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La Stampa Rassegna Stampa
06.04.2024 Alle nostre università serve il dialogo con Israele
Commento di Giorgio Barba Navaretti

Testata: La Stampa
Data: 06 aprile 2024
Pagina: 25
Autore: Giorgio Barba Navaretti
Titolo: «Alle nostre università serve il dialogo con Israele»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/04/2024, il commento di Giorgio Barba Navaretti a  pag. 25, con il titolo "Alle nostre università serve il dialogo con Israele".

Giorgio Barba Navaretti – FONDAZIONE PESENTI ETS
Giorgio Barba Navaretti, economista e presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto di Torino
Ariel University
Le università israeliane da sempre sono un punto di riferimento e un'eccellenza nel settore, boicottarle è un grave errore

Il Carlo Alberto è un'istituzione aperta, che fonda la sua missione sul dialogo e la collaborazione internazionale tra studiosi alla frontiera della ricerca scientifica. In momenti di gravi tensioni geopolitiche è fondamentale aprire e attivare nuovi canali di collaborazione. Le discipline del Collegio, l'economia, le scienze politiche, la sociologia e la giurisprudenza, sono alla base di qualunque possibile scenario di risoluzione dei conflitti attualmente in corso in Medio Oriente e non solo. I nostri ricercatori vogliono capire, studiare, dialogare, avere nuove opportunità di ricerca con colleghi che operano in questo momento in contesti difficilissimi e di grande instabilità. Il consiglio di amministrazione del Collegio ha così deciso all'unanimità (con il favore anche di tutti i membri designati dall'Università di Torino) di esplorare nuove collaborazioni con atenei israeliani e basati nei territori controllati dall'Autorità Palestinese. In particolare abbiamo approvato un programma di scambio per visiting professor, che permetterà a docenti dei nostri partner di passare del tempo al Collegio e in seguito, quando, speriamo presto, i venti di guerra si saranno placati, ai nostri ricercatori di potersi spostare in Medio Oriente per avere una comprensione migliore di quanto sta accadendo. È stato facile iniziare subito dall'Università di Tel Aviv con cui avevamo già dei rapporti informali. Ora stiamo esplorando come replicare lo stesso modello di collaborazione con istituzioni basate nei territori controllati dall'Autorità Palestinese. E naturalmente saranno possibili altri accordi, nei limiti delle nostre capacità di budget. È un momento molto difficile per le università. Ovunque, in Italia come nei migliori atenei del mondo stanno emergendo contrapposizioni profonde tra professori, tra studenti, tra studenti e professori. Contrapposizioni molte volte fondate su delle grandi semplificazioni di problemi ed eventi molto complessi, drammatici e che pongono profondi quesiti morali. In questi frangenti la ragione non sta mai da una parte sola. Al Collegio pensiamo che l'ultima cosa da fare sia silenziare o addirittura eliminare il dialogo tra istituzioni che sul confronto delle idee fondano la propria missione. Questo confronto, a volte difficile e duro, è il solo che possa aiutare a comprendere il contesto e a trovare nuove possibili soluzioni, per quanto si possa essere persi e confusi nella complessità degli eventi. Questo principio è condiviso da tutti coloro che partecipano alla governance della nostra istituzione e penso anche da moltissimi tra i docenti delle università e dei centri di ricerca del nostro paese perché è un valore imprescindibile su cui si deve fondare la vita accademica. Ma è un principio che deve essere enunciato con chiarezza e senza ambiguità e questo è quanto tentiamo di fare con la nostra iniziativa, per quanto piccola. Come ha ben ricordato la Presidente della CRUI Giovanna Iannantuoni, «le polarizzazioni portano a semplificazioni che non aiutano il dialogo». Il Collegio è ora aperto ai ricercatori israeliani e palestinesi, nella convinzione che la "diplomazia della scienza" debba sempre e comunque rimanere viva e attiva.

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