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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
11.10.2004 Cifre interpretate scorrettamente, pietà a senso unico
il settimanale cattolico di fronte alle vittime del conflitto israelo-palestinese

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 11 ottobre 2004
Pagina: 19
Autore: la redazione
Titolo: «La cifra»
Famiglia Cristiana del 10 ottobre a pagina 19 nella rubrica "Sette giorni come vanno le cose" pubblica un breve trafiletto intitolato "La Cifra" e corredato da una fotografia sulla quale ci soffermeremo per un commento.
Le cifre, di per sé aride, possono diventare fuorvianti se non vengono contestualizzate e, soprattutto, se chi scrive non spiega cosa c’è dietro "quel numero", inducono il lettore a considerazioni completamente errate.

680 è il numero di bambini morti nella seconda Intifada, iniziata nel 2000; sono 122 le vittime israeliane, 558 quelle palestinesi.


Occorre precisare che il numero così alto di bimbi palestinesi morti non è dovuto alla crudeltà dell’esercito israeliano, ma alla ferocia dei terroristi che si nascondono fra i civili dove i bambini sono la maggioranza, alla mancanza di rispetto che i palestinesi hanno per la vita non solo altrui ma anche dei propri figli quando consentono loro di correre per le strade durante gli scontri a fuoco.
Senza contare tutte le volte che i bambini vengono usati dai miliziani armati come scudi umani per sfuggire alla cattura da parte dei militari israeliani.
Ancora. Nessun bambino palestinese è mai stato "VOLONTARIAMENTE" ucciso dall’esercito, e ogni volta che nel corso di uno scontro a fuoco sono morti accidentalmente dei bimbi palestinesi il governo si è sempre scusato e all’occorrenza ha avviato un’ inchiesta per far luce sull’accaduto.
I bimbi israeliani uccisi in questa seconda Intifada, invece, sono TUTTI senza distinzione vittime del terrorismo; a dieci anni, quattro anni, due mesi la loro vita è stata stroncata dall’odio che ogni terrorista palestinese nutre per qualsiasi bimbo ebreo.
Nelle pizzerie, nei ristoranti, nelle sinagoghe i bambini israeliani con le loro famiglie costituiscono una facile preda della violenza dei terroristi che nemmeno dinanzi ad una culla o al sorriso disarmante di un bimbo rinunciano a farsi esplodere.

Inoltre, 386 ragazzi palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane: molti di loro erano aspiranti kamikaze fermati poco prima di farsi esplodere. Secondo i servizi segreti israeliani, il numero dei baby kamikaze palestinesi è in costante aumento e sarebbe indicativo della crescente difficoltà dei gruppi terroristi di reclutare adulti disposti al suicidio. Gran parte delle vittime dei giovani kamikaze palestinesi sono coetanei israeliani, uccisi mentre vanno a scuola in autobus".




L’articolo termina con una fotografia che conferma ancora una volta l’orientamento filopalestinese del settimanale cattolico: Una bambina palestinese di fronte alla sua abitazione ridotta in macerie.
Forse in quella casa si nascondevano dei terroristi, forse era l’abitazione dei familiari di qualche kamikaze, in ogni caso la didascalia non lo spiega.
Ed infine una domanda: fra tutti i bambini israeliani che hanno subito nel corpo oltre che nella mente gli effetti devastanti del terrorismo non esistono immagini che ritraggano anche la loro pena, la loro sofferenza? Alcuni di loro sono paralizzati, altri ciechi, altri ancora senza braccia o gambe.
La pietà del settimanale cattolico è sempre e soltanto a senso unico?

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

direzionefc@stpauls.it

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