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La Stampa Rassegna Stampa
05.07.2023 Cecenia, attacco alla giornalista
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 05 luglio 2023
Pagina: 2
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Vendetta cecena»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/07/2023, a pag.2 con il titolo "Vendetta cecena" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Chi è Elena Milashina, la giornalista russa di Novaya Gazeta picchiata e  ricoperta di vernice in Cecenia: «Vattene e non scrivere niente» - Open
Elena Milashina

«Hanno minacciato di tagliarmi le dita, avvicinavano il coltello alla mano. Poi hanno iniziato a colpire con il bastone su ogni dito, minacciando di romperle se non avessi sbloccato il telefono». Il racconto di Elena Milashina, inviata della Novaya Gazeta in Cecenia, fatto con voce calma, è meno allucinante del suo volto tumefatto, reso disumano dalle striature di verde del disinfettante e del viola dei lividi per le percosse subite. «Mi hanno picchiato con i tubi di polipropilene, è la classica arma con la quale in Cecenia vengono percossi i fermati. Ho avuto modo di scoprire che fa molto male, ti sembra di venire ustionata». Elena Milashina riesce perfino a ridere, per esempio quando racconta che i suoi aggressori avevano cercato di farle sbloccare il suo cellulare con l'impronta digitale, senza riuscirci perché sullo schermo colava il suo sangue dalle dita spaccate: «Erano nervosi, non sono riusciti nemmeno a legarmi le mani». Ha i capelli rasati brutalmente - «no, non sono stati i medici a farlo, sono stati quelli lì» - e la testa cosparsa di "zelyonka", il disinfettante color verde smeraldo di sovietica memoria, tornato di triste attualità negli ultimi anni come arma di aggressione contro i dissidenti russi. Chi ha ordinato di sequestrare, picchiare e minacciare la giornalista, voleva umiliarla anche come donna, mostrarla a tutto il mondo deturpata e devastata. La prima diagnosi dell'ospedale di Beslan parla di trauma cranico (anche dopo ore dall'aggressione Elena continuava a perdere i sensi) e contusioni multiple, l'avvocato Aleksandr Nemov, rapito insieme a lei, ha riportato anche una coltellata alla gamba. I torturatori gridavano: «Non dovevate venire qui, tornatevene a casa e non scrivete più nulla". Una vicenda talmente atroce da essere stata riferita a Vladimir Putin, nonostante la Novaya Gazeta sia stata chiusa (sopravvive online in esilio) e dichiarata "organizzazione indesiderata", che è vietato perfino citare sui social. Il Cremlino ha parlato di «atto grave da indagare immediatamente», costringendo Kadyrov a promettere di «identificare i colpevoli». Che però non sembrano nascondersi lontano. Milashina e Nemov erano giunti in Cecenia per assistere alla seduta finale del processo contro Zarema Musaeva, moglie e madre dei dissidenti ceceni Yangulbaev. La donna era stata arrestata dai poliziotti ceceni nel gennaio 2022 a Nizhny Novgorod, dove si era rifugiata dalle persecuzioni da Ramzan Kadyrov, in un rapimento di fatto che aveva scandalizzato perfino il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che si era rifiutato di credere che una 53enne malata di diabete e con grosse difficoltà di deambulazione fosse stata fatta camminare scalza sulla neve dai poliziotti, come si vedeva nel video diffuso dagli uomini di Kadyrov. Nonostante questo stupore, ieri Musaeva - dichiarata prigioniera politica da Memorial - è stata condannata a 5,5 anni di carcere per "aggressione a un poliziotto", in un processo durato sette minuti. «Allah sa che la mia coscienza è pulita», ha detto ieri con un sorriso dopo aver ascoltato il verdetto. Il leader ceceno aveva minacciato vendetta personale contro gli Yangulbaev: «Il posto di questa famiglia sarà in carcere, o sotto terra», aveva promesso, senza rispondere all'offerta di Abubakar Yandulbaev di consegnarsi in cambio di Zarema: «Se ritieni di essere il massimo simbolo della mascolinità in questo Paese, lasciala andare», aveva chiesto. Zarema era «un ostaggio», secondo Milashina, e sembra impossibile che la giornalista e l'avvocato possano essere stati rapiti e torturati da «10-15 uomini mascherati» sulla strada dall'aeroporto di Grozny, senza nessuna complicità con il clan al potere in Cecenia. Milashina era già stata aggredita e minacciata in passato, ma la polizia cecena aveva qualificato l'accaduto come "teppismo da strada". La redazione di Novaya Gazeta ha una lunga storia di scontri con i potenti ceceni: Natalia Estemirova, attivista e collaboratrice della Novaya Gazeta, era stata uccisa nel 2009, e nel 2006 killer ceceni avevano sparato a Mosca ad Anna Politkovskaya, al cui coraggio Milashina si era spesso ispirata.

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