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La Stampa Rassegna Stampa
29.08.2022 L'Ue verso lo stop dei visti: 'Urge un segnale ai russi'
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 29 agosto 2022
Pagina: 23
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «L'Ue verso lo stop dei visti: 'Urge un segnale ai russi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/08/2022, a pag. 23, con il titolo "L'Ue verso lo stop dei visti: 'Urge un segnale ai russi' ", l'analisi di Anna Zafesova.

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Anna Zafesova

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Cosa fare con i turisti russi che fanno shopping e si tuffano nei mari d'Europa mentre il loro Paese sta bombardando le città ucraine? Il dilemma continua a dividere le cancellerie europee. Da un lato, «bisogna dare un segnale alla popolazione russa, che questa guerra non è accettabile», come dice un alto funzionario dell'Unione Europea al Financial Times, dall'altro una punizione collettiva, oltre a essere giuridicamente discutibile, potrebbe penalizzare proprio la parte potenzialmente più critica della popolazione russa, i cittadini più benestanti e istruiti attratti dal modello di vita occidentale. All'incontro dei ministri degli Esteri dell'Ue, che inizierà domani a Praga, la questione della concessione dei visti turistici per l'area Schenghen ai russi sarà al centro del dibattito, insieme ad altre nuove misure di pressione su Mosca. Il consenso più probabile, secondo le anticipazioni del quotidiano londinese, sarà la sospensione dell'accordo sulla concessione agevolata dei visti, raggiunto nel 2007, nel pieno del "reset" di disgelo dell'allora presidente Dmitry Medvedev, come primo passo verso l'abolizione totale dei visti. Storie di altri tempi: Medvedev è oggi uno dei falchi più agguerriti del Cremlino, che minaccia l'Europa con le testate atomiche, e i russi non sono più i benvenuti (come i cittadini europei dei «Paesi ostili» in Russia). La revoca delle agevolazioni però non significa un divieto ai russi di viaggiare in Europa: la procedura dell'ottenimento del visto diventerà però più lunga e problematica, i consolati europei richiederanno un numero maggiore di documenti da presentare e probabilmente faranno pagare ai viaggiatori imposte più alte per ottenere il permesso di viaggio (da 35 a 80 euro circa), in tempi più lunghi. Una soluzione di compromesso, che lascerà scontenti i Paesi del Nord ed Est Europa, che invocavano un divieto quasi totale del turismo russo, e il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha già ipotizzato l'adozione di misure più rigide di carattere «regionale», se l'Europa non riuscisse a raggiungere un consenso. Un blocco che in parte è già stato applicato: la Repubblica Ceca, la Polonia e la Lettonia hanno sospeso i visti turistici per i russi dai primi giorni della guerra, una misura alla quale ora ha aderito l'Estonia, mentre la Finlandia ha drasticamente ridotto gli orari per l'accettazione di richieste di visto turistico. I permessi di viaggio per motivi umanitari – asilo politico, ricongiungimento familiare, cure mediche – non sono in discussione, ha precisato Landsbergis, mentre Helsinki ha proposto di introdurre addirittura visti umanitari speciali per i dissidenti russi in fuga dal regime. Uno dei problemi è infatti quello di distinguere i «russi buoni», e di non colpire chi vuole scappare dalla Russia. Quasi tutti i Paesi europei hanno già sospeso i visti agevolati per imprenditori e politici russi, e molti hanno bloccato o limitato i permessi per personaggi sospettati di essere legati al regime. Il problema è che tra i quasi 5 milioni di cittadini che hanno attraversato la frontiera russa dall'inizio della guerra – molti dei quali sono entrati nell'Ue prevalentemente con un visto turistico - ci sono sia dissidenti, sia familiari dei funzionari e oligarchi putiniani in cerca di sicurezza, sia tantissimi indecisi e/o indifferenti (uno dei motivi per cui in sei mesi da questo esodo immenso non è nato un movimento politico di opposizione serio). Francia e Germania per ora sono contrari a restrizioni ai visti, così come i Paesi che beneficiano del turismo di massa russo come Cipro. Ma a Bruxelles dicono che, se nulla cambia, verso la fine dell'anno potrebbero venire approvate restrizioni più pesanti.

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