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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
03.04.2004 Pietà cristiana a senso unico
il cinismo del settimanale cattolico

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 03 aprile 2004
Pagina: 29
Autore: Guglielmo Sasinini
Titolo: «La terra dei disperati»
Il settimanale cattolico - il cui orientamento filopalestinese è noto - non ha dubbi e tanto per non smentirsi pubblica a pagina 29 tre fotografie emblematiche:
la prima è quella del padre palestinese che porta in braccio il bambino vittima degli scontri di alcuni giorni fa nel campo profughi di Balata dove l’esercito era entrato per snidare dei terroristi, la seconda è quella del ragazzino di 14 anni imbottito di esplosivo che i soldati hanno fermato ad un checkpoint prima che si facesse esplodere e la terza ritrae una giovane palestinese con la bandana in testa dietro alla quale si scorge un murale ai funerali dello sceicco Yassin.
Questi sono i disperati per Famiglia Cristiana.
E’ davvero vergognoso che alla redazione non sia venuto in mente di pubblicare la fotografia di un autobus sventrato, o la scena di un attentato dove madri, padri e figli cercano disperatamente di riconoscere i corpi straziati dei loro cari.
I familiari di quelle povere vittime innocenti fatte a pezzi da un odio feroce non sono sufficientemente "disperate" per il settimanale cattolico.
Dunque anche la pietà cristiana è a senso unico?

Commentiamo brevemente alcuni punti dell’articolo.

"La foto di Hussam Abdu, il sedicenne palestinese aspirante kamikaze che pochi istanti prima di farsi saltare davanti a una postazione israeliana si è arreso, svelandosi alle telecamere per quello che è, un ragazzo disperato e spaventato,
vittima soprattutto di una società, quella palestinese, che non rispetta il diritto alla vita né per i bambini israeliani né per i propri.


È il simbolo della nuova ondata di terrore che sconvolge il Medio Oriente.


L’"ondata di terrore" non è nuova come non è certo un caso isolato quello di Hussam Adbu.

Il giornalista farebbe bene a ricordare che i bambini nel mondo palestinese non contano nulla, il diritto alla vita anche per i propri figli è tutt’altro che "sacro".

I bambini, gli adolescenti palestinesi sono pedine nelle mani di capi terroristi senza scrupoli; sono usati come scudi umani durante gli scontri e lo stesso Arafat (riverito dai prelati cattolici) durante una riunione di studenti ha affermato che non ci può essere nulla di meglio di un "martire" ragazzo.


Così come le immagini che mostrano la disperata corsa di un padre che tiene stretto tra le braccia il proprio bambino di sei anni, Khaled, colpito a morte da un soldato israeliano


Non c’è alcuna prova che sia stato il soldato, è molto più verosimile che sia stato un cecchino palestinese, come mostravano le telecamere, a colpire il bimbo.

Però è davvero significativo che - nell’incertezza - il giornalista preferisca fare propria la tesi della colpa israeliana!!

Durante un rastrellamento in un campo profughi palestinese.


Dal campo profughi di Balata nei pressi di Nablus, sono partiti alcuni kamikaze che hanno compiuto le stragi più recenti.

I soldati israeliani sono entrati nel campo NON per "rastrellare" civili innocenti" ma per scovare pericolosi terroristi.

La disperazione è ormai la compagna più fedele, dell’una come dell’altra parte.
Ma di una delle due parti (quella israeliana) Famiglia Cristiana non sembra preoccuparsi troppo!!

Il rischio di una micidiale campagna di attentati per vendicare l’assassinio dello sceicco Yassin è altissimo. I Territori sono precipitati nel caos.


I Territori, vorremmo ricordare, erano già da tempo nel caos e non è stato l’uccisione di Yassin a precipitarli nel caos.

Ma chi era lo sceicco Yassin?

Il giornalista lo definisce una "guida spirituale" e omette prudenzialmente che questo "capo religioso" non solo predicava la distruzione dello Stato di Israele ma era anche la mente politica ed organizzatrice di Hamas; aveva mandato a morire 52 terroristi suicidi che avevano ucciso quasi 400 persone.

Scrive Fiamma Nirenstein in un articolo apparso su La Stampa alcuni giorno fa:

…..Niente è più potente della possibilità di incitare all’odio, di usare la religione come arma, soprattutto di disporre dei terroristi suicidi. Yassin non esprimeva la disperazione della gente, come si dice, ma il desiderio imperialistico di cacciare dal sacro suolo dell’Islam gli ebrei. L’escalation che può derivare dalla sua uccisione non ha niente a che fare con una logica di azione e reazione, ma con la stabile, consolidata ideologia del terrorismo."

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