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La Stampa Rassegna Stampa
03.06.2020 Usa: no a qualsiasi violenza. Ma Michael Walzer attacca Trump
Lo intervista Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 03 giugno 2020
Pagina: 12
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «'Se la protesta resta violenta Trump vincerà le elezioni'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/06/2020 a pag.12 con il titolo 'Se la protesta resta violenta Trump vincerà le elezioni', l'intervista di Paolo Mastrolilli.

La figlia di Martin Luther King ha condannato la violenza sia dell'estrema destra suprematista e razzista, sia di gruppi di estrema sinistra e "Black pride". Fa lo stesso Walzer, che però prosegue condannando senza appello Donald Trump, come se il responsabile principale delle violenze fosse proprio il Presidente americano.

Ecco l'articolo:

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Paolo Mastrolilli

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Michael Walzer

Il filosofo di Princeton Michael Walzer lancia un avvertimento: «L'omicidio di George Floyd può essere l'evento che rielegge Trump. A meno che non emerga una leadership capace di trasformare la protesta in un movimento politico non violento».
Negli Usa esiste un problema di razzismo sistemico? «Sì, ovviamente. Non è chiaro perché un episodio produce giorni di rabbia, perché sono decenni che la polizia uccide un migliaio di americani all'anno. Poi però tutto si calma, e gli agenti tornano ad uccidere. Soprattutto i neri, ma anche ispanici e bianchi. Queste proteste non sembrano diverse o più efficaci del passato».
Aldilà degli omicidi della polizia, il razzismo è sistemico? «Sì. Non solo gli agenti uccidono il doppio tra i neri, ma anche il coronavirus li ha colpiti di più. Abbiamo una sotto classe nera molto vulnerabile. Il Movimento dei diritti civili aveva creato una classe media afro americana, ma non ha risolto i problemi dei neri nelle città, dove sono ancora esposti ad enormi pericoli».
Se questa protesta non basta, cosa sarebbe utile? «E' deprimente quanto sia disorganizzata, senza leader e disciplina. Ricordo le manifestazioni degli anni Sessanta, dove i black marshall impedivano le violenze. Le proteste di oggi esprimono una rabbia legittima, ma è dimostrato che ogni incidente di saccheggio spinge l'America a destra».
Quindi avvantaggia Trump? «L'omicidio di Floyd potrebbe rieleggerlo. Rincuora vedere tanta brava gente in piazza, ma l'incapacità della sinistra di controllare violenze e saccheggi è paurosa. La comunità nera è disorganizzata, non c'è nessun leader come Martin Luther King o i suoi vice, e i sostenitori bianchi sono anche più inesistenti».
Cosa pensa di Trump che si fa fotografare con la Bibbia? «Sono sicuro che non l'ha mai letta. Alla marcia di Selma, però, c'erano leader religiosi protestanti, cattolici ed ebrei: dove sono oggi? Lasciano che Trump rappresenti la fede?».
Mostrare la Bibbia però funziona con la sua base. «Certo. E i veri leader religiosi tacciono, consentendogli di dirottare la fede per i suoi scopi politici».
Come giudica la mobilitazione dei militari? «Crea un serio problema costituzionale, potrebbero rifiutarsi».
Quale sarebbe la reazione degli americani? «Se ci fosse uno scontro fra Trump e i generali, penso che il popolo si schiererebbe con i militari».
E se invece i militari obbedissero? «Ci saranno decine di cause, e forse anche questa Corte Suprema in carica non sosterrebbe Trump sull'uso interno dei soldati».
Una leadership seria non potrebbe trasformare la protesta in un movimento politico per cambiare il Paese alle urne? «E' ciò che serve, ma ci sono pochi segnali del genere. E' sicuro che parte delle violenze vengono dalla destra estrema, ci sono le prove, ma molto viene anche dalla sinistra. Pensano di servire la causa della rivoluzione, e invece giocano a favore della destra».
E se la protesta spingesse i neri a votare? «Potrebbe cambiare l'esito delle presidenziali, o bilanciare gli elettori bianchi suburbani che lasceranno i democratici per le violenze. Una forte affluenza dei neri avrebbe fatto vincere Hillary nel 2016, e anche i giovani saranno cruciali».
Biden può essere il leader che unifica questo movimento? «Incrocio le dita. Non ha forza, carisma ed eloquenza di Obama, ma se lo scoppio delle violenze non cambia le cose, ha la possibilità di rappresentare l'America che la gente vuole. Vorrei fosse più trasformativo, ma servono anche la normalità, i valori americani, ristabilire la nostra reputazione nel mondo. Forse può farlo».

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