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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
06.11.2005 Il dittatore iraniano compie il miracolo
e il settimanale cattolico apre gli occhi

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 06 novembre 2005
Pagina: 15
Autore: Guglielmo Sasinini
Titolo: «mailto:direzionefc@stpauls.it»
A pagina 15 di Famiglia Cristiana del 6 novembre nella rubrica "Sette giorni come vanno le cose" è pubblicato un articolo a firma Guglielmo Sasinini intitolato "Iran, incubo annunciato".

L’articolo riporta un’analisi corretta ed equilibrato sulla situazione iraniana e mediorientale all’indomani delle aberranti esternazioni del presidente Ahmadinejad in merito alla volontà di cancellare "l’entità sionista" dalla mappa geografica.

Affermazioni gravissime e pericolose e non semplice retorica come alcune "anime belle" hanno voluto insinuare; affermazioni che non sono altro che una conferma di quanto da ventisei anni l’Iran va ripetendo in ogni contesto.

Fortunatamente, potremmo dire, il carattere virulento di questo presidente e la sua caparbia nel ripetere le medesime affermazioni il giorno dopo, organizzando anche una manifestazione di piazza, hanno indotto le nazioni democratiche a formulare una dura e ferma condanna.

Una presa di posizione che si è concretizzata in Italia, grazie al Foglio di Giuliano Ferrara, in una manifestazione di solidarietà per Israele che ha visto la partecipazione di più di diecimila persone provenienti da tutta Italia, uniti e compatti, al di là delle ideologie politiche e del credo religioso, nel difendere uno Stato democratico, Israele, che un altro Stato terrorista, l’Iran, vuole distruggere.

Riportiamo il testo integrale dell’articolo di Sasinini.

"La dichiarazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad: "L’entità sionista deve essere cancellata dalla mappa del mondo", ha provocato un’ondata internazionale di indignazione e disgusto. Eppure Ahmadinejad, che si considera un khomeinista puro, non ha detto nulla di nuovo. Già nel 1974, quando, giovane inviato, iniziai a occuparmi di Medio Oriente, Giordania, Siria, Libano, Egitto, Irak, zone palestinesi, nessuno dei miei interlocutori arabi parlava mai di Israele, ma sempre e solo di "entità sionista". Sulle carte geografiche Israele non compariva, mentre la Palestina si estendeva dal Giordano al Mediterraneo.

Arafat, che ho incontrato molte volte, non perdeva occasione per dirmi: "Ciò che è stato preso con la forza non potrà che essere riscattato con la forza". Gli stessi Paesi arabi che hanno finito per considerare Israele come un dato di fatto, nel loro intimo non ne hanno mai accettato il diritto all’esistenza. Gli accordi che si sono susseguiti negli ultimi trent’anni per i palestinesi hanno sempre costituito solo una tregua tattica.

I paesi arabi, divisi su tutto, si trovano uniti nel non riconoscere il diritto all’esistenza di Israele. I bambini arabi ancora oggi studiano su testi scolastici che non prevedono lo Stato ebraico. Quello del presidente iraniano – il cui paese si sta dotando di armamenti atomici – non è stato uno show solitario, ma l’espressione di un convincimento radicato e diffuso nel mondo arabo. L’annuncio di un incubo. Da scongiurare.
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