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La Stampa Rassegna Stampa
26.03.2020 Afghanistan: la strage dei sikh al tempio firmata Isis
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 26 marzo 2020
Pagina: 16
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «L'Isis attacca un tempio sikh durante la festa. Venticinque morti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/03/2020, a pag.16, con il titolo "L'Isis attacca un tempio sikh durante la festa. Venticinque morti", la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Kabul, sikh in fuga sul luogo della strage

L'Isis torna ad attaccare Kabul e questa volta fa strage di fedeli sikh e indù, riuniti nel tempio della capitale per uno dei loro festival più popolari. Una strage annunciata, secondo i parenti delle vittime, perché le misure di sicurezza erano insufficienti nonostante le minacce dei jihadisti. L'attacco è cominciato alle 7 e mezza del mattino, quando la folla ha cominciato a radunarsi nel grande complesso nel quartiere di Shorbazar. Quattro terroristi, tutti muniti di cinture esplosive, hanno preso d'assalto il check-point all'ingresso principale e una potente detonazione, forse di uno dei kamikaze, ha spazzato via le guardie. Il commando ha poi preso possesso del tempio e cominciato a uccidere i fedeli, mentre circa 150 sono stati usati come scudi umani per resistere all'assedio. Fedeli di religione induista Il complesso è stato circondato da polizia e forze speciali dell'esercito. Dopo quattro ore di battaglia tutti i terroristi sono stati eliminati e il bilancio finale, ieri sera, era di 25 morti e decine di feriti. Il Vesak Festival è un momento di aggregazione per molti afghani di origine indiana che professano le religioni originarie del subcontinente, si è trasformato in un massacro e ha scatenato l'ira dei rappresentanti delle minoranze, che accusato le autorità di essere «irresponsabili». Il Vesak Festival, conosciuto anche come il Giorno di Buddha, si era tenuto martedì a Jalalabad, al confine con il Pakistan, e nella provincia di Nangahar, senza incidenti, ma le minacce dello Stato islamico si erano fatte sempre più pressanti. Ieri l'Isis ha subito rivendicato l'attacco, anche se il governo di Kabul non esclude un'azione del Network Haqqani, un'altra organizzazione terroristica con caratteristiche settarie. I jihadisti considerano le minoranze sikh e indù, che rappresentano meno dell'un per cento della popolazione afghana, «miscredenti» e le hanno nel mirino al pari dei musulmani sciiti, etichettati invece come «eretici». Ma l'attacco arriva in un momento politico difficile. Il presidente Ashraf Ghani e lo sfidante Abdullah Abdullah si sono entrambi proclamati presidente, dopo un voto contestato e marchiato da brogli massicci. Dopo 19 anni di guerra gli Stati Uniti hanno concluso un accordo di pace con i Taleban ma lo stallo politico a Kabul impedisce di portarlo a compimento, con il ritiro delle forze americane e degli alleati Nato entro 13 mesi. Washington ha minacciato di tagliare un miliardo di dollari di aiuti se i rivali non si metteranno d'accordo e non accetteranno il piano della Casa Bianca. E in questo caos si aprono brecce sempre più ampie nella sicurezza.

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