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La Stampa Rassegna Stampa
14.12.2022 Meloni contro le leggi razziali
Commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 14 dicembre 2022
Pagina: 27
Autore: Elena Loewenthal
Titolo: «Meloni e le leggi razziali»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/12/2022, a pag.27, con il titolo 'Meloni e le leggi razziali', l'analisi di Elena Loewenthal.

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Elena Loewenthal

Giorgia Meloni è 'La Duce' nella classifica di Politico delle persone più  influenti d'Europa: guida la categoria dei 'disgregatori' - Il Fatto  Quotidiano
Giorgia Meloni

Le leggi razziali «rappresentano il punto più basso della storia italiana. Una vergogna, una macchia indelebile nella storia del nostro Paese, una infamia avvenuta nel silenzio di troppi». Difficile, se non impossibile, usare parole più chiare e condivisibili di quelle usate dal Premier Giorgia Meloni ieri in occasione dell'inaugurazione di una lapide commemorativa che ricorda i giornalisti ebrei italiani perseguitati dal fascismo. È infatti proprio questo il senso della memoria, e della memoria come educazione civile: sentire il passato, e quel passato lì, come una macchia indelebile. Non arrendersi al silenzio di quei tanti che oggi come allora sono sempre troppi. Questo naturalmente non significa additare una colpa o anche soltanto una responsabilità a carico delle generazioni successive. Significa, invece, riconoscere quel principio fondamentale che sta nella conoscenza del passato e nella salvaguardia di quel passato come motore di progresso. Non è una questione di morale ma di pura e semplice, seppure difficilissima, questione di consapevolezza. Una consapevolezza che in Italia ha ancora molto da fare, lungo una strada fitta di tentazioni di rimozione o di accomodamento. Come la favola di un fascismo tutto sommato esente da pregiudizi e adagiato in una banale compiacenza al nazismo, o come l'idea degli italiani brava gente e basta. Oggi come allora, gli italiani sono fatti di brava gente e di persone che non hanno esitato a denunciare, tradire, collaborare con l'odio e la violenza. Con le parole di ieri e i frequenti richiami di attenzione a un antisemitismo ancora vivo e vegeto «presente fra noi», il premier usa parole fuor di ogni eufemismo e avvitamento conformistico. «La sfida alla lotta alla discriminazione e all'antisemitismo non è una sfida che abbiamo vinto», ed è proprio così. C'è ancora molto da fare, pur in presente che è così diverso dal quel tempo tremendo del fascismo e delle leggi razziali e delle persecuzioni. Quel passato, però, è ancora molto vicino, e non c'è bisogno di usare la bussola ebraica per sentirlo fiatare sul collo: secondo l'orientamento ebraico del tempo, infatti, il futuro è alle spalle, inconoscibile nella sua totalità. Il passato, invece, è davanti ai nostri occhi: irraggiungibile e intoccabile, e tuttavia in una certa misura conoscibile, di fronte a noi. Sentirlo vicino e guardarlo dritto in faccia è il passo necessario affinché la memoria sia qualcosa di utile, non retorico. Anche quando, come in questo caso, è memoria scomodissima, insopportabilmente dolorosa. Le leggi razziali sono una vergogna che ci appartiene, una macchia indelebile, come ha ricordato Giorgia Meloni: scura, anzi nera. Sempre presente, in quanto parte di un passato nazionale che non è ammesso ignorare o anche solo accantonare, né minimizzandolo né rinnegandolo. Accanto a quella della memoria e della sua consapevolezza, c'è la sfida del presente, anch'essa evocata dal premier. Essere ebrei oggi in Italia è una condizione abissalmente lontana da quella del 1938, questo è innegabile. Ma da sempre l'antisemitismo e prima ancora l'antigiudaismo rappresentano l'archetipo del pregiudizio, lo specchio contro il quale l'odio verso l'altro da sé si riverbera in una miriade di forme e manifestazioni. Vigilare e prima ancora accogliere questa sfida è un compito di civiltà.

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