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La Stampa Rassegna Stampa
11.10.2020 La Stampa attacca ancora Donald Trump
Con il commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 11 ottobre 2020
Pagina: 14
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Legge e ordine per neri e ispanici. Lo show di Trump dopo il ricovero»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/10/2020 a pag.14 con il titolo "Legge e ordine per neri e ispanici. Lo show di Trump dopo il ricovero" l'analisi di Paolo Mastrolilli.

Il commento di Paolo Mastrolilli si inserisce pienamente nella linea ostile a Trump della Stampa di Massimo Giannini, molto diversa dal giornale che è stato diretto con equilibrio e competenza da Maurizio Molinari, oggi a Repubblica. La disinformazione comincia dal titolo, che allude a una inesistente discriminazione di "neri e ispanici" e cita un presunto "show" di Trump, mentre si tratta di semplice campagna elettorale. Il pezzo, nonostante sia un attacco contro il Presidente degli Stati Uniti, evidenzia comunque il pensiero di Trump. E' al limite del ridicolo l'elenco delle medicine - compresa l'aspirina - che Trump assumerebbe e con cui viene accompagnato l'articolo: un mezzo volgare per screditare la linea del candidato repubblicano. Saranno gli elettori a giudicare e a decidere il 3 novembre, non certo gli articoli faziosi pubblicati ormai quotidianamente sul giornale torinese, seguito a ruota da gran parte dei media italiani, tutti ispirati dal New York Times, il vangelo del giornalismo provinciale.

Ecco l'articolo:

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Cambiare il soggetto della discussione nella campagna presidenziale, spostando l'attenzione dal Covid alla sicurezza. E lungo la strada, cercare di indebolire il sostegno di neri e ispanici per il suo rivale Biden, accusandolo di essere un ostaggio degli estremisti di sinistra che vogliono devastare gli Usa. «Blexit», l'ha chiamata lui, senza colpi di tosse. È l'operazione che Trump ha cercato di fare ieri pomeriggio, riapparendo in pubblico dopo il ricovero in ospedale, per tenere un discorso dal balcone della Casa Bianca davanti a 500 invitati. L'evento è stato presentato come «una pacifica protesta per la legge e l'ordine», con l'evidente scopo di riportare alla mente degli elettori la questione sicurezza, esplosa dopo l'uccisione di George Floyd a Minneapolis. Anche se nelle ultime settimane le manifestazioni violente sono finite, e l'emergenza coronavirus e crisi economica hanno preso il sopravvento, facendo scivolare Trump nei sondaggi. O forse proprio per questo. Il capo della Casa Bianca non poteva ignorare la sua disavventura personale, anche perché tuttora non può esibire un test negativo al Covid. Cosa che preoccupa i virologi, perché sono proprio gli eventi come quello di ieri che espongono i partecipanti al contagio. «Voglio ringraziarvi tutti - ha detto - per le preghiere e gli auguri che avete offerto alla First Lady e a me la scorsa settimana. Io mi sento alla grande, e voi? Grazie al potere della scienza e la medicina americana, sradicheremo il virus cinese. Andrà via». Il messaggio quindi è quello noto: il Covid c'è, ma non è così letale, e dobbiamo andare avanti. Fatto il necessario, Trump ha cambiato soggetto: «Tutti qui oggi pomeriggio fanno parte di un crescente movimento chiamato Blexit. Neri e ispanici stanno rifiutando la sinistra radicale socialista e abbracciano la nostra agenda pro occupazione, lavoratori, polizia e America. Voi capite che per proteggere le vite dei neri americani, e di tutti gli americani, dobbiamo sostenere gli agenti. Se la sinistra conquisterà il potere, lancerà una crociata nazionale contro le forze dell'ordine, portando via i loro fondi, le armi e l'autorità. È ora che tutti gli americani rigettino la campagna di calunnia contro la polizia dei liberal. Dove c'è prova di illeciti, il sistema della giustizia criminale deve investigare i responsabili e punirli. Ma non dobbiamo mai consentire la legge dei prepotenti». Biden, invece, «non ha nemmeno il coraggio di pronunciare le parole legge e ordine. Se vinceranno loro diventeremo un Paese socialista, o anche peggio. Comunista, ecco, questa è la parola giusta». A quel punto Trump ha puntato l'attenzione sui neri: «Nessuno è più danneggiato dalla guerra della sinistra contro i poliziotti degli afroamericani. L'anno scorso, in sole quattro città governate dai democratici, oltre mille afroamericani sono stati sono stati assassinati. E le rivolte, i saccheggi, gli incendi, colpiscono in maniera sproporzionata le comunità nera e latina». Lui invece offre un'alternativa: «Nei prossimi quattro anni, il Platinum Plan creerà 3 milioni di nuovi posti di lavoro per i neri americani, aumentando l'accesso al capitale per 500 miliardi di dollari, e aiutando la creazione della ricchezza. Costruiremo quartieri pacifici e sicuri, con i più alti standard di polizia. Un sistema sanitario con cure migliori a costi più bassi, risolvendo le disparità croniche. E offriremo la scelta delle scuole a ogni genitore in America». Quindi ha concluso: «Sosterremo la nostra polizia, ristabiliremo la sicurezza nelle strade, e faremo tornare a nostra economia alla piena prosperità. E il prossimo anno sarà una dei più grandi nella storia del nostro Paese. Questa è l'elezione più importante della nostra vita». Trump non è parso in affanno, ma ha parlato meno di venti minuti, cosa rara per lui. L'obiettivo era dare una dimostrazione di forza, rimandando la vera ripresa della campagna elettorale al comizio di domani in Florida, ammesso che non sia troppo tardi.

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