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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
03.01.2004 Un anno di pace, dice la Pax Christi
basta che non sia quella dei cimiteri.

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 03 gennaio 2004
Pagina: 3
Autore: Tonio Dell'Olio
Titolo: «Perché il nuovo anno sia un anno di pace»
Il primo numero dell’anno 2004 del settimanale cattolico Famiglia Cristiana si apre con una copertina dedicata a Giovanni Paolo II e al suo appello: La pace è possibile.

Un messaggio importante che è logico attendersi dal capo della Chiesa cattolica e senz’altro condiviso da tutti gli uomini di buon senso.

Eppure a pagina 3 del settimanale è pubblicato un articolo a firma Tonio Dell’Olio, Coordinatore Pax Christi Italia, intitolato "Perché il nuovo anno sia un anno di pace", sul quale vorremmo fare alcune riflessioni.


……Oggi appare ancora più chiaro che la pace rischia di diventare una parola multiuso.

Una parola che può stare persino sulle labbra di chi diffonde morte e sofferenze in nome di una fede fanatica e impazzita, che degenera nel terrorismo,


No, che non ci può stare la parola "pace" sulle labbra di chi porta morte e distruzione, chi fa a brandelli neonati, chi stermina famiglie intere perché in quei cuori non alberga altro sentimento se non l’odio per l’ebreo, per l’occidentale, per tutti coloro che sono di cultura e religione diverse, una ragione che ai terroristi appare più che sufficiente per annientarli.


e di chi pretende di contrastarlo, il terrorismo, con il medesimo linguaggio della violenza e scatena nuove guerre, magari definendole umanitarie e inevitabili, intelligenti e preventive.


Chi reagisce al terrorismo, chi cerca di difendere i propri cittadini dai kamikaze, chi, come l’America, ha eliminato dall’ Iraq un dittatore sanguinario responsabile di stragi, torture e devastazioni non usa il "medesimo linguaggio" dei terroristi.

I terroristi palestinesi odiano gli israeliani, Bin Laden odia l’America, la cultura occidentale, la democrazia e la modernità. Perché ancora una volta si vuole confondere la vittima con il carnefice? L’America si è guadagnata il diritto di parlare di pace, perché si sta impegnando tra mille difficoltà a sconfiggere il vero nemico della coesistenza pacifica tra i popoli: il terrorismo.


Tutti dicono di operare per la pace, in nome della pace, per costruire un tempo di pace. In quel messaggio di inizio Avvento, sulle labbra di Giovanni Paolo II affiora la parola nonviolenza, che impone a tutti di cambiare stili di vita, linguaggi, modi di concepire le relazioni; a farsi tutti carico, in maniera più seria e determinata, di quello snodo internazionale che è diventato il conflitto in Terra Santa;


La soluzione del conflitto in Israele richiede lo sforzo di tutto il mondo occidentale, questo è certo, ma in particolare l’Europa - e con essa tutto il mondo cattolico - deve smettere di accorgersi soltanto delle sofferenze dei palestinesi giustificando, se non addirittura comprendendo, gli attentati suicidi come unica risposta ad "una vita piena di disperazione".


di impegnarsi a conoscere, frequentare e stringere patti di amicizia con i popoli di tradizione islamica.


Ed il popolo ebraico non vale la pena di conoscerlo, frequentarlo o stringere con esso patti di amicizia?

Il rispetto delle regole dettate dal diritto internazionale viene riproposto da Giovanni Paolo II nel messaggio per la giornata mondiale della Pace quale suprema garanzia di questo bene sommo. In questo senso si scorge la sollecitazione a considerare il ricorso alla forza come un anacronismo inefficace a contrastare la piaga del terrorismo e delle nuove minacce alla convivenza pacifica tra le persone e i popoli.


Frasi nobili e condivisibili, che tuttavia rimangono pura teoria ed evitano di proporre soluzioni alternative e concrete ad un problema drammaticamente concreto.

E’ facile parlare quando non si è direttamente toccati dall’intolleranza e dalla violenza mentre sono altri ad accollarsi i rischi e le difficoltà dell’intervento sul campo.

Da ultimo vorremmo commentare la fotografia che illustra l’articolo.

Una colomba bianca, simbolo della pace, con un ramoscello d’ulivo appare in un dipinto alle spalle di una giovane donna con il velo in testa.

La didascalia recita: "Una palestinese davanti a un dipinto ispirato alla pace".

Forse siamo un po’ maliziosi, ma vorremmo chiedere alla redazione di Famiglia Cristiana:

non c’era proprio nessuna israeliana da affiancare alla giovane palestinese nella fotografia?

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

direzionefc@stpauls.it

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