porte che si chiudono".
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