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La Stampa Rassegna Stampa
04.12.2022 Iran, la vendetta del regime
Commento di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 04 dicembre 2022
Pagina: 16
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Iran, la vendetta del regime»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/12/2022, a pag.16, con il titolo "Iran, la vendetta del regime" il commento di Fabiana Magrì.

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Fabiana Magrì

Iran protests: Police fire on Mahsa Amini mourners - witnesses - BBC News

Teheran stenta a disinnescare le proteste antigovernative che da due mesi non fanno che salire di tono e, mentre da un lato annuncia tolleranza zero arrivando persino a demolire la casa della scalatrice ribelle Elnaz Rekabi, dall'altro apre a un riesame della posizione ufficiale sull'obbligo di indossare lo hijab, il velo che copre il capo delle donne. Con gli sguardi della diplomazia occidentale addosso, per le autorità iraniane è ogni giorno più complicato giungere a una soluzione che ponga fine ai disordini, e quindi soddisfi le istanze dei manifestanti, senza però mettere in discussione le basi islamiche conservatrici del regime degli ayatollah. L'apertura, per adesso uno spiraglio, sull'hijab arriva dal procuratore generale. Venerdì, durante un discorso a Qom, l'ultraconservatore Mohammad Jafar Montazeri ha annunciato che il parlamento e la magistratura stanno rivedendo una legge che impone alle donne di coprirsi la testa e pubblicheranno, entro due settimane, un rapporto sulla questione. Citato da Isna, l'agenzia di stampa degli studenti iraniani, il procuratore generale non ha specificato cosa potrebbe essere modificato nella legge ma il presidente Ebrahim Raisi ha affermato in tv che, nell'ambito di fondamenta repubblicane e islamiche costituzionalmente radicate, «ci sono metodi per attuare la costituzione che possono essere flessibili». Il suo capo della comunicazione, la scorsa settimana, aveva dichiarato all'agenzia statale Irna che le richieste pervenute da tutti gli ambienti della società per l'allentamento delle regole sul velo erano state trasmesse alle autorità. E intanto l'agenzia Fars, vicina alle Guardie rivoluzionarie, lascia trapelare un rapporto confidenziale sul gradimento del velo islamico obbligatorio per le donne: il 51% del campione ritiene che debba essere facoltativo e solo il 37% è d'accordo con la legge attuale, entrata in vigore nell'aprile 1983, quattro anni dopo la rivoluzione del 1979 che rovesciò la monarchia e trasformò il Paese in una repubblica islamica sciita. Se la strategia del regime di Teheran sembra voler puntare sull'allentamento dell'obbligo di indossare il velo, non è detto che, al punto in cui si sono spinte le proteste, il gesto sarà sufficiente a riportare la calma per le strade e negli atenei delle città iraniane. Una nuova mobilitazione è stata indetta dagli attivisti, da domani fino al 7 dicembre, giornata nazionale degli studenti universitari, in continuità con le proteste contro l'establishment innescate dalla morte di Mahsa Amini il 16 settembre, mentre era sotto custodia della polizia morale, dopo essere stata arrestata per aver indossato il velo «in modo inappropriato». Di fatto però, da quella prima miccia esplosiva, la questione si è spostata dalla ribellione contro la legge sul velo allo sdegno per l'approccio violento delle autorità nei confronti delle minoranze e, in generale, dei cittadini che cercano di esprimersi attraverso scelte libere. Oltretutto le autorità non accennano ad ammorbidire la repressione. A «studenti, partiti politici, gruppi e attivisti che operano via social network» il Consiglio di sicurezza iraniano raccomanda di «respingere le rivolte», avvertendo che «le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova protesta». Il quotidiano Shargh ha reso noto il fermo di Mitra Hajjar, star del cinema iraniano, arrestata ieri a casa sua, e la Cnn riporta la notizia della demolizione dell'abitazione di Elnaz Rekabi, la scalatrice iraniana che a Seul, in ottobre, aveva gareggiato senza indossare il velo. Un media privato britannico di giornalismo indipendente, Iran International, ha denunciato inoltre una sospetta intossicazione alimentare che, negli ultimi giorni, ha colpito centinaia di studenti universitari. Nel canale Telegram di un'unione studentesca molti ragazzi sostengono che il cibo della mensa sia stato contaminato per tenerli fuori dalle proteste. Lo stesso sito rivela anche di essere entrato in possesso di file segreti da cui ha appreso che la Repubblica islamica ha chiesto aiuto a Mosca per reprimere le rivolte, facendosi rifornire, nell'ottica di uno scontro a lungo termine, di attrezzature e di addestramento antisommossa.

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