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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
22.10.2005 Antisemitismo vecchio e nuovo
memoria è ricordare il primo e tenere d'occhio il secondo

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 22 ottobre 2005
Pagina: 1
Autore: Walter Veltroni
Titolo: «Il dovere di ricordare per sconfiggere l’odio»
A pagina 1 di Famiglia Cristiana del 23 ottobre 2005 è riportato un articolo di Walter Veltroni, sindaco di Roma, intitolato "Il dovere di ricordare per sconfiggere l’odio", che riporta l’esperienza vissuta per il terzo anno consecutivo nel corso del "Viaggio della memoria".

Un momento senza dubbio importante per i giovani cui spetta il dovere della memoria ma che non può far dimenticare tutti i soprusi che ancora oggi in molti paesi d’Europa, Francia in testa, subiscono gli ebrei: giovani malmenati e insultati a scuola, tombe profanate, muri insudiciati con scritte antisemite.

E’ vero non si deve dimenticare Auschwitz ma neppure tutti quegli ebrei che, ogni giorno, nel loro quotidiano sono costretti a fronteggiare un antisemitismo velenoso e sottile ma non per questo meno pericoloso.

E non si deve neppure dimenticare che, troppo spesso, sulla stampa e alla televisione con il pretesto della "legittima critica a Israele" si consente un atteggiamento pregiudiziale contro l’ebreo che rischia di mettere in dubbio l’esistenza stessa dello Stato ebraico.

Ecco l'articolo:

Sami Modiano aveva 13 anni quando fu deportato ad Auschwitz. Dal giorno della liberazione, per sessant’anni, è stato lacerato tra il desiderio di tornare per rendere omaggio ai suoi 60 familiari lì sterminati e la paura di non farcela a rivedere l’abisso di dolore dove hanno trovato la morte, trucidati dai nazisti, un milione e mezzo di esseri umani "colpevoli" di essere di religione ebraica.

«Oggi sono tornato qui perché voi giovani mi date il coraggio. Sono qui perché voi mi avete fatto ritornare. Voglio ringraziarvi per la forza che mi avete dato e per questo voglio trasmettervi la mia storia. Raccontatela ai vostri figli. Fate che questo non succeda mai più».

Campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: oltre 200 ragazzi dei licei romani ascoltano con gli occhi lucidi le parole di Sami Modiano, uomo mite e gentile, che con un filo di voce evoca indicibili orrori.

È il "Viaggio della memoria", terzo anno di un’iniziativa in cui per tre giorni i ragazzi ascoltano i pochi, pochissimi, testimoni viventi del "male assoluto".

Li ascoltano proprio lì, tra le baracche del campo, in mezzo ai binari dove arrivavano i vagoni piombati e dove le famiglie venivano separate per sempre, dove le camere a gas e i forni crematori erano gli strumenti del più perverso e scientifico sterminio di massa perpetrato nella storia dell’umanità.

Lì, in quei luoghi, i ragazzi hanno potuto ascoltare la storia di Sami, ma anche quella del suo amico ritrovato Piero Terracina, altro superstite di Auschwitz, il racconto delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, deportate a quattro e sei anni e miracolosamente sfuggite agli esperimenti del famigerato dottor Mengele, il ricordo terribile e devastante di Shlomo Venezia, addetto alle camere a gas, costretto a lavorare sui cadaveri ammassati.

«L’ultimo gradino dell’inferno», come dice lui stesso.

Spiegare un simile degrado dell’uomo non è possibile. Raccontarlo però si può. Perché la memoria e la conoscenza sono il migliore antidoto contro il virus del razzismo e dell’odio.

Tutto quello che hanno visto e ascoltato ad Auschwitz questi ragazzi lo ricorderanno. Non potranno dimenticare certe parole come non dimenticheranno mai questi luoghi.

I ragazzi racconteranno così questa esperienza sconvolgente e diventeranno a loro volta testimoni. È questa la trasmissione della memoria: un impegno che abbiamo fatto nostro, un dovere a cui, come amministrazione, sentiamo di dover adempiere.

Ho per questo davvero molto apprezzato che anche Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, la grande città polacca che dista poche decine di chilometri da Auschwitz, abbia voluto elogiare pubblicamente la nostra iniziativa.

Don Stanislao – come lui mi ha gentilmente chiesto di chiamarlo – ha voluto ricevere l’intera delegazione del "Viaggio della memoria" nella chiesa della Santissima Maria Vergine. Insieme abbiamo ricordato l’insegnamento di papa Wojtyla, di cui Dziwisz è stato per decenni strettissimo collaboratore.

La ricerca di un atteggiamento di confronto e di comprensione reciproca tra le religioni, le etnìe e le culture, che superi le ragioni della guerra e del conflitto, credo sia una delle eredità più preziose che lo straordinario pontificato di Giovanni Paolo II ci ha lasciato: il futuro è nel dialogo, diceva il Papa polacco.

Ed egli stesso volle sottolineare più volte, con la forza straordinaria che trasmetteva con il suo insegnamento, che non c’è futuro senza memoria. Don Stanislao ha voluto ricordarcelo. «Non possiamo dimenticare Auschwitz», ci ha detto, «il vostro è stato un viaggio per mantenere viva la memoria degli eventi tragici, per ricordare il dolore e la morte di vittime innocenti dell’odio».

Il bagaglio di esperienza che i ragazzi romani hanno portato a casa servirà esattamente a questo. Gli scritti, le foto, i video del viaggio ad Auschwitz andranno a comporre una speciale esposizione che organizzeremo in primavera. È un progetto in cui Roma crede profondamente, un percorso che continuerà a lungo negli anni a venire. Il viaggio della memoria, appunto.
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