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La Stampa Rassegna Stampa
27.12.2022 Putin: contraddizioni e debolezze
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 27 dicembre 2022
Pagina: 3
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Lo Zar 'mediatore' e Medvedev falco, Mosca si scopre sempre più vulnerabile»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/12/2022, a pag.3 con il titolo "Lo Zar 'mediatore' e Medvedev falco, Mosca si scopre sempre più vulnerabile" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

Vladimir Putin continua a rinviare uno dopo l'altro i suoi impegni di fine anno – ieri è toccato alla seduta conclusiva del governo, che il presidente russo ha deciso di non presiedere – ma nello stesso tempo appare quasi tutti i giorni in televisione con dichiarazioni altisonanti. Il suo messaggio al mondo che festeggiava il Natale – che in Russia si celebrerà soltanto il sette gennaio – è stato quello di una cauta apertura a un negoziato di pace. Il leader del Cremlino non ha mancato di sottolineare che sarebbero gli ucraini a «rifiutare i colloqui», mentre la Russia sarebbe pronta a discutere «soluzioni accettabili con tutti i partecipanti». Quali siano le condizioni che possa ritenere non è stato precisato, ma il resto delle dichiarazioni di Putin non sembra indicare soluzioni di compromesso: il leader russo ha ripetuto che la «missione della Russia consiste nell'unire il popolo russo», mentre l'Occidente vorrebbe «dividere la Russia storica», e che Mosca «non poteva restare in disparte» e non intervenire militarmente in Ucraina. Un messaggio ambiguo, considerato che poche ore dopo Dmitry Medvedev, l'ex presidente che dopo essere stato allontanato dal trono è diventato con la guerra il portavoce sempre più influente dei falchi del Cremlino, ha sostenuto che «non abbiamo nulla di cui discutere con il governo fantoccio ucraino». Di più: Medvedev ha pubblicato un articolo «programmatico», nel quale sostiene che «non abbiamo nulla da discutere e nessuno con cui discutere in Occidente», per anni a venire, «fino alla apparizione di una nuova generazione di politici». Condito con una serie di insulti ormai caratteristici dello stile di Medvedev, l'articolo rivendica tutti gli obiettivi della «operazione militare speciale» in Ucraina, e promette di «eliminare il regime nazista di Kyiv». Una contraddizione su cui molti commentatori si sono interrogati. È possibile che Putin e Medvedev si siano divisi i ruoli del poliziotto buono e di quello cattivo. Un'altra ipotesi è che il presidente si rivolga soprattutto ai partner internazionali, mentre il compito di Medvedev è quello di tenere alto il morale dei militaristi più esagitati, quelli che vorrebbero una guerra a oltranza. Uno dei personaggi più in vista di quello schieramento, Igor Strelkov, l'uomo che rischia l'ergastolo dopo essere stato indicato dalla corte olandese come il responsabile dell'abbattimento del Boeing malese nel Donbass nel 2014, ha chiesto ieri di mobilitare almeno un milione di russi, per poter schiacciare militarmente l'Ucraina. Strelkov però ha anche sostenuto che le strutture del ministero della Difesa russo non sarebbero capaci di armare e organizzare una tale massa di nuovi soldati, ed è stato estremamente critico nei confronti del comando russo. E ieri i mercenari del gruppo Wagner hanno pubblicato un video dove prendono a male parole il capo dello Stato Maggiore Valery Gerasimov, accusandolo di incapacità di organizzare i rifornimenti al fronte di Bakhmut, il punto più caldo del Donbass. Il Cremlino deve manovrare tra questi due poli, la necessità di almeno rallentare le operazioni belliche e l'impossibilità di ammettere una sconfitta. Mentre le truppe ucraine stanno spingendo la controffensiva nel Donbass, il nuovo attacco dei droni ucraini all'aeroporto dei bombardieri strategici russi di Engels, a quasi 700 chilometri dalla linea del fronte, rende la Russia sempre più vulnerabile. Per fermarsi Putin deve portare a casa almeno una parvenza di vittoria, e le «soluzioni accettabili» si traducono nell'annessione dei territori ucraini occupati, condizione impossibile da accettare sia per gli ucraini che per gli occidentali. È evidente che la diplomazia è al lavoro, e probabilmente al Cremlino sono già state recapitate le proposte di pace portate da Volodymyr Zelensky a Washington. Forse, Putin sta cercando di rilanciare la posta, in previsione di una offerta che sarà difficile rifiutare, anche perché a quel punto sarà difficile sostenere di essere lui quello che vuole il negoziato. In questa chiave si potrebbe leggere anche la convocazione a Pietroburgo dei leader di alcuni Paesi ex sovietici, di fronte ai quali Putin ha ammesso «l'esistenza di divergenze», ma che comunque spera di presentare come alleati, anche rispetto a un dialogo con la Cina, dove Medvedev si è recato qualche giorno fa con una lettera di Putin a XI Jinping di cui si ignorano sia i contenuti che l'eventuale risposta.

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