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La Stampa Rassegna Stampa
29.03.2020 Coronavirus: ecco i fatti da realizzare subito, le parole non bastano
Editoriale di Maurizio Molinari, analisi di Bill Gates

Testata: La Stampa
Data: 29 marzo 2020
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari - Bill Gates
Titolo: «La tenuta del Paese è a rischio - Lavoriamo tutti insieme al vaccino»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/03/2020, a pag.1, con il titolo "La tenuta del Paese è a rischio", l'analisi del direttore Maurizio Molinari; con il titolo "Lavoriamo tutti insieme al vaccino", l'analisi di Bill Gates.

Ecco gli articoli:

Maurizio Molinari: "La tenuta del Paese è a rischio"

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Maurizio Molinari

Sanità, economia e ordine pubblico: la pandemia Covid-19 ha innescato tre diverse crisi che, sovrapponendosi, mettono a serio rischio la tenuta del Paese imponendo al governo Conte di dimostrare in fretta la leadership necessaria per trovare soluzioni rapide ed efficienti. La prima crisi è sanitaria. L'Italia è il più cruento campo di battaglia dello scontro con il virus di Wuhan. Gli eroi sono i medici e gli infermieri mentre le vittime sono i nostri anziani. Il bilancio pesante di oltre 10 mila vittime è dovuto all'attacco feroce, a sorpresa, da parte di un nemico invisibile che obbliga gran parte della popolazione a restare chiusa in casa. E la nostra maggiore debolezza è nella logistica perché ci mancano i rifornimenti strategici - respiratori e mascherine - , abbiamo troppo personale medico contagiato e siamo attanagliati dal timore di non aver abbastanza letti per le terapie intensive negli ospedali. Per sanare queste vulnerabilità abbiamo bisogno di più forniture mediche e, anche, di più dati digitali sui contagiati. Ma le forniture vengono ostacolate da una burocrazia che sovrappone Protezione civile, commissariato per l'emergenza e Sanità mentre l'uso dei dati digitali tarda - a dispetto di quanto fatto da Cina e SudCorea, e di quanto stanno facendo Israele e Stati Uniti - a causa della lentezza nello sviluppo di una app che dovrebbe già essere operativa, che può essere realizzata in tempi rapidi e di cui il Garante della Privacy condivide il bisogno. Da parte del governo servono dunque decisioni per azzerare la burocrazia che ostacola i rifornimenti e ritarda la app: in assenza di tali sostegni il sistema sanitario rischia di non farcela.

La seconda crisi è economica perché con il Paese immobilizzato l'impoverimento collettivo rischia di portare alla devastazione del pil ovvero quando i lavoratori usciranno da casa non troveranno più uffici, ristoranti, alberghi, negozi e fabbriche ad accoglierli in quanto una moltitudine di aziende avrà fallito o sarà in procinto di farlo. Poiché il cuore dell'emergenza è nelle Regioni più ricche del Paese - Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna - ciò minaccia di riportare il nostro Pil indietro di una generazione con conseguenze sociali pericolose. Davanti a pericoli simili Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti hanno adottato misure straordinarie a sostegno del sistema produttivo con garanzie finanziarie letteralmente senza precedenti mentre il governo Conte tentenna con appena 25 miliardi che potrebbero al massimo diventare 100. Anche qui è la burocrazia - del Tesoro in particolare - a ostacolare provvedimenti tali da creare il credibile paracadute per la nostra economia ben descritto da Mario Draghi nel suo intervento sul "Financial Times". Come nel caso della Sanità, anche sull'economia ci sono sul tavolo del premier evidenti decisioni da prendere. Ma continuano a tardare.

Il terzo fronte di emergenza è l'ordine pubblico. Si affaccia nel Sud con gli assalti ai forni del pane e gli scippi delle buste della spesa in Sicilia descrivendo il rischio che l'impossibilità di guadagnare per un periodo prolungato - soprattutto nel caso del lavoro in nero - inneschi disordini e violenza su un territorio dove la criminalità organizzata resta temibile. Forze dell'ordine ed esercito sono certamente in grado di fronteggiare tale scenario ma il fatto stesso che questo rischio si stia manifestando dimostra la gravità dell'impatto sulla sicurezza collettiva dei ritardi negli interventi su Sanità ed economia. Ieri il governo ha preso atto del rischio-Sud varando i fondi di emergenza a favore dei Comuni ma è solo un primo passo, divenuto irrinunciabile sulla base dei rapporti del Viminale. Leggendo assieme l'affanno del sistema sanitario nel gestire i persistenti focolai del virus nel Nord, il rischio strategico di pesanti danni al sistema economico e gli allarmi sullo scontento sociale nel Sud ne esce il ritratto di un Paese pericolosamente in bilico, che ha bisogno di azioni coraggiose e rapide da parte dei propri leader di governo. Perché il tempo non gioca in nostro favore.

Bill Gates: "Lavoriamo tutti insieme al vaccino"

Coronavirus, l'ultima profezia di Bill Gates: “Ecco quanto durerà”
Bill Gates

In qualsiasi crisi, i leader hanno due responsabilità altrettanto importanti: risolvere il problema immediato e impedire che si ripeta. E a questo proposito la pandemia Covid-19 è un ottimo esempio. Il mondo oggi ha bisogno di salvare vite umane anche migliorando il modo in cui rispondiamo alle epidemie in generale. Il primo punto è più urgente, ma il secondo ha conseguenze cruciali a lungo termine. La sfida a lungo termine - migliorare la nostra capacità di rispondere alle epidemie - non è nuova. Gli esperti di salute globale ripetono da anni che un'altra pandemia confrontabile con la velocità di diffusione e la gravità dell'epidemia di influenza del 1918 non è questione di se, ma di quando. La Bill & Melinda Gates Foundation ha impegnato ingenti risorse per aiutare il mondo a prepararsi a tale scenario. Ora, oltre alla sfida, che resta, affrontiamo una crisi immediata. Nell'ultima settimana, il Covid-19 ha iniziato a comportarsi in modo simile all'agente patogeno eccezionale di cui ci preoccupavamo. Spero non sia così letale, ma dovremmo presumere che lo sia fino a quando non lo sapremo con esattezza. Ci sono due ragioni per cui Covid-19 rappresenta una tale minaccia. In primo luogo, può uccidere gli adulti sani oltre agli anziani con problemi di salute preesistenti. I dati finora suggeriscono che il virus ha un rischio di mortalità intorno all'1%; questo tasso lo renderebbe parecchio più grave della tipica influenza stagionale e lo collocherebbe da qualche parte tra la pandemia di influenza del 1957 (0,6%) e quella del 1918 (2%). In secondo luogo, il Covid-19 ha una capacità di propagazione elevata. Mediamente una persona infetta può contagiarne altre due o tre. Questo è un tasso di crescita esponenziale. Vi è anche una forte evidenza che possa essere trasmesso da persone che mostrano solo lievi sintomi o anche nessun sintomo. Ciò significa che il Covid-19 sarà molto più difficile da contenere rispetto alla Mers alla Sars, che erano diffuse solo da infetti sintomatici e avevano una minore capacità di propagazione. In effetti, ha già causato 10 volte il numero di casi della Sars in appena un quarto del tempo. La buona notizia è che i governi nazionali, statali e locali e i sistemi sanitari possono prendere provvedimenti nelle prossime settimane per rallentare la diffusione. Ad esempio, oltre ad aiutare i propri cittadini, i governi donatori dovrebbero aiutare i Paesi a basso e medio reddito a prepararsi per questa pandemia. I sistemi sanitari in molti di questi Paesi sono già in difficoltà e un agente patogeno come il coronavirus può rapidamente sopraffarli. E i Paesi più poveri hanno poca influenza politica o economica, dato il naturale desiderio di quelli più ricchi di mettere al primo posto la propria popolazione. Aiutando gli Stati di Africa e Asia meridionale a prepararsi ora, possiamo salvare vite umane e anche rallentare la circolazione globale del virus. (Una parte significativa dell'impegno che Melinda e io abbiamo recentemente assunto per aiutare a dare il via alla risposta globale al Covid-19, che potrebbe raggiungere i 100 milioni di dollari, è focalizzata sui Paesi in via di sviluppo). Il mondo deve anche accelerare il lavoro su trattamenti e vaccini per il Covid-19. Gli scienziati sono stati in grado di sequenziare il genoma del virus e sviluppare diversi promettenti possibili vaccini nel giro di pochi giorni, e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations ne sta già elaborando otto per i test clinici. Se uno o più di questi vaccini si dimostrano sicuri ed efficaci nei modelli animali, potrebbero essere pronti per studi su larga scala già a giugno. La scoperta di una cura può anche essere accelerata attingendo a studi su preparati che sono già stati testati dal punto di vista della sicurezza e applicando nuove tecniche di screening, incluso l'apprendimento automatico, per identificare gli antivirali che potrebbero essere pronti per i test clinici su larga scala nel giro di poche settimane. Tutti questi passi contribuirebbero ad affrontare l'attuale crisi. Ma dobbiamo anche apportare cambiamenti sistemici più ampi in modo da rispondere all'arrivo della prossima epidemia. È essenziale aiutare i Paesi a basso e medio reddito a rafforzare i loro sistemi sanitari di base. Quando si costruisce un ospedale, creare anche una parte dedicata alla lotta alle epidemie. Gli operatori sanitari specializzati non solo forniscono vaccini; possono anche monitorare i modelli di malattia, diventando parte dei sistemi di allerta precoce che avviseranno il mondo di potenziali focolai. Il mondo deve anche investire nel monitoraggio delle malattie, incluso un database dei casi che sia immediatamente accessibile alle organizzazioni interessate e con regole che vincolino i Paesi a condividere le informazioni. I governi dovrebbero avere accesso agli elenchi del personale qualificato, dai leader locali agli esperti globali, preparati a far fronte immediatamente a un'epidemia, nonché agli elenchi delle forniture da immagazzinare o reindirizzare in caso di emergenza. Inoltre, dobbiamo creare un sistema in grado di sviluppare vaccini e antivirali efficaci, farli approvare e distribuirli in miliardi di dosi entro pochi mesi dalla scoperta di un patogeno in rapido movimento. Questa è una sfida difficile che presenta ostacoli tecnici, diplomatici e di bilancio, oltre a richiedere un partenariato tra il settore pubblico e quello privato. Ma tutti questi ostacoli possono essere superati. Una delle maggiori difficoltà tecniche per i vaccini è quella di migliorare i vecchi metodi di produzione delle proteine, che sono troppo lenti per rispondere a un'epidemia. Dobbiamo sviluppare piattaforme sicure, per aggiornare rapidamente i protocolli e consentire ai produttori di mettere a punto dosi a basso costo e su vasta scala. Per gli antivirali, sarà necessario un sistema organizzato per lo screening dei trattamenti esistenti e delle molecole candidate in modo rapido e standardizzato. Un'altra sfida tecnica riguarda i costrutti a base di acidi nucleici. Possono essere prodotti entro poche ore dal sequenziamento del genoma di un virus; ora dobbiamo trovare il modo di farlo su larga scala. In aggiunta a queste soluzioni tecniche, avremo bisogno di sforzi diplomatici per promuovere la collaborazione internazionale e la condivisione dei dati. Lo sviluppo di antivirali e vaccini implica massicci test clinici e accordi di licenza che oltrepassano i confini nazionali. Dovremmo sfruttare al massimo i forum globali che possono aiutare a raggiungere il consenso sulle priorità di ricerca e sui protocolli di sperimentazione in modo che i possibili vaccini e antivirali superino velocemente questa fase. Queste piattaforme includono il progetto di ricerca dell'Organizzazione mondiale della sanità, la rete internazionale di sperimentazione dell'Isaric (International Severe Acute Respiratory and Emerging Infection Consortium) e il GioPID (Global Research Collaboration for Infectious Disease Preparedness). L'obiettivo di questo lavoro dovrebbe essere ottenere le conclusioni della sperimentazione clinica e l'approvazione normativa entro tre mesi o meno, senza compromettere la sicurezza dei pazienti. Poi c'è la questione del finanziamento. I budget per queste iniziative devono essere moltiplicati. Occorrono miliardi di dollari in più per completare la sperimentazione della Fase III e garantire l'approvazione normativa per i vaccini contro il coronavirus, e saranno necessari ulteriori finanziamenti per migliorare il monitoraggio e la risposta alle malattie. Perché questo richiede finanziamenti pubblici? Il settore privato non può farcela da solo? I prodotti contro le pandemie sono investimenti straordinariamente ad alto rischio e le aziende farmaceutiche avranno bisogno di finanziamenti pubblici per mettersi subito al lavoro. Inoltre, i governi e altri donatori dovranno finanziare, come bene pubblico globale, strutture produttive in grado di assicurare la fornitura di vaccini nel giro di poche settimane. Queste aziende possono produrre vaccini per i programmi di immunizzazione di routine in tempi normali ed essere rapidamente riconvertite nel corso di una pandemia. Infine, i governi dovranno finanziare l'approvvigionamento e la distribuzione dei vaccini alle popolazioni che ne hanno bisogno. Ovviamente, miliardi di dollari per la lotta alle pandemie sono molti soldi. Ma questa è la scala degli investimenti richiesta per risolvere il problema. E data la sofferenza economica che un'epidemia può portare - basti vedere come il Covid-19 sta sconvolgendo le catene di approvvigionamento e i mercati azionari, per non parlare della vita delle persone - sarà un vero affare. Infine, i governi e l'industria dovranno raggiungere un accordo: durante una pandemia, i vaccini e gli antivirali non saranno semplicemente venduti al miglior offerente, ma disponibili per le persone che sono minacciate dall'epidemia. È la cosa giusta da fare, è la strategia giusta per cortocircuitare la trasmissione e prevenire future pandemie. Queste sono le azioni che i leader dovrebbero intraprendere ora. Non c'è tempo da perdere.

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