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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
19.09.2005 Il "buon fondamentalista": dizionario di luoghi comuni "buonisti" sull'islam
tutto in una sola intervista all'"esperta" di turno

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 19 settembre 2005
Pagina: 48
Autore: Eugenio Arcidiacono
Titolo: «Così uguali, così diversi»
A pagina 48 di Famiglia Cristiana dell’11 settembre nella sezione "Attualità" è pubblicato un articolo di Eugenio Arcidiacono intitolato "Così uguali, così diversi".

Il giornalista intervista Angela Lano che ha recentemente pubblicato un libro, edito dalle Edizioni Paoline, intitolato "L’islam in Italia".

Scrive Famiglia Cristiana: "Angela Lano scrittrice specializzata sul mondo arabo-islamico ci aiuta a sfatare molti stereotipi sui 900.000 immigrati musulmani nel nostro Paese"

In realtà emerge un quadro molto fuorviante, buonista, dove i musulmani vanno in moschea, pregano tranquillamente, sono persone pacifiche
(magari qualcuno che corrisonde alla descrizione, tra i frequentatori delle moschee c’è, ma sono pochi) e le donne non sono affatto sottomesse al padre o marito.

La maggioranza degli immigrati vive la religione in modo privato: prega in casa o in moschea, ma non partecipa ad attività sociali o culturali. Anche l’accostamento tra fondamentalismo e terrorismo è fuorviante: una persona può essere integralista nel senso di vivere i testi sacri in modo integrale, senza andare per forza in giro a mettere le bombe".

E’ quindi l’emarginazione e non l’islam in sé la molla che può spingere un immigrato a simpatizzare o far parte di gruppi terroristici?

Se un giovane immigrato è solo, senza lavoro, senza speranze, o si attacca alla bottiglia oppure si fa attrarre da una visione totalizzante della religione che può tradursi in un sentimento di odio verso la società che non lo ha accolto. L’islam non c’entra. Anche un cristiano o un ebreo frustrati possono trovare nella Bibbia cose che non sono scritte o che comunque vanno interpretate.
La sinagoga e la chiesa non sono luoghi dove si incita alla violenza o si odono frasi come quelle pronunciate dall’immam Adbel Samie Mahmud Ibrahim Moussa nel giugno del 2003 durante la preghiera collettiva del venerdì nella grande moschea di Roma:

"O Allah fai trionfare i combattenti islamici in Palestina, in Cecenia e altrove nel mondo. O Allah distruggi le case dei nemici dell’islam! O Allah aiutaci ad annientare i nemici dell’islam "

E chiarendo ulteriormente il suo pensiero questo pacifico predicatore ha affermato:

" Dal punto di vista islamico non c’è alcun dubbio che le operazioni dei mujahiddin contro gli ebrei in Palestina sono legittime. Sono operazioni di martirio e gli autori sono martiri dell’islam. Perché tutta la Palestina e Casa della Guerra."

Ma gli attentatori dell’11 settembre 2001 non erano tutti ben inseriti nei Paesi dove vivevano?

Si, ma non erano certo buoni musulmani, avevano tutti una vita sregolata. E comunque tutte le rivoluzioni, da quella francese in poi, sono state guidate da gente istruita e inserita nelle rispettive società.
A questo proposito riportiamo il pensiero di Magdi Allam, vice direttore del Corriere della Sera: " Dobbiamo prendere atto che la nuova leva di Jihadisti e kamikaze islamici non è più formata, in prevalenza, da disperati per fame o da giustizieri che devono vendicare l’uccisione di un proprio caro. La situazione è molto più delicata e grave. Alla base della metamorfosi che ha portato ad esempio l’egiziano Mohammad Atta a trasformarsi ad Amburgo nel capo del commando dei 19 dirottatori Kamikaze dell’11 settembre c’è la crisi di identità dei giovani musulmani in occidente. Giovani con un alto livello di istruzione, colti, che conoscono bene l’Occidente, di cui però accettano solo la materialità tecnologica e rifiutano la spiritualità religiosa e ideale. Una crisi di identità che li porta a non condividere il sistema di valori vigente nelle società occidentali. Questo vuoto sul piano dei valori viene colmato in un primo tempo dalla riscoperta della fede islamica, poi dall’istituzione della moschea che simbolicamente incarna l’ideale della comunità islamica, poi dall’adozione di una ideologia integralista, quindi il passaggio alla militanza rivoluzionaria, infine la decisione di sacrificare la vita"
Un’altra immagine molto diffusa è quella della donna musulmana succube del padre o del marito.

Io non credo che siano tantissime le donne che vivono in queste condizioni. Quest’estate ho viaggiato in autobus da Torino a Tangeri . Sedute con me c’erano tre ragazze vestite in modo molto provocante….
Evidentemente questa esperta del mondo islamico non conosce gli episodi di violenza che, molto spesso, vedono protagoniste donne musulmane massacrate dal padre o dal fratello perché, semplicemente, si innamorano di un cristiano.

Vale a dire un infedele!!

Lei sostiene che se molti vedono nell’islam una minaccia ciò è dovuto in gran parte alla superficialità dei mass-media

Mentre in Francia, per fare un esempio, ci sono grandi firme che si occupano del mondo islamico
purtroppo a senso unico, come Tahar Ben Jelloun


in Italia chiunque lo fa, anche se non ha la minima competenza.


Suggeriamo alla signora esperta del mondo islamico di sfogliare qualche pagina dei libri di Magdi Allam o di leggere qualcuno dei suoi articoli che appaiono sul Corriere della Sera


Ho letto articoli in cui si deplorava la "retorica veemente" di alcuni predicatori. Ma la retorica araba è così: si urla, ci si sbraccia, si usano metafore molto forti


Ghoneim, telepredicatore fondamentalista del canale saudita Iqra ha gridato:

"No ai giudei, discendenti delle scimmie!

Il destino di tutti gli uomini è diventare musulmani, altrimenti si diventa gatti o topi".

Forse per la signora Lano queste sono semplici metafore.

Ma ciò non significa che si vuole trasformare i fedeli in terroristi pronti a immolarsi.
Eppure, almeno una grande firma del giornalismo italiano, Magdi Allam, è da sempre molto critica verso la maggiore organizzazione musulmana nel nostro Paese, l’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia. L’accusa in sostanza è di predicare bene e di razzolare male, di fare appelli per la pace e poi di invitare ai dibattiti predicatori a favore della "guerra santa". Lei cosa replica?

Posso dire che, per la mia esperienza personale, tutte le volte che ho partecipato a un campeggio Ucoii, ho sempre incontrato persone pacifiche. E’ vero che qualche dirigente è legato a gruppi considerati pericolosi come i Fratelli Musulmani ma anche qui bisogna distinguere. I Fratelli Musulmani sono una galassia dove si trova di tutto: da gruppi pacifisti ad Hamas…


I Fratelli Musulmani più che una "galassia" sono un movimento integralista, fondato in Egitto nel 1928 da Al Banna che intende conquistare il potere tramite l’islamizzazione della società dal basso e, laddove si trovi costretto,nel rispetto delle leggi.

Il loro obiettivo è avere la rappresentanza del mondo islamico, essere cioè l’unico interlocutore presso i governi e le istituzioni in vista della conquista del potere.

L’uso della forza contro i regimi tacciati di apostasia o definiti infedeli è considerato legittimo e viene esercitato ovunque sia possibile ad esempio in Palestina ad opera del movimento terroristico di Hamas.

Il "pacifico" Ucoii, oltre ad organizzare campeggi, considera legittima la jihad, intesa come guerra santa in Palestina, in Cecenia e in Iraq, così come considera legittimi combattenti i kamikaze che si fanno esplodere massacrando ebrei, americani e persino gli italiani in Iraq.

Dopo la strage di Nassirya nella quale hanno perso la vita 19 connazionali il "pacifico" Ucoii ha pubblicato un comunicato nel quale si affermava:

" Non c’era né patria né Costituzione da difendere a Nassirya, anzi nel rispetto di quella costituzione che aborrisce la guerra e la ripudia"come mezzo di soluzione delle controversie internazionali", quei nostri militari e civili non dovevano stare in Iraq: nessuna convenienza politica o impegno con gli alleati può giustificare il dispregio dell’opinione pubblica e dei valori fondanti della Repubblica".

Infine l’ultima perla della Signora Lano non ha bisogno di commenti.

L’islam può costituire una minaccia per la nostra identità cristiana?

L’islam ha sempre cercato di assimilare e non distruggere le altre culture con cui è entrato in contatto. Non è la religione in sé, ma la sua strumentalizzazione politica che può essere pericolosa. Penso anzi che vedere persone vivere la propria religione in modo così sincero e profondo possa essere uno stimolo per riscoprire una fede cristiana più autentica.
Di ben altro avviso è Oriana Fallaci le cui opinioni possono non essere condivise da tutti ma che conosce molto bene la storia e nel suo libro "La forza della ragione" scrive:

"I figli di Allah hanno sempre eccelso nell’arte di invadere, conquistare, soggiogare. La loro preda più ambita è sempre stata l’Europa, il mondo cristiano. Fu nel 635 d.C. cioè tre anni dopo la morte di Maometto che gli eserciti della Mezzaluna invasero la cristiana Siria e la cristiana Palestina. Fu nel 638 che si presero Gerusalemme e il Santo Sepolcro…….

Fu nel 711 che attraversarono lo Stretto di Gibilterra sbarcarono nella cattolicissima Penisola Iberica, s’impossessarono del Portogallo e della Spagna dove nonostante i Pelayo e i Cid Campeador e i vari sovrani impegnati nella Riconquista rimasero per ben otto secoli. E chi crede al mito della "pacifica convivenza" che secondo i collaborazionisti caratterizzava i rapporti tra conquistati e conquistatori farebbe bene a rileggersi le storie dei conventi e dei monasteri bruciati, delle chiese profanate, delle monache stuprate, delle donne cristiane o ebree rapite per essere chiuse negli harem…………

Al passaggio d’un musulmano i cani-infedeli dovevano farsi da parte, inchinarsi. Se il musulmano li aggrediva o li insultava, non potevano ribellarsi.

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