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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
09.12.2003 Una famiglia superficiale e ipocrita
nei confronti dell'antisemitismo europeo

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 09 dicembre 2003
Pagina: 19
Autore: Paolo Romani
Titolo: «Antisemitismo, lo spettro d’Europa»
"Antisemitismo, lo spettro d'Europa" è il titolo dell'articolo di Paolo Romani, pubblicato su Famiglia Cristiana di questa settimana: avrebbe potuto essere un buon articolo perchè la questione, che solleva il rigurgito di antisemitismo in Europa, è di estrema gravità e, in particolare dopo i risultati dell’Eurobarometro, diversi quotidiani appartenenti a differenti schieramenti politici vi hanno dato ampio spazio.
Questo tema avrebbe potuto essere trattato in maniera più approfondita ma fin dalle prime righe il giornalista si rivela superficiale.

Detto questo, cosa c’entra la visita di Fini in Israele con l’antisemitismo montante in Europa?

Sessant’anni dopo l’Olocausto, Gianfranco Fini va in Israele e si fa fotografare con la Kippà.
Fini è andato in Israele per proseguire un difficile percorso politico iniziato a Fiuggi, ha condannato duramente le leggi razziali e tutto il male che è venuto dal fascismo. Ne consegue che in questo momento è l’ultima persona che si può associare all’antisemitismo europeo.
La Kippà si indossa come segno di rispetto nei luoghi di culto ebraico o, come allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto, in luoghi carichi di profondi significati per cui riteniamo un po’ superficiale scrivere che Fini "si è fatto fotografare con la kippà.

Intanto lo spettro dell’antisemitismo torna ad aggirarsi per l’Europa e inquieta soprattutto Francia e Germania, i due paesi dove, tra la fine dell’ottocento e la seconda guerra mondiale, l’antiebraismo aveva trovato il terreno più fertile.
Anche in Spagna e in Polonia le comunità israelite dicono di sentirsi assediate.
E’ come se l’aggravarsi del conflitto israelo-palestinese avesse risvegliato l’antisemitismo latente.
Non è l’aggravarsi del conflitto a risvegliare l’antisemitismo ma la sua rappresentazione mediatica spesso faziosa e carica di pregiudizi.
Si condanna il terrorismo a parole, ma quando Israele ricorre all’uso della forza militare per difendersi non va più bene: Israele è simpatico se è una vittima ma diventa "cattivo" se reagisce.
Tutto il conflitto israelo-palestinese viene guardato con una lente carica di pregiudizi e non è raro sentire le parole razzista o apartheid associate allo stato ebraico.
Fino a quando permarrà questo modo di pensare l’antisemitismo troverà terreno molto fertile.

In Germania i sondaggi dicono che la popolazione nutre sentimenti antisemiti, e gli atti di vandalismo contro edifici, cimiteri e interessi ebraici sono in aumento. Questi atti si moltiplicano in Francia. Tanto che il presidente Chirac ha dichiarato: "Ogni aggressione contro un ebreo è un’aggressione contro la Francia intera".

Ogni paese europeo, ogni partito politico dovrebbe assumere una posizione di ferma condanna dell’antisemitismo e proprio in quest’ottica va visto il viaggio di Fini in Israele; non come una operazione mediatica, quanto piuttosto una precisa assunzione di responsabilità nei confronti delle malefatte del fascismo oltre che un monito per le generazioni future a non ripetere gli errori del passato
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