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La Stampa Rassegna Stampa
08.04.2020 Stasera comincia Pesach: la profezia di Isaia e la pandemia
Analisi di rav Scialom Bahbout

Testata: La Stampa
Data: 08 aprile 2020
Pagina: 24
Autore: Scialom Bahbout
Titolo: «La finestra del virus»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/03/2020, a pag. 24 con il titolo "La finestra del virus" l'analisi di rav Scialom Bahbout, già rabbino capo di Venezia e di Napoli.

La comunità ebraica ha un nuovo rabbino capo - La Nuova di Venezia ...
Scialom Bahbout

the Dry Bones Blog: Let My People Stay...
Pesach 2020: "Lascia il mio popolo affinché sia... in casa!"

È scritto che sono state tramandate per iscritto solo le profezie che avrebbero potuto essere di insegnamento e attuate in un tempo futuro. Rileggiamo la profezia, ricordata in Isaia (cap. 2) e Micha (cap. 4), vissuta sempre come parte integrante del sentimento ebraico, e cerchiamo di capirne il significato in questo momento. «Avverrà alla fine dei giorni che il monte della casa del Signore si ergerà sopra la sommità dei monti, e sarà elevato più dei colli e ad esso affluiranno tutte le nazioni. Andranno molti popoli e diranno. "Venite che saliremo sul monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe, affinché Egli ci ammaestri sulle sue vie, affinché procediamo nei suoi sentieri". Perché da Sion uscirà l'insegnamento e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli giudicherà fra le nazioni, e ammonirà molte genti, e spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada verso l'altro, e non impareranno più la guerra». Il XX secolo è stato costellato da guerre, distruzioni, persecuzioni che hanno decimato il popolo ebraico (e non solo), dalla guerra fredda, le lotte tra gruppi di potere e Stati per il controllo delle risorse economiche e dallo sfruttamento senza fine della natura. Il rispetto della vita umana è sceso a un livello mai raggiunto nella storia dell'uomo. Le parole e le dichiarazioni fatte dai leader nelle sedi internazionali hanno distrutto e distruggono non meno delle spade, dei proiettili e delle bombe. I profeti hanno indicato una strada in apparenza molto semplice, ma che chiede delle rinunce imposte dall'attuale epidemia e che potrebbe farci cambiare strada per «salire sul monte del Signore».

La profezia di Isaia è un richiamo per tutti, ma soprattutto per gli uomini che vivono nella Terra d'Israele e che considerano sacro il Monte che il Signore indicò ad Abramo, per farvi salire Isacco: il figlio non fu mai sacrificato, per insegnarci che è immorale uccidere un uomo per servire Dio o qualsiasi altra causa. I Maestri dicono che la creta per creare Adamo era composta dalla terra del Monte sul quale fu condotto Isacco e da quella raccolta dai quattro angoli del Globo terrestre: per salire sul Monte, l'uomo deve quindi deporre le spade e le parole che uccidono, e solo allora quel Monte potrà essere il luogo cui affluiranno le Nazioni. «Tutte le famiglie della Terra saranno benedette in te, Abramo», se si richiameranno a te, capiranno il significato del tuo gesto, della decisione di ascoltare la voce che ti imponeva di non versare il sangue di Isacco, e potranno ricongiungersi veramente a te. Questa crisi dovuta all'epidemia che si sta diffondendo in tutto il mondo non sarà venuta inutilmente, se ci indurrà a riflettere sui nostri comportamenti e sulla dispersione di occasioni e di mezzi di cui disponiamo per una vita più «umana». Paradossalmente, in questi giorni in cui siamo costretti a stare a casa, ognuno si sente come «esiliato in casa propria». Questi giorni di quarantena non dovrebbero essere giorni di esilio, ma al contrario. Come ha scritto il romanziere Haim Hazaz, l'esilio è stata l'esperienza che ha contribuito maggiormente a costruire i caratteri del popolo ebraico, un popolo fedele alle sue radici e capace di sopravvivere alle peggiori persecuzioni e superare le prove per arrivare infine alla Terra promessa. La condizione dell'esilio è quella che ha contribuito a fare del popolo ebraico un'entità particolare, sensibile allo straniero e al diverso. A noi viene imposto di andare in esilio nelle nostre case, ma nello stesso tempo il profeta ci chiede di salire sul Monte. Ci avviciniamo alla festa che ricorda la liberazione del popolo ebraico dall'Egitto: «Ricordati che fosti straniero in Egitto» e «ama lo straniero perché tu fosti straniero in Egitto». Ognuno, tornando nella propria casa, può ricaricarsi spiritualmente e recuperare tutti i propri valori. Come afferma la kabbalà luriana, Dio stesso è andato in esilio per lasciare uno spazio all'uomo dove poterlo incontrare. Allora tutti gli uomini, anche israeliani e palestinesi, passati attraverso la nuova esperienza dello strano esilio prodotto dal coronavirus, potranno tornare finalmente a «salire insieme il Monte», il monte sul quale Abramo ascoltò la voce che gli imponeva di non versare il sangue di Isacco. In quel tempo Gerusalemme, che i profeti e la Bibbia in genere hanno sempre considerato il luogo, tornerà a svolgere nella vita di tutte le nazioni la funzione necessaria a garantire il dialogo e la pace, cui fu destinata dai profeti d'Israele fin dal suo principio.

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