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La Stampa Rassegna Stampa
01.08.2023 L'impatto della guerra a Mosca
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 01 agosto 2023
Pagina: 14
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Mosca sente l'odore della "grande guerra" ma la linea è tacere e far finta di nulla»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/08/2023, a pag.14 con il titolo "Mosca sente l'odore della "grande guerra" ma la linea è tacere e far finta di nulla" il commento di Anna Zafesova.

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Da ieri si lavora in home working, tranne che i dirigenti e i funzionari la cui presenza fisica resta necessaria nelle torri della City di Mosca. La decisione però avrà effetto soltanto una settimana, il tempo di sostituire i vetri rotti e di smaltire l'attacco di panico provocato dai droni che nella notte di domenica hanno colpito i grattacieli del quartiere più moderno e ricco della capitale russa. L'ordine viene dal ministro della Digitalizzazione Maksut Shadaev, che invita i suoi sottoposti a mostrare un «esempio di fermezza», che a quanto pare non è stato ancora richiesto agli impiegati degli altri ministeri situati nella City. Al terzo attacco di droni ucraini (anche se Kyiv non conferma ufficialmente) contro Mosca in una settimana, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov annuncia che non verranno introdotte ulteriori misure di sicurezza, in quanto «tutti i provvedimenti possibili sono già stati presi». In altre parole, gli attacchi di droni nel centro della capitale russa sono il "new normal", e nei canali Telegram vicini al Cremlino circola l'indiscrezione che i blogger progovernativi avrebbero ricevuto dall'amministrazione di Putin l'indicazione di «ridurre al 30%» i contenuti dedicati alla invasione dell'Ucraina, per concentrarsi su argomenti di «speranza e fiducia». Qualche commentatore ultranazionalista ha gridato al superamento delle "linee rosse", e Dmitry Medvedev - senza menzionare l'attacco dei droni, ignorato anche dai tg russi - ha risfoderato l'ormai tradizionale minaccia del ricorso alla bomba atomica. Il bombardamento, nella notte di lunedì, di Kriviy Rih, la città natale del presidente Zelensky, è stato interpretato da molti come una vendetta russa. Ma la linea ufficiale del Cremlino sembra quella di fare finta di nulla. L'occasione di alzare il grado di patriottismo appare ghiotta, ma i consiglieri di Putin temono che aumentare nei russi la sensazione di pericolo e vulnerabilità potrebbe avere un effetto boomerang su una opinione pubblica alla quale il putinismo aveva promesso per anni sicurezza e protezione. I droni che svolazzano tra i grattacieli della City e le torri del Cremlino non comportano danni tangibili, ma mostrano che le batterie della contraerea disseminate nei punti strategici di Mosca e dintorni non sembrano essere efficaci. I velivoli che partono da 500 chilometri di distanza (o, ancora peggio dal punto di vista del regime, vengono lanciati dal territorio russo da infiltrati ucraini o da partigiani russi) e riescono a raggiungere indisturbati il cuore di Mosca, sono - per ora almeno - un'arma essenzialmente psicologica. Il politologo Georgy Bovt si chiede però «cosa accadrà quando gli attacchi notturni verranno sostituiti da quelli durante il giorno, in orario di lavoro?». Per ora, scuotere gli abitanti di quella Mosca che «non crede alle lacrime», come dice il titolo di un film cult sovietico, è stato difficile: l'inquilina di una delle torri della City ha raccontato a Meduza di aver cercato di cogliere l'opportunità dei droni per farsi abbassare l'affitto, che secondo lei scenderà comunque in autunno «quando inizierà la grande mobilitazione e ci saranno meno affittuari». Una rassegnazione cinica che mostra come molti moscoviti non ignorino affatto la situazione politica e militare. L'«odore della grande guerra», di cui ha parlato nei giorni scorsi il deputato e generale Andrey Kartapolov, si avverte distintamente. La Duma ha approfittato della stagione estiva per approvare leggi che aumentano l'età della leva fino ai 30 anni (prima era 18-27) e quella del richiamo degli ufficiali riservisti fino ai 70 (per i soldati 55), e aumentato vertiginosamente le multe non solo per i renitenti, ma anche per chi li aiuta (avvocati e attivisti) o semplicemente si rifiuta di consegnarle ai militari (i datori di lavoro). Una decisione che ha spinto perfino due senatori putiniani a votare contro, e che a quanto pare ha diviso l'amministrazione del Cremlino, preoccupata per l'impatto sui sondaggi alla vigilia delle elezioni locali in autunno e di quelle presidenziali nel 2024. Ma Putin ha scelto di ascoltare il ministro della Difesa Sergey Shoigu, e di mandare in guerra praticamente tutti i maschi russi capaci di combattere. Una follia che però indica per l'ennesima volta quanto il modo di vedere il mondo del Cremlino sia diverso da quello del resto del mondo. Il direttore del centro Carnegie Russia Eurasia Aleksandr Gabuev scrive che la strategia dell'Occidente - "mettere nell'angolo" la Russia con l'effetto combinato delle sanzioni e della controffensiva di Kyiv – non tiene conto della «ossessione di Putin di distruggere e sottomettere l'Ucraina... mentre continua a pensare di poter condurre una guerra lunga». Anche perché la "grande guerra" permette di regnare incontrastato, e di far guadagnare i propri amici con gli appalti militari, come rivela una inchiesta della testata Proekt sugli oligarchi russi.

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