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La Stampa Rassegna Stampa
09.06.2020 Churchill sotto accusa: 'Razzista!'
Cronaca di Alessandra Rizzo

Testata: La Stampa
Data: 09 giugno 2020
Pagina: 17
Autore: Alessandra Rizzo
Titolo: «La piazza inglese smonta i simboli: 'Anche Churchill era un razzista'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/06/2020, a pag. 17 con il titolo "La piazza inglese smonta i simboli: 'Anche Churchill era un razzista' " il commento di Alessandra Rizzo.

L'onda del movimento Black Lives Matter non si arresta neanche di fronte a un simbolo come Winston Churchill, adesso accusato di essere stato un razzista, in base a una affermazione mai verificata.  Il dibattito sul razzismo del presente e del passato è giusto, insensato invece il tentativo di cambiare la storia ignorando il contesto ideologico e politico del passato. Non è bastato a Churchill difendere il proprio Paese dalla Germania nazista per evitare, oggi, le accuse più infamanti... e con quale evidenza sulla Stampa nuova versione.

Ecco l'articolo:

Statue of Winston Churchill, Parliament Square - Wikipedia
La statua di Winston Churchill a Londra

La statua di Winston Churchill che, bastone in mano e sguardo severo, vigila sulla culla della democrazia moderna è stata imbrattata con la scritta «era un razzista». Un'altra statua, quella di un mercante di schiavi del diciassettesimo secolo, è finita nel porto di Bristol. L'onda di "Black Lives Matter" che sta attraversando il mondo è arrivata nel cuore del Regno Unito, riaprendo il dibattito sul razzismo nel Paese e sull'eredità storica dell'Impero Britannico. Decine di migliaia di giovani hanno preso parte a manifestazioni che si sono rivelate più grandi del previsto, segno che il tema della discriminazione tocca una corda profonda in un Paese in cui, dati alla mano, chi proviene da una minoranza etnica ha il doppio delle probabilità di morire di Covid-19 rispetto ai britannici bianchi, ed è stato più colpito dalla perdita dei posti di lavoro legati alla pandemia. «Dovete capire quanto fa male sentirsi ripetere ogni giorno che la tua razza non conta nulla», ha detto l'attore John Boyega, diventato famosissimo grazie agli ultimi film della saga di Guerre Stellari, in una manifestazione a Hyde Park, megafono in mano e lacrime agli occhi. E il Guardian invitava qualche giorno fa a non cadere nell'errore di ritenere che il «razzismo sistemico» sia un problema solo americano. Quasi 140 mila persone, secondo il ministero dell' Interno, hanno preso parte nei giorni scorsi alle proteste: non solo nella cosmopolita Londra, dove i manifestanti si sono radunati a piazza del Parlamento e di fronte all'ambasciata Usa, ma in tante altre città, da Manchester a Edimburgo. Un fiume di persone che ha disatteso l'invito del governo a evitare le adunate a causa del rischio del coronavirus, e ha manifestato in modo per lo più pacifico, salvo qualche momento di tensione e qualche scontro con la polizia: a Londra 35 agenti sono rimasti feriti e 135 manifestanti arrestati. A Bristol, la statua di Edward Colston, che a partire dal 1680 è stato responsabile per il traffico dall'Africa di oltre 80,000 uomini, donne e bambini, è stata disarcionata dal piedistallo, legata con delle funi e gettata nel porto tra gli applausi e i cori della folla. A Westminster, un gruppo di attivisti ha attaccato la statua di bronzo di Churchill, considerato da molti il più grande uomo britannico del secolo scorso. Ma anche la sua eredità è controversa: Churchill ha espresso opinioni razziste, ha detto di «odiare» gli Indiani e secondo molti ha negato aiuti alimentari all'India durante la carestia del 1943. La furia dei manifestanti ha portato alla ribalta una polemica di solito relegata nelle petizioni online o nelle aule universitarie. Come in quelle di Oxford, dove da anni si chiede la rimozione della statua del colonialista vittoriano Cecil Rhodes, una richiesta finora respinta. Ieri è intervenuto, attraverso il suo portavoce, anche Boris Johnson, che di Churchill si considera l'erede politico e spirituale, per affermare che il Paese «non è razzista» ma contro le discriminazioni si può fare di più. «Il Primo Ministro comprende quanto forti siano le emozioni, ma in questo Paese risolviamo le nostre differenze in maniera democratica», ha detto Downing Street. Ma le parole più sentite sono state quelle del sindaco di Bristol, Marvin Rees, di origine giamaicana. «Non farò finta che la statua di uno schiavista nel cuore della città in cui sono cresciuto non sia un affronto per me o per quelli come me», ha detto.

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