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La Stampa Rassegna Stampa
10.11.2020 Trump: subito i ricorsi, rivincita nel 2024
Commento di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 10 novembre 2020
Pagina: 14
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Trump tira dritto sui ricorsi ma vuole la rivincita nel 2024»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/11/2020 a pag.14 con il titolo "Trump tira dritto sui ricorsi ma vuole la rivincita nel 2024", il commento di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini


Donald Trump

È una vita a doppia andatura quella di Donald Trump in questa fase di transizione contestata. Da una parte la lotta contro i numeri di un'elezione che lo condanna a presidente uscente, dall'altra lo sforzo di proseguire il suo mandato con pieni poteri e la speranza di altri quattro anni davanti a sé. Così mentre le truppe di fedelissimi depositano le istanze di denuncia per brogli e le richieste di nuovi conteggi, lui congeda il capo del Pentagono Mark Esper bollandolo come «terminated», alternativa istituzionale di «u're fired» (sei licenziato). ll suo posto sarà ricoperto ad interim dal direttore del National Counterterrorism Center, Christopher Miller, meritevole di più fiducia, secondo Trump, dopo che il cauto Esper non aveva mobilitato le forze armate durante i tumulti causati dalle tensioni razziali. Il rimpasto alla Difesa è celebrato su Twitter dal comandante in capo. E non è tutto, secondo i media americani le prossime teste a cadere saranno quella della direttrice della Cia, Gina Haspel, e quella del direttore dell'Fbi, Cristopher Wray. Ma a far sognare i sostenitori è la notizia di una sua possibile candidatura alle presidenziali del 2024, come confidato ai suoi più stretti consiglieri. È l'indicazione che stia cominciando a cedere all'idea della sconfitta? Forse sì, ma lui non lo vuole dare a vedere tanto è vero che la sua macchina da guerra fatta di avvocati e ricorsi legali si è già messa all'opera depositando un'ondata di istanze nei tribunali, inizio di una battaglia che ha come slogan «senza tregua ma senza fretta»: più si procrastina più si concretizza lo scenario di finire al voto dei delegati alla Camera a gennaio. A condurre il gioco è il nuovo team legale, i guardiani della rivoluzione trumpiana guidati da Rudy Giuliani che si sarebbe avvalso dell'aiuto di Bernard Kerik, ex capo della polizia di New York durante gli attacchi dell'11 settembre 2001, un vero mastino. «Abbiamo abbastanza prove per invertire il risultato», dice l'ex sindaco della Grande Mela, spiegando che nello Stato 600 mila schede sono in discussione perché contate senza la presenza di un osservatore a garanzia della loro legittimità. A Philadelphia e Pittsburgh, invece, «da 50 a 60 osservatori testimonieranno di essere stati privati del diritto di ispezionare ogni singola parte delle schede giunte per corrispondenza». La campagna di Donald Trump ha intanto fatto causa al segretario di stato della Pennsylvania, Kathy Boockvar, con l'accusa che il sistema di conteggio dei voti per posta è stato meno rigoroso di quello dei voti in persona. Un «doppio standard» che rappresenta una «violazione costituzionale». Mentre Sidney Powell, altro principe del foro assoldato da Trump, ha fatto sapere di aver trovato 450 mila schede che sembrano manipolate in favore di Biden. Inoltre, sostiene che due software - Hammer e Scorecard - sarebbero stati utilizzati per scambiare voti da Trump a Biden in alcune schede con cui si è votato prima del 3 novembre. «Ci sono migliaia di prove di irregolarità», spiega una fonte vicina all'inquilino della Casa Bianca, secondo cui i «mastini legali» del presidente avrebbero già individuato persone a conoscenza dei fatti e che possono facilmente vuotare il sacco. Tra gli elementi che sarebbero stati raccolti ci sono pure i necrologi dei morti che risultano aver votato, e di cui Trump stesso potrebbe dare notizia con una serie di comizi. È questa l'altra novità di giornata proveniente dal 1600 di Pennsylvania Avenue, una serie di appuntamenti pubblici con cui aggiornare sulla battaglia legale i sostenitori fedeli, riscaldando le piazze degli Stati in bilico, fondamentali per un eventuale ribaltamento del risultato. Un ritorno al passato a quel clima da campagna elettorale che, in attesa del pronunciamento dei giudici, potrebbe far sentire Trump un po' meno presidente uscente.

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