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La Stampa Rassegna Stampa
22.07.2023 Russia, che cosa insegna il caso Girkin
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 22 luglio 2023
Pagina: 19
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «La guerra per bande fra i "patrioti" sgretola le fondamenta del potere putiniano»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/07/2023, a pag.19 con il titolo "La guerra per bande fra i "patrioti" sgretola le fondamenta del potere putiniano" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Echtgenote: MH17-dader Igor Girkin opgepakt door de Russische diensten |  Buitenland | AD.nl
Igor Girkin

I patrioti arrabbiati della Russia si stanno trasformando rapidamente nei patrioti spaventati. Le manette scattate ai polsi di Igor Girkin, più conosciuto con il suo nome d'arte Strelkov, il tiratore, e poi a quelli dei suoi sostenitori che protestavano contro il suo arresto, certifica il ribaltamento della bussola politica del Cremlino. Dopo la rivolta dei Wagner, il nemico numero uno di Vladimir Putin non sono più i liberali, che ha estirpato metodicamente dal campo politico russo, iniziando dagli dissidenti più «occidentalisti» per poi proseguire con chiunque chiedesse la difesa dei diritti umani, le libere elezioni e la lotta alla corruzione, per finire con i tecnici più moderati e leali. Girkin è stato portato in carcere incriminato in base allo stesso articolo 282 del codice penale - «estremismo» - per il quale, poche ore prima, l'accusa ha chiesto altri 20 anni di prigione per Alexey Navalny. Il bersaglio ora sono i sostenitori del regime, i cantori dell'autocrazia e del suprematismo russo, i nazionalisti ortodossi, i militaristi nostalgici, in altre parole quella destra estrema che nel gergo politico russo passa sotto il nome di «patrioti», e che l'invasione dell'Ucraina l'aveva teorizzata, invocata e sostenuta ben prima del 2022. Girkin, oggi un blogger da 900 mila follower, non è soltanto quel personaggio di un sottobosco reazionario che ha lanciato il «Club dei patrioti arrabbiati», composto essenzialmente da esponenti ultranazionalisti «storici» emarginati dall'ascesa di personaggi come Evgeny Prigozhin. È vero che la denuncia formale contro Girkin è stata stilata da un militante dei Wagner (il «tiratore» e il «cuoco» si erano insultati pubblicamente più volte), forse nell'ambito di quei movimenti sotterranei che gli uomini di Prigozhin stanno compiendo per garantirsi un posto sotto al sole dopo la rivolta mancata). Ma non si tratta solo di un regolamento di conti tra varie fazioni. Girkin è l'uomo che si è vantato di avere «schiacciato il grilletto della guerra», e tra le tante bugie che ha detto questa non lo è: è stato lui, ex ufficiale dell'ex Kgb, a entrare nel Donbass dalla Russia nell'aprile 2014 alla guida di un commando di uomini armati, per seminare terrore nelle città ucraine e proclamare quella «Repubblica popolare di Donetsk» della quale è stato «ministro della Difesa» e di fatto leader militare. È un criminale di guerra e un ricercato internazionale, condannato dal tribunale dell'Aja all'ergastolo per l'abbattimento, nove anni fa, del Boeing malese, colpito nel cielo del Donbass da un missile russo sparato dai militari russi venuti in soccorso dei miliziani di Girkin: 298 morti innocenti, in una tragedia che aveva spinto l'Europa a mettere da parte le cautele diplomatiche e lanciare contro Mosca il primo giro di sanzioni pesanti. È un uomo che conosce molti segreti, ed è – nonostante la relativa emarginazione nella quale è precipitato dopo essere stato richiamato in patria – un simbolo. Arrestandolo, il Cremlino lancia un segnale: nessuno può più considerarsi fuori pericolo, nemmeno chi ha servito Putin e il suo progetto di revanscismo imperiale. I Girkin – come i Prigozhin, o i Gubarev (l'ex «governatore» separatista di Donetsk, arrestato ieri sera), o gli altri patrioti, arrabbiati o meno – sono stati la guardia più fedele del putinismo. Sono stati loro – militari delusi, nazionalisti reazionari, scrittori visionari, sacerdoti reazionari, patiti di ricostruzioni storiche e di teorie cospirazioniste, filosofi di geopolitica, nostalgici monarchici e suprematisti neonazisti - a osannare l'ex agente del Kgb a Dresda come nuovo Stalin e zar, ed è stato lui a tirarli fuori dall'underground politico degli Anni 90 per trasformarli in profeti e apostoli della sua ideologia. Ora, dopo l'ammutinamento dei Wagner, Putin ha paura dei suoi fedelissimi. Non a torto: Girkin denunciava la sua gestione disastrosa della invasione dell'Ucraina con critiche spietate, dichiarando il presidente russo «una nullità» con motivazioni che avrebbero potuto essere condivise da molti oppositori liberali. Del resto, anche il trono dei Romanov è collassato dopo che ai detrattori liberali e socialisti di Nicola II si erano aggiunti i monarchici reazionari che lo consideravano troppo debole rispetto alle esigenze di un grande impero. Oggi, l'inizio delle purghe della destra è il segnale che il dittatore non si fida più di nessuno, e vuole accanto a sé soltanto esecutori muti e ciechi dei suoi ordini. Proprio quelli che si sono rintanati terrorizzati il giorno del golpe di Prigozhin.

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